La vita dopo un bambino

Maschera Topolina - 25

Rispondo a Fra Puccino (amato Fra Puccino, ma quando torni? Meno male che c’è tua moglie che mantiene i contatti, perché se fosse dipeso da te… vergogna! 😛 ).

Diventare genitori inibisce la vita sociale?

Risposta n. 84

Ni

Dipende da tanti fattori, personali, contestuali, economici, sociali.

Sicuramente un bambino arricchisce la vita, e quello che ti dà è sicuramente più di quello che ti toglie, ma da qui a dire che non ti toglie ce ne corre…

Intanto voi siete una coppia, collaborativa e ben affiatata: io sono ragazza madre.

Voi collaborate, il padre di mia figlia ha sempre remato contro.

Quando è nata mia figlia, attraversavo un momento economicamente difficile, e quindi possibilità di avere un aiuto prezzolato zero.

Mio padre è morto e i genitori di lui non hanno mai più voluto parlarmi per non avere dato alla bambina il nome scelto da loro, quindi, su quel fronte, nessuno aiuto.

Io lavoro, dalla mattina alla sera, e lontano da casa. Dopo i tre mesi di astensione obbligatoria sono tornata subito al lavoro, scelta non ne avevo.

A questo punto, mi dici come fai a farci rientrare una vita sociale?

Peraltro ad asilo e materna faceva prescuola e postscuola, quindi non avevo neanche particolare occasione di incrociare altre mamme e crearmi una nuova rete di amicizie, e allora?

Avevo una coppia di amici (triestini tra l’altro, chissà se li conosci!), affiatatissimi, conosciutisi in comitiva, che si erano organizzati così: una volta con la comitiva ci usciva lei, la successiva ci usciva lui, un giorno ricevevano gli amici a casa e così, sempre con l’affetto e l’armonia, sono riusciti a conciliare tutto e a non perdere i loro contatti.

Viaggiare forse, sicuramente, si può, lo fanno in tanti, ci vanno pure a scalare le montagne coi figli, ma se sei sola, o se non hai mezzi, o entrambe le cose, credimi, è decisamente meno facile.

37 thoughts on “La vita dopo un bambino

  1. Non lo so, penso che modifica un pochino la vita sociale,almeno fino a che il bambino è piccolo perchè noto che i genitori cercano altri genitori per dare compagnia ai figlioletti.

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    • Sì, la vita sociale, più che essere inibita, cambia, ci si avvicina a persone con le stesse esigenze. La ricerca di altri genitori non è tanto per dare compagnia ai figlioletti, quanto perché spesso e volentieri sono gli unici le cui esigenze siano conciliabili con le nostre.

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  2. Beh, mi scuso dicendo che la paternità inibisce la vita blogger-sociale 🙂
    In ogni caso la tua è una situazione eccezionale, di solito la normalità nelle famiglie italiane è di coppie super supportate da tutto il famigliame, ma che ciò nonostante si autolimitano condizionati da paure inconsistenti o difficoltà superabili con minimo sforzo… Ma quello che volevo rivendicare soprattutto è che con un figlio, anche piccolo, si può fare quasi tutto quello che si poteva fare prima, e anche più (situazioni limite a parte, va da sè)

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    • Vero che spesso i nostri limiti ce l’imponiamo da soli, però qualche limite oggettivo, effettivamente, c’è, a meno di non essere particolarmente spericolati o fatalisti. Molti, che prima del bambino si davano alle vacanze estreme, dopo optano per un più tranquillo villaggio vacanze 😉

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    • Quando qualcuno mi ha chiesto “Ma gli altri come fanno?”, ho esaminato le persone intorno a me, e mi sono messa le mani nei capelli (per me, non per loro): una, marito facoltoso, lavorava mezza giornata sotto casa e aveva pure una tata. Una non lavorava, ciononostante aveva domestica e babysitter. Una era libera professionista, con lo studio accanto alla mamma: devo continuare?

      Io mia figlia l’ho allattata nei gabinetti dell’ufficio, e il motivo che mi ha reso impossibile curare la mia vita sociale non è stata tanto la presenza di mia figlia, ma la mia stanchezza cronica (anche perché c’era pure il padre che era una zavorra, un energivoro che non ti dico!).

