Il racconto di Natale

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Uffa. Era ancora lì, a tentare di scrivere quel racconto di Natale che il suo editore continuava a chiederle: e che, si scrive a comando? E poi era nervosa, cominciava a far parte della categoria di quelli che il Natale lo cancellerebbero dal calendario.

Suo marito se n’era andato. No, non era un mascalzone, non aveva trovato un’altra. Piuttosto, era lei ad aver trovato un’altra.

Da tempo, troppo tempo, era tiepida con suo marito, non sapeva neanche lei a cosa attribuirlo. Poi, all’improvviso, aveva capito. All’improvviso le era diventato chiaro che quell’ammirazione che nutriva nei confronti di qualche amica, di qualche donna, per stile, eleganza, charme, cultura, carisma, modalità di movimento e ammiccamento, e chi più ne ha più ne metta, non era ammirazione: era attrazione.

Aveva tentato allora di soffocare questi suoi sentimenti, ci aveva provato con tutte le sue forze, aveva tentato di cambiare suo marito affinché diventasse più attraente, lo aveva fatto dimagrire, smettere di fumare, gli aveva fatto crescere la barba, poi tagliarla, poi i baffi, e poi no… e il pover’uomo si era rassegnato a tutto, per vederla felice, per riaccendere in lei un desiderio, per risentirsi uomo…

Eh sì, perché lui non era di quelli che risolveva altrove il problema, lui amava sua moglie, i suoi figli, credeva nella famiglia, era fedele.

Stavano preparando insieme l’albero di Natale, quell’8 dicembre. Lei era sulla scala, e mentre lui le passava il puntale lei lo aveva guardato e gli aveva detto: “Non dipende da te”.

“Che cosa?”.

“Che… che… insomma, dai, che non stiamo più insieme”.

Lui aveva abbassato gli occhi, mortificato, con un senso di inadeguatezza che a lei era passato per la schiena come un brivido gelido.

“Non sei tu, sono io. Penso di essere… di essere…”

abbassò gli occhi e sussurrò: “di essere gay”.

Le lucine dell’albero, quelle rosse, si accesero quasi per stupore. E poi le gialle, verdi, bianche… il Natale era alle porte.

Il Natale era alle porte, e lui l’avrebbe trascorso da solo. Certo, da solo, non era da lui essere fuori posto, essere dove lui non era gradito, essere di troppo, e troppo era il tempo da cui provava questa sensazione di incredulo disagio, da cui sperava però di uscire, che si aprisse uno spiraglio di luce, che le loro braccia si riallargassero all’antica intimità e all’antico calore.

Era stato lacerante per lei vedergli preparare le sue cose e accatastarle accanto alla porta. Avrebbe voluto abbracciarlo, stringerlo forte, piangere sulla sua spalla, asciugare le sue lagrime e dirgli “Resta! Resta, questa è casa tua. Resta come padre, come figlio, come fratello, non più come marito ma che importa, non è necessario che tu vada!”.

Le parole le morivano in gola. Sapeva che lui non avrebbe mai accettato, e non tanto per orgoglio, quanto per l’amore che le portava, che non gli avrebbe permesso un ruolo diverso: era il suo uomo.

Se ne andò, gli fece gioco avere a disposizione la casa di sua madre, vuota ormai da tempo, che a causa della crisi economica non era riuscito ancora a vendere: o forse in cuor suo prevedeva che gli sarebbe servita?

Si trasferì lì, nella sua vecchia stanza da bambino prima, ragazzo poi, nonostante l’abitazione fosse molto ampia e gli avrebbe permesso soluzioni ben più confortevoli.

Aprì l’armadio per cercare le lenzuola con cui rifarsi il letto, e una coperta o due, che faceva freddo.

A un angolo dell’armadio, a sorpresa, ritrovò il suo vecchio orsacchiotto, dalla pezza ormai consunta, quell’orsacchiotto che gli era stato così vicino quando lui, era appena all’asilo, aveva perso il suo amico più caro, riversatosi così, sul banco di scuola, senza avere mai saputo il perché.