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  3. Diciamo che ci sono situazioni e situazioni, tu ovviamente hai dovuto fronteggiare problemi che la gran parte delle coppie non ha, e poi vivi in un città già faticosa di suo, ma per la gran parte delle famiglie italiane, che vive in luoghi dove un posto è lontano quando ci vogliono 15 minuti di auto e che magari hanno entrambi i nonni a loro disposizione per tutto (e sono tantissimi i casi come questi), non si può certo dire che sono i figli a farti rinunciare alla vita sociale… senza contare le tantissime cose che puoi fare proprio perché hai i figli (come andare alle giostre per bimbi 😀 o andare al cinema a guarda i cartoni Disney 😀 :D)

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    • Noi con 15 minuti riusciamo ad arrivare giù al portone… quando sei riuscita a raggiungere l’automobile e mettere in moto, ammesso che nessuno ti abbia bloccato parcheggiando in seconda fila, già siamo sui 25, e il viaggio deve ancora iniziare. Per quanto riguarda i cartoni Disney, una volta che erano in casa… ammetto di averli guardati anche da sola, sia pure con un certo senso di disagio, quasi di colpa! 😉

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  4. Io rimango abbastanza perplesso quando vedo in giro coppie che, pur di non rinunciare alla loro vita sociale, costringono i bambini a situazioni per loro insopportabili.
    Un bambino, secondo me, ha bisogno dei suoi ritmi, che si possono forzare fino a un certo punto. Assurdo portare un neonato al piano bar e farlo dormire sotto le casse acustiche dello strimpellatore di turno, con un centinaio di decibel nelle orecchie (poi ci si chiederà perché, da grande, avrà sempre le cuffiette nelle orecchie…).
    Assurdo portare un bambino di cinque anni in pizzeria e farlo rimanere al tavolo per tre ore, lasciandolo giocare con qualche gioco elettronico (poi ci si chiederà perché una volta a casa romperà le palle fino alle due di notte…).
    Insomma, vedo coppie che stravolgono la propria vita per fare posto a un cane e poi non sono disposte a rinunciare nemmeno a un aperitivo per il figlio.
    Quindi io direi che diventare genitori non inibisce la vita sociale, ma la limita, la stravolge, la cambia.
    Poi ovviamente dipende dalle singole situazioni, ma ci terrei a precisare che, secondo me, chi è fortunato ad avere i nonni, li dovrebbe utilizzare per fare fronte a impegni seri e improrogabili (anzitutto il lavoro) e non lasciare loro i figli per andare al cinema.

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    • Sono perfettamente d’accordo con te. In effetti, forse la presenza di un bambino non inibisce una vita sociale, ma certo non permette una qualsiasi vita sociale, bisogna rimodularla in funziona sua. Poi, c’è una signora che, giudicando i sacrifici e le rinunce che io facevo per mia figlia e portandosi come esempio, mi ha detto che lei con la bambina andava pure a ballare, le metteva i tappi nelle orecchie, abbandonava il corrozzino a un angolo del locale e lei in pista a ballare: beh, l’ultima cosa che mi ha fatto venire è stata la voglia di emularla!

      Tra le altre cose, che io sappia, tra lei e sua figlia (oramai bella grande) c’è sempre stato un pessimo rapporto, e per motivi di privacy (loro) non aggiungo altro.

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    • Ciao, sono la mamma del post di Frapuccino.Io penso che sia sempre un bene la via di mezzo. Ovviamente, sono d’accordissimo con Fra sul fatto che spesso sentiamo lamentarsi coppie che a differenza nostra hanno aiuto dalle famiglie e li senti dire che non hanno mai un momento per loro! Noi facciamo le cose che più ci piacciono mettendo per sempre sul podio nostra figlia, quindi cercando di farla giocare, scegliendo località dove si possa divertire e via discorrendo.È altresì vero che conosco madri che non portano i propri figli a matrimoni, battesimi, compleanni di adulti perchè non vogliono far annoiare i propri bimbi.Questo io non lo condivido, ai tempi miei sapevamo che c’era il momento per noi bimbi e a volte, quello con gli adulti e ci dovevamo adattare! Secondo il risultato dovrebbe essere che tutti siano sereni, appagati e felici.

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    • Io mia figlia me la sono portata anche ai funerali, con grande disdegno della mia famiglia. Un figlio, pur con tutte le attenzioni, deve conoscere una vita normale, e si deve anche adeguare alla vita della famiglia. La penso esattamente come te, e su questo con mia figlia sono stata intransigente. C’è il momento del piacere, che nessuno le nega, anzi, e c’è quello del dovere. Ci sono momenti in cui puoi stare coi tuoi amici, o solo con i tuoi genitori, e poi ci sono delle occasioni sociali, dei momenti familiari allargati, delle situazioni più noiose, ma anche queste fanno parte della vita, ed è alla vita che dobbiamo educare i figli. Ma perché la gente pensa che educare un figlio consista nel farlo diventare un damerino viziato, smidollato e privo di qualsiasi senso del dovere?

      PS: mi hai fatto ridere con “sono la mamma del post di Frapuccino”: ti vedevo più come madre del figlio (della figlia, nella fattispecie 😉 ).

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  5. per quel che mi riguarda è un discorso molto da acrobati… ci troviamo a camminare su un filo sottile sottile con uno strapiombo sotto ma probabilmente con le cinghie di sicurezza attaccate…

    equilibrio e buon senso sono alla base di ogni ipotesi e soluzione possiamo provare a dare a questo quesito… ma sono terribilmente difficili da usare se non si vive perfettamente la vita dei diretti interessati…

    la risposta definitiva o universale per me non esiste, dipende da infinite variabili che ipotizzo quasi mai potranno combaciare anche una volta soltanto con la vita di una soltanto delle altre coppie che potremmo prendere in considerazione..

    io penso che la vita te la cambia eccome, a me piace pensare che si tratti di evoluzione (o involuzione in certi casi) che non sia giusto pensare a cercare un paragone tra la vita di prima e quella di adesso che sei genitore… non ha nemmeno troppo senso farlo, perchè hai aggiunto alla tua vita una responsabilità che prima non avevi… sono cambiati i termini e non si può paragonare due situazioni differenti…

    concordo sulle autolimitazioni ma difficilmente concordo a prescindere dal fatto che esse siano un qualcosa di unicamente negativo… ogni persona è fatta a suo modo e mettersi a giudicare (bene o male che sia) il modo in cui quell’evento cambia la sua vita, le sue scelte, le sue abitudini utilizzando i canoni della nostra vita, del nostro pensiero della nostra filosofia è una cosa che trovo profondamente sbagliata…

    io penso che sia giusto lasciare ad ognuno non solo la libertà di scegliere ma anche quella di sbagliare scelte, giudicare male chi decide di privarsi delle libertà osservando questa privazione dal nostro punto di vista a che serve??

    giudicare bene chi sceglie di non rinunciare alle abitudini di sempre osservando questa scelta da nostro punto di vista a che serve??

    alla fine se ci facciamo caso, l’unico vero diretto interessato in quanto quello ipoteticamente più bisognoso in questo giudizio non viene nemmeno preso in considerazione..

    e quindi mi chiedo cosa si sta cercando di giudicare?? la libertà, il genitore o il confronto solo di un elemento di un insieme?

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    • Diciamolo, da una parte c’è gente che pensa solo a se stessa, dall’altra c’è gente che si sublima nell’estremo sacrificio, senza che ce ne sia alcun bisogno, solo per avere qualcosa di cui lamentarsi (magari per fare la parte degli eroi).

      Ora, vero è, come FraPuccino tranquillamente ammette, che non è che sia possibile fare TUTTO quello che si faceva prima, ma si possono fare alcune di quelle cose, più altre diverse (come andare le giostre, giustamente! 😉 ), basta un minimo di organizzazione, di buona volontà e, oserei dire, anche di gioia. Perché è vero tutto quello che ha detto, noi siamo programmati per fare figli (e i figli sono programmati per nascere e crescere e fare esperienze diverse, ndr), è una cosa naturale, non è assolutamente la fine della vita come sostiene qualcuno, piuttosto l’inizio di una vita nuova, diversa, e generalmente, quasi per tutti, molto più appagante.