Rupert, così aveva chiamato il suo orsacchiotto, era diventato per lui all’improvviso un essere animato, che a lungo aveva preso il posto dell’amico perduto.

Sorrise mestamente pensando: “Ah, ma una moglie perduta non la puoi sostituire, e poi alla mia età non si sostituisce più nessuno con la fantasia!”.

Poi lo riguardò, gli balenò nella mente in un momento tutta la sua vita, la loro vita, e le ultime parole che la moglie gli aveva detto, e realizzò che no, non l’aveva perduta, che ora più che mai lei aveva bisogno di lui. Lei aveva avuto il coraggio di dirlo a se stessa, e poi a lui, ma c’erano ancora i figli, la famiglia, il mondo intero! Non l’avrebbe lasciata sola in quel frangente, lui era il suo uomo, si era impegnato davanti a Dio ad amarla, onorarla e proteggerla: quello aveva sempre fatto e quello, certo, avrebbe continuato a fare! L’avrebbe aiutata a ritrovare la sua vita e poi… e poi la vita, in qualche modo, l’avrebbe aiutato a ritrovare se stesso.

Montò in macchina e si precipitò da lei, che era fissa a guardare quel foglio con gli occhi umidi, doveva scrivere quel maledetto racconto, macché Natale, quello sarebbe stato il peggior Natale della sua vita, aveva spezzato il cuore a lui, all’ultima persona che lo meritava, lo avrebbe spezzato al resto della sua famiglia e poi? Poi per che cosa? Che cosa, che cosa avrebbe potuto portarle ormai quel maledetto Natale, qualle maledetta vita, quel maledetto amore che mai avrebbe potuto vivere alla luce del sole?

Lui suonò il campanello, e aspettò un po’. Poi udì un passo trascinato che stentò a riconoscere: era cambiato tutto, ma cambiato non significa finito.

Lei aprì la porta, e se lo trovò davanti, con una piccola valigia. “Ho fatto un lungo viaggio” le disse, “mi ospiteresti, sorella, compagna dei momenti più belli della mia vita,  e splendida madre dei miei figli?”.

Lei scoppiò a piangere, e lo abbracciò, si abbracciarono così a lungo che sembravano essere diventati, essere tornati ad essere, una cosa sola. Poi lui le sollevò il viso, la guardò negli occhi e le disse: “Ti aiuterò, finché ne avrai bisogno. Diciamo che questo è il mio regalo di Natale”.

Lei si asciugò gli occhi, sorrise, e poi si diresse alla scrivania a riprendere il suo lavoro. Iniziò a scrivere il suo racconto di Natale a partire dalla dedica pensando, con il cuore nuovamente aperto alla gioia, “e questo sarà il mio”.

(Diemme, 1/12/2014)

Ecco, questo è il mio racconto. Nella dedica che lei farà al marito, col cuore gonfio d’amore (in senso universale), posso immaginare parole come queste, splendide, di questi versi del nostro Enrico.

Tempo Prezioso

Scende la sabbia lenta nella mia clessidra
grano dopo grano il tempo andato osservo.

Tra i granelli anche qualche scaglia d’oro:
quelli i giorni che insieme a te trascorsi.

(Enrico Rebora)

 

41 thoughts on “Il racconto di Natale

  1. Che dire…. essendo che vivo in un periodo di allegria ti dirò:
    Fortunata sta donna…. un marito FEDELE, fedele anche quando conosce la verità, fedele e innamorato anche dopo, rincorrendola per non lasciarla sola….

    Però un appunto. hai detto una cosa bella. Un uomo e una donna si giurano davanti a Dio amore eterno, nella gioia e nel dolore. Qualsiasi sia questo dolore, non è necessario scappare. Basta stare assieme che le cose si risolveranno.

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    • in realtà l’orientamento sessuale genera più diverbi che punti d’incontro. a Forum ad esempio si è sentenziato che il cambiamento sessuale del coniuge NON PUO’ ESSERE sortito per risarcimento danni.

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    • Ho capito marito bello, io mica voglio i danni perché tu sei ricchione, ma io voglio sta co’ ‘n’omo, no co’ ‘na donna, e almeno l’annullamento del matrimonio me lo dovete dare, o poco poco il divorzio !