      Tutto ciò premesso, non è che uno voglia giudicare, solo capire posizioni che lasciano perplessi… 🙄

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    • si mi sono reso conto dopo forse di aver sbagliato i termini, il mio post non era un giudizio nei vostri confronti per quello che pensate o avete scritto, o almeno non voleva esser tale, era una riflessione in termini generali verso quello che avevo letto… e la cosa più importante in quella riflessione è che penso sia molto complicato riuscire a farsi un idea che abbia un senso proprio per l’interminabile numero di variabili che comprende la vita di ogni essere umano…

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  6. Cara DM, come ti capisco!
    Anch’io sono mamma sola, mio figlio ora ha 3 anni e 3 mesi e ha iniziato l’asilo.
    Al nido non l’ho potuto mandare perchè mi chiedevano una tassa pazzesca e non essendo il padre partecipe di nulla non potevo permettermelo. Dalla mia di buono ho la famiglia, mia madre e mio padre che mi aiutano a crescerlo e mi fanno da babysitter… ma anche loro lavorano, quindi organizzarsi è spesso folle e nevrotico.
    Faccio turni sballatissimi sul lavoro, non esistono domeniche e festivi, trovare spazio per una vita sociale è quasi impossibile…. quando la nuova fiamma di turno ti chiede “sabato sera cinema?” io “sabato sera lavoro” oppure “mi spiace mio figlio è malato”… e dopo uno due tre “no scusa” scappano tutti…

    Mah. Sono assolutamente convinta che il problema non siano le nostre abitudini o i nostri mezzi: conosco famiglie che sono sempre andate in agosto in ferie cinquestelle e dopo il figlio continuano a farlo, famiglie che scalavano l’everest e lo hanno fatto anche con il figlio in spalla, famiglie vestite griffate che continuano a vestirsi griffate, mamme che continuano a mettere il tacco 12 e fare l’aperitivo o la serata con il passeggino in bar fino a chiusura…
    Il problema non sono le abitudini e i figli, ognuno ha le sue e inscrive i pargoli all’interno di esse.

    Il problema è che tutti i bimbi dovrebbero avere gli stessi mezzi per diventare adulti con i controfiocchi, e tutte le mamme (sposate, vedove, sole, multimaritate, separate…) dovrebbero ricevere il rispetto e il valore che meritano.
    Cosa che in Italia non accade neanche per sbaglio.

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    • Beh, sì, decisamente mi puoi capire. E’ vero, ci sono madri sole che un compagno sono riuscite a trovarlo, ma devi essere fortunata a trovare uno che capisce le tue esigenze di madre, oppure essere una madre che del figlio se ne frega e al primo posto della sua vita mette la propria soddisfazione personale.

      Io mi innamorai, ricambiata, di un ragazzo (va beh, uomo) che abitava a qualche centinaio di chilometri: l’ennesima volta che saltò l’incontro, mi disse che aveva trovato una che abitava a cinque minuti di strada (ragazza madre, due gemelle, cui mi risulta che lui abbia fatto da affettuoso padre).

      Poi c’è stata un’altra “non storia”, più o meno finita non iniziata per gli stessi motivi, fino a che una si chiude in se stessa, e non le va più neanche di perdere tempo a rispondere a corteggiamenti, attenzioni, inviti, di cui già sa come andranno a finire.

      Una madre va aiutata. Mia figlia, che è una figlia d’oro, è stata tuttavia una bimba vivacissima, che ha sempre scavalcato ogni tipo di recinzione, box, lettino con sponde, passeggino, seggiolone… un pericolo pubblico insomma.

      Una volta, che ero nella vasca da bagno, per mimare la messa nella vasca dei vari giocattoli (paperelle etc.) mi ci mise il cordless che era sul bordo, prima che io potessi fermarla. Il cordless all’epoca non era ai prezzi di oggi, era costato 350.000 lire e io ero strozzata coi soldi, non potevo comprarne un altro. Quel cordless mi garantiva un’oncia di libertà, significava poter dire due parole a un’amica senza perdere lei di vista, e senza cordless rimasi ancora più incatenata. Per farla breve, ti racconto un aneddoto: una volta chiesi per favore al padre di mia figlia di venire per un quarto d’ora perché avevo bisogno di farmi una doccia, e di farmela in santa pace. Lui rifiutò, dando tanti consigli (del tutto impraticabili) sul come organizzarmi. Io gli spiegai il perché erano impraticabili, e lo invitai ancora una volta a farmi questa grazia, e lui a rispondermi che dovevo aver pazienza, che il tempo passava, la bambina sarebbe cresciuta e io avrei avuto più libertà. Mi misi a urlare “Ma io puzzo adesso!”, frase che lo fece sganasciare dalle risate, e della quale ancora ride quando la ricorda, ma da parte mia c’era ben poco da ridere (e comunque non venne)..