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    • Verosimile sì, cara Marisa, visto che ho fatto il merge di due vite vere! Poi, ci ho messo un po’ di fantasia per unirle, per rendere il tutto natalizio, ma di storia vera qui dentro ce n’è tanta!

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  2. Un bel racconto, scorrevole, delicato e si legge d’un fiato. Complimenti!
    Il Natale può portare queste sorprese perchè si è più inclini a tante cose, anche alla sincerità e alle consapevolezze aumentate (sorrido perchè anche il mio racconto di Natale per il magazine di Arthur tratta di verità insite alla vita). Forte e coraggiosa la scelta del marito, un marito che continuerà ad amare. L’amore, in fondo, mica si spegne a comando (ed è un gran guaio)
    Marirò

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    • Tutto d’un fiato si legge, tu dici, e tutto d’un fiato io l’ho scritto, lasciando la mente correre e le mani scrivere senza intermediare nulla. Purtroppo ero in ufficio, e il ticchettio continuo sulla tastiera infastidisce alcune … ehm, diciamo persone insofferenti con cui divido la stanza, e quello è stato l’unico ostacolo alla stesura di questa storia che si costruiva da sola nella mia mente mentre la scrivevo. Ne parlavo proprio ieri con Arthur che mi aveva anticipato la prossima pubblicazione del suo post per Scriveregiocando.

      In realtà, come ho risposto a Marisa, la storia è fortemente ispirata alla realtà: è stato un mio amico, cui la moglie aveva chiesto cambiamenti ben più radicali di una barba fatta crescere o tagliata, che un giorno la trovò con la sua compagna, e questo finalmente spiegò il suo tepore sotto le lenzuola. Il marito meraviglioso è quello di una blogger che ha raccontato la sua esperienza sul suo blog, di cui purtroppo ora mi sfugge il nome. Ero convinta che lei si chiamasse Veronica, ma ho cercato quel nome tra i commenti senza successo: peccato, mi sarebbe piaciuto avvisarla che la sua storia mi era stata d’ispirazione. Il marito invece che prepara i suo pacchi e li accatasta accanto alla porta, predisponendosi ad andare via, quello è il mio, è forse l’unica nota autobiografica, anche se il motivo per cui ci siamo lasciati era tutt’altro. L’orsacchiotto Rupert è l’orsacchiotto di Stewe Griffin (conoscete la serie?), la compagna morta (credo meningite fulminante) fu invece un’esperienza che toccò a una mia nipote (era la sua compagna di banco): insomma, davvero un bel poutpourri!

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    • Cara Marirò, sono arrivata solo oggi a leggere il tuo racconto su ScrivereGiocando (li ho letti tutti, e un po’ di tempo me lo ha preso). Non mento nel dirti che secondo me è il racconto più bello in assoluto di tutta la raccolta anche se, lo sai, io all’eterologa sono contraria. Comunque, io ho toccato il tema dell’omosessualità, tu della fecondazione eterologa, mi piacerebbe tanto scrivere una raccolta, magari a più mani, sui vari temi scottanti su cui tanto discutiamo nel corso dell’anno: mobbing, stalking, obesità, povertà, disoccupazione, aborto, adozione, guerra in medioriente… tutti Natali speciali, di persone che hanno bisogno di speranza: che dici, diffondiamo la proposta?

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    • Mi fa tanto piacere che ti sia piaciuto il mio racconto. Dato l’argomento forte e non facilmente condivisibile, sono stata parecchio incerta se inviarlo o meno.
      Ti confesso che – causa tempo- non ho ancora letto il nuovo magazine, ma lo farò certamente e in modo molto attento.
      Sì, diffondiamo l’idea di scrivere sulla speranza, anche se non ne condividiamo certe angolature ma ne rispettiamo sempre le diverse opinioni. parlare, scrivere, dire aumenta riflessioni e consapevolezze e ci mette accanto alle persone che hanno bisogno del loro Natale.
      Un sorriso grande, grande, 🙂
      ciao