      Ora, non ti voglio rattristare, tutt’altro, ma siccome una madre distrutta dalla stanchezza non è propriamente una madre a misura di bambino e lei adesso, nonostante il suo attaccamento a me viscerale, è più attratta dal suo divertentissimo e spensieratissimo padre (qui c’è un proverbio che recita “Gli spassi di strada sono le tribolazioni di casa”, credo che non ci sia bisogno di spiegarne il senso…), ritagliati i tuoi spazi, introduci dei momenti per te; anche se metti, come me, tuo figlio al primo posto, fallo per lui, per dargli una madre meno esausta!

      A me dicevano (l’hai notato quanto è brava la gente a dare consigli? L’unica cosa che attira più consigli di una donna col pancione è una mamma col bimbo in braccio): “Ma tu le cose falle quando lei dorme!”.

      Ma che bravi! Peccato che mia figlia non dormisse MAI quando era con me. Dormiva a scuola, con grande disperazione degli insegnanti, ma a parte quelle ore era sempre sveglia, e richiedeva mille attenzioni. Ancora adesso, appena può, scambia il giorno con la notte: la notte scrive, legge, cucina, studia, prepara esami, fa bricolage, tutto, ma che io non mi illuda il sabato o la domenica di poter fare una passeggiata con lei e godermela un po’, perche lei DORME!

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    • Anche mio figlio è un cuore d’oro, ma di una vivacità incontrollabile.
      Ad esempio io non posso scrivere con Alessio sveglio, invidio chi ha figli che giocano tranquilli senza creare ondate di distruzione in casa nell’arco di tre secondi.

      Considerando che i nonni non lo hanno mai abituato all’autonomia in nulla (non lo lasciano solo un nanosecondo, unico maschio della famiglia poi figurati!!) nè alla pazienza (corrono come soldatini agli ordini del generale, facendo decidere al bimbo di 3 anni se andare al mare o restare a casa in giornate di magnifico sole o.o), quando io e lui siamo soli nei miei giorni di riposo è impossibile farsi anche solo una doccia: mentre vai in bagno a far la pipì si tuffa nei detersivi, se devi fare la popò non parliamone… in tre minuti in più si arrampica sulla dispensa e rischia il suicidio con i coltellacci.

      In questo caso i nonni sono per me fortuna e dannazione: dissentiamo completamente sulle linee guida dell’educazione, ma mi risparmiano centoni e centoni di babysitting e talvolta mi permettono di godere di qualche ora di libertà in cui, come dici anche tu, “ritagliare i miei spazi”.

      Comunque cara Diemme, alla fine vincono sempre le mamme! Quindi non diamoci per vinte! 😉

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    • Se ti può consolare, mia figlia non ha avuto nonni che la viziassero, ciononostante è sempre stata un ciclone, la descrizione che hai fatto di tuo figlio mi ricorda tanto la mia: io, insisto con la genetica… 😉

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  7. Ho risposto ampiamente sul post di Fra Puccino, presentando la mia esperienza. Qui voglio riportare l’esempio di una coppia di amici di lunga data. Lei si è sposata ad appena 23 anni, lui ne ha cinque di più. Giramondo, erano abituati alla bella vita condividendo l’intenzione di non fare figli. Poi, verso i 30 anni lei ci ripensa ma lui rimane perplesso. Una delle validissime argomentazioni è stata: non potremmo andare al mare in moto. Devi sapere che abitano a Trieste e per i triestini andare al “bagno” (modo di dire alquanto frainteso al di fuori della mia città), specie la domenica e nei mesi di luglio e agosto è un’impresa perché i parcheggi scarseggiano in prossimità degli stabilimenti balneari. Alla fine lei l’ha convinto … al mare però i figli li portava lei da sola, in auto. 😦

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    • Il tuo commento da FraP non è ancora visibile, magari torno a risponderti appena lo pubblica, ok? Comunque, quando uno dei due vuole figli e l’altro no, quando poi i figli vengono e chi non li voleva ne butta tutto il peso addosso a chi invece li ha voluti, è dura davvero!