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    • Io sono incerta se ho il dubbio che possa offendere qualcuno, ma se semplicemente non lo ritengo condivisibile, io pubblico uguale: chi vuole legga, chi non vule non legga, chi condivide condivida, che non condivide che non condivida, dov’è il problema? 😉

      Se è per quello, io non condivido neanche quello che ho scritto io stessa, la donna che si scopre lesbica dopo essersi sposata e aver messo al mondo figli, l’uomo umiliato per anni per un problema che non è lui, insomma… un bel mattoncino anche per me, però è la realtà, come ho già detto ho collegato varie storie, ma non è che mi sia inventata niente, e la realtà, che ci piaccia o no, quella è e non si può negare.

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    • concordo con te, il mio dubbio era relativo alla pubblicazione in gruppo, in un magazine di altri. Nel mio blog il dubbio non mi avrebbe sfiorata.
      Inoltre parliamo di realtà, di idee, di pareri, speranze, modi di pensare e vedere, ma nei racconti mettiamo la fantasia anche se non ci inventiamo niente.
      🙂

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    • La fantasia è solo il filo trasparente con cui leghiamo insieme i vari lembi di realtà (il che mi fa venire tanto in mente Arlecchino, ma non è forse la diversità umana così colorata? 😉

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  3. Amica mia virtuale, hai scritto una cosa meravigliosa, e voglio credere che ci siano uomini tanto intelligenti anche nella realtà. Complimenti davvero, anche per l’originalità con cui è impostata e la delicatezza (cosa poco comune oggi).

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  4. Ma che bello questo racconto realta’ e fantasia assieme….condivido il fatto che un uomo e una donna se giurano amore davanti a Dio dovrebbero stare insieme x sempre amandosi e superare le difilcolta’ di coppia,ecco qui ci vedo molta fantasia..vabbe’ cmq un bel regalo di natale nel finale…

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    • Sara, perdonami, se un uomo e una donna si giurano amore etc. etc. mi sta bene, ma il giorno in cui non sono più un uomo e una donna, non vedo proprio il motivo per cui dovrebbero restare insieme: per carità, è una loro decisione, ma a me un uomo cui io, come donna, non interesso, come marito non lo voglio e nessuno mi può obbligare!

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  5. Complimenti carissima, sei molto brava a scrivere, anche se a me sarebbe quasi più piaciuto che la trama risultasse verosimile per le ragioni che siamo stati abituati ormai da tempo a constatare.
    Non che i cornificatori entusiasmino, ma inquieta che si torni sempre più frequentemente a parlare di identità sessuali equivoche, mentre a me parrebbe che nella stragrande maggioranza siamo o uomini o donne e che non ci dispiaccia nemmeno di esserlo, anzi, ci piacciono quelli o quelle che non siamo noi!

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    • Beh, diciamo che in questo periodo scrivere qualcosa “gay friendly” non è originale, anzi, direi che è del tutto abusato. Pure vero che quello che scrivo è quello che mi viene in mente, e in questo periodo in cui, per l’appunto, c’è l’abuso di certe istanze e argomentazioni, probabilmente anch’io ne sono stata influenzata anche perché, ripeto, il mio racconto è un frullato di storie vere: due in cui veramente c’è stata la scoperta della moglie gay, le altre di tutt’altra natura, ma che comunque coinvolgevano sentimenti umani e possibili reazioni di fronte ai vari casi della vita.

      Quest’anno è andata così 😉

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  6. Trovo il commento di Sergio molto appropriato e ben esposto… per cui mi accodo ad esso complimentandomi a mia volta con l’abile scrittrice e…. col delicato poeta.. 😀

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    • Enrico, quella poesia è stupenda! L’immagine di quei granelli d’oro nella sabbia della clessidra che rappresenta il tempo, a distinguere dagli altri giorni quelli preziosi trascorsi insieme, è davvero poesia, sublime poesia!