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  8. L’avevo pensato, infatti. Eccolo:

    “Avere un bambino comporta impegni e responsabilità, è vero, come avere degli animali domestici” … con tutto il rispetto, mi pare che ci sia una bella differenza!
    Anch’io ho provato l’esperienza di vivere in una città diversa da quella di genitori e suoceri (mio marito ed io, triestini, viviamo a Udine da quasi trent’anni) ed è stata dura, durissima. Tra l’altro i miei due figli hanno 22 mesi di differenza, il che ha complicato le cose. Ma non mi sono mai sentita privata della libertà, abbiamo fatto sempre ciò che ci andava di fare, abbiamo frequentato gli amici di sempre, andando a Trieste nei week-end, e ne abbiamo trovati altri qui. L’unica cosa che posso dire, con rammarico, è che alcuni amici li abbiamo persi perché noi abbiamo voluto i figli presto (a 30 li avevo già entrambi, mio marito ha due anni più di me) e quindi uscire con coppie sole, noi con due bambini, non sempre conciliava le esigenze di tutti. Al cinema assieme non andavamo nemmeno prima (abbiamo gusti troppo diversi, impossibile arrivare ad un compromesso, mio marito mi rinfaccia ancora la visione del film “Chocolat”, nel lontano 2001, quando avrebbe voluto andare a sentire un concerto di non so chi, penso un cantante di musica country, sua grande passione), io a teatro ci sono sempre andata da sola, lui ha la passione per il biliardo che ha continuato a coltivare… tutto come prima, quasi nulla di condiviso. Indipendentemente dai figli.
    Il vero problema è stato, semmai, trovare qualcuno che ce li tenesse quando si ammalavano e lo scoprivamo alle 7 di mattina. Una volta abbiamo fatto anche a gara per chi si vestiva prima per andare al lavoro, dato che nessuno dei due voleva prendere permesso …
    Concordo con gmdb che mi ha preceduto: ci vuole organizzazione ma soprattutto adattamento.

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    • Marisa, non credo FraP intendesse che sono la stessa cosa, credo volesse solo dire che è ovvio che avere bambino comporta impegno e responsabilità, d’altra parte persino la cura di un animale domestico li comporta, figuriamoci un figlio!

      In effetti, credo che poi il punto della situazione, che forse nei commenti non è stato sottolineato abbastanza ma che tu riprendi, è che la vita sociale si può avere, ma si può avere con persone bimbo-compatibili, a qualsiasi livello (o perché ne hanno a loro volta, o perché comunque li amano, o perché sono interessate a contesti d’incontro non inconciliabili coi bambini).

      Fare vita sociale sicuramente si può, fare la stessa identica vita sociale di prima, probabilmente, no.

      E poi, bisogna aggiungerci anche un altro fatto, sottolineato proprio nell’articolo incriminato linkato da FraP: a volte alla vita sociale rinunciamo spontaneamente, soprattutto se lavoriamo tutto il giorno e a casa ci stiamo poco, perché ci fa più piacere stare coi nostri figli! ❤

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  9. Mah, dipende molto dal tipo di vita sociale e di interessi che i genitori avevano in precedenza. Mia moglie e io dopo aver avuto i bambini abbiamo ridotto la frequenza delle nostre serate al cinema ma abbiamo continuato a fare le vacanze “in bicicletta” appena l’età dei bambini ce l’ha consentito. Io, che amo molto il nuoto, ho coinvolto prestissimo i miei figli in questa attività e poi ho sempre continuato a portarli in piscina con me.
    Per quanto riguarda gli amici, sia io che mia moglie siamo piuttosto schivi, frequentiamo relativamente poche persone e non abbiamo una “comitiva di amici”; non eravamo abituati a fare cene frequenti, aperitivi e cose del genere, per cui non abbiamo avuto bisogno di cambiare le nostre abitudini e abbiamo mantenuto i contatti con gli amici più stretti.

    I figli richiedono tempo, naturalmente, ma secondo me rinunciare a tutti i propri svaghi è un errore. Inoltre due persone, anche quando diventano genitori, rimangono comunque una coppia che ha bisogno di tempo per sè. Mia moglie e io abbiamo cercato di far capire ai nostri figli che c’era del tempo “per loro” (per giocare, per portarli in giro, per la lettura o le chiacchiere prima di dormire) in cui per noi c’erano solo loro e non c’eravamo per nessuno, che c’erano dei momenti in cui stavamo con loro ma non potevamo dedicare loro tutta la nostra attenzione, e che c’erano dei momenti in cui non stavamo con loro. Naturalmente mi rendo conto anche io che questo è più facile quando entrambi i genitori ci sono e collaborano mentre un genitore solo farà molta più fatica a trovare il tempo per tutto…

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    • Sono d’accordo con tutto, ho conosciuto tante coppie che hanno coinvolto, appena possibile, i figli in tutte le loro attività (quelle adeguate e compatibili, ma andare in bicicletta, in piscina, viaggiare, sicuramente lo sono). Credo che i figli allevati così vengano semplicemente più ricchi di stimoli, attivi, indipendenti, probabilmente anche felici.

      La mia vita è stata diversa per mille e un motivo, non solo perché ero sola, ma perché lui per una vita ha fatto da stalker e zavorra, peraltro segnando dei pesantissimi autogol, perché alla fine della storia ha rovinato la sua vita molto più della mia (solo che io ero innocente, l’ho dovuta subire e basta).

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    • Da quello che leggo mi sembra che comunque tu te la sia cavata bene, pur con tutte le difficoltà e con la “zavorra” 😉 Magari tutti i genitori si impegnassero come te!

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    • Siamo andate a vedere un saggio di nostri amici, ed è stato uno spettacolo divertentissimo! Ci siamo piegate dal ridere, spellato le mani per gli applausi, rilassate, poi siamo andate a cena fuori e siamo ritornate a casa affettuose e di ottimo umore.

      Ne avevamo bisogno perché gli ultimi giorni sono stati un po’ critici, credo sia normale coi figli che, di tanto in tanto, un po’ di braccio di ferro ci sia, e noi siamo due toste, quindi quando capita son fulmini e saette 😉

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  10. Ognuno porta avanti la sua vita, figli o non figli, difficoltà economiche o di salute…di conquiste o di perdite. Quel che è importante, a mio modestissimo avviso, è che non dovremmo mai farci sopraffare dagli eventi della vita, per non “disperdere l’essenza di noi stessi”…per non “sviare la rotta”…per non “svilirci, tanto da non riconoscerci”…” per non doverci sempre “prendere in braccio e testare l’eventuale fase di crescita “…per “accorgerci che tutto il tempo passato ci è stato rubato, e non porta con se niente di quello che avremmo voluto essere,dare, fare, vivere!
    Occorrono scelte dolorose? Sacrifici e rinunce momentanee?….Penso che ciò che più vale per la nostra esistenza, è svelarsi a noi stessi, in tutte le nostre potenzialità e per le gioie più intime e durature. Costi quel che costi!

    Ciao Diemme, buona giornata!

    Nives

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  11. Dimmi Diemme…non convieni con me nel fatto che…sei quello che sei, grazie alle risorse stimolate dall’essere sempre “sotto scacco”?. (Con questo non dico sia giusto rimanere sempre “sotto scacco”…anzi! E’ nostro principale dovere fare tutto il necessario per il nostro equilibrio.)
    Spesso però, quando non vedo via d’uscita, ricordo un messaggio di una persona molto saggia che diceva: “Non tutto il male viene per nuocere”. E onestamente ammetto, a volte a malincuore, che è vero!
    Un abbraccio
    Nives

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    • In effetti, devo dire che la vita mi ha fornito un terzo occhio e, tutto sommato, un certo equilibrio nel vivere le varie situazioni,

      Riconosco che la gente che ho intorno, abbenché spesso stia oggettivamente meglio di me, spesso è più insoddisfatta e tormentata.

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