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  7. “Tutto quello che abbiamo già vissuto … tutti gli attimi in cui siamo stati felici insieme … tutto questo, amore mio, non può PIù esserci sottratto : è la nostra vittoria sulle tenebre, e nessun tempo mai la potrà più cancellare !!!” – sussurra @Bette Davis a suo marito @George Brent ( un celebre chirurgo che già l’ aveva operata al cervello esportandone un tumore maligno e, visto che l’ operazione era stata inutile …. aveva abbandonato la ricca professione per diventare un “ricercatore” per capire l’origine del male …. e siamo alla fine degli anni ’30 ), in procinto di partire per un convegno in cui è stato invitato per presentare i risultati delle sue ricerche . Lui, sapendo che sua moglie è malata ( ma ignora, giacchè lei è stata abilissima a nasconderglielo, che lei è già all’ ultimo stadio del male … e sta diventando cieca ), esita a partire, vorrebbe rinunciare al viaggio per starle vicino …. Lei gli fà la valigia, scherza con lui per i suoi calzini bucati …. lo spinge fuori a forza . Poi, scendendo la scala che, dalla stanza da letto, conduce all’ ingresso, entrambi si fermano a guardare, da una finestra della loro casa nel Vermont, la splendida giornata di fine maggio …. il loro roseto …. gli alberi già in frutto, i voli interminabili degli uccelli .
    Lui, l’ abbraccia da dietro …. la tiene stretta a sè …. e osserva, unendo il suo sguardo a quello della moglie, la stessa splendida visione del giorno di primavera …. mentre trasognata lei sospira le parole che – ‘a braccio’ …. puntando sulla mia memoria – ho sopra premesso … nel merviglioso e lungimirante film TRAMONTO ( Dark Victory ) … un bianco e nero USA di fine anni ’30 .
    Perchè questo mio lungo commento al tuo bellissimo post, cara @Diemme ???
    Perchè mi hanno toccato il tuo racconto e gli stupendi versi di @Rebora, inverosimilmente commuovendomi ad onta della mia logora scorza di vecchio guerriero …. giacchè, o omosessuale o eterosessuale, o alimentato da divampante passione giovanile che s’ artiglia alla carne, o apparentemente sopito, ma non nel cuore, nell’ implacabile corso degli anni …. COSI’ E’ L’ AMORE …. QUANDO E’ !!!

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  8. …”mentre lui le passava il puntale”… laspus Frudiano??? :mrgreen:

    apoteosi della sottomissione concettuale in nome di un amore malato da entrambe le parti, il risvolto lesbico dà colore al racconto ma il realismo lo si coglie nell’accettazione di uno status penalizzante. Ci sono molte mogli e molti mariti che ingoiano tradimenti e/o cambi di rotta perché totalmente risucchiati dalla dipendenza di un rapporto. Come sempre l’amore è un alibi, in realtà trattasi di rassegnazione estrema mascherata.

    ps: complimenti per la prosa

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    • Freudiano per niente, assolutamente voluto, per chi mi hai preso? Ho passato una vita a studiare PNL, linguaggio verbale, non verbale e paraverbale, vuoi che cada così su una buccia di banana senza avvedermene? 😉

      Per quanto riguarda la soggezione hai perfettamente ragione: pensa che nella vita reale il tizio si è fatto vasectomizzare per compiacere la moglie, altro che tagliarsi o farsi crescere barba e/o baffi!

      Grazie per i complimenti per la prosa, questo è un altro di quei testi che si sono scritti da sé, in dieci minuti; più difficile è stato per le dita digitare al ritmo in cui i pensieri si presentavano nella mente: ah, l’ispirazione, potenza delle Muse! 😉

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    • Cadere su un puntale? Com’era quella bella affermazione che dice che il tradimento non è un incidente, un incidente è se t’investono, se cadi, ma non puoi accidentalmente cadere su un pene o una vagina.

      Neanche su un puntale 😛

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  9. SOLO UNA DONNA ?!? 😯
    Ah … che sincera auto-ammissione, @Diemme …
    MA “CHE DONNA FORMIDABILE SEI, E DA AMARE TOUT COURT” … aggiungo io !!! 😀
    Osservando inoltre che :

    Scivolare se pò …. per un puntale,
    o su ‘na coccja bbojaccja de bbanana,
    è cosa de noi tutti, è naturale,
    è condizzzjone de la razzza umana !

    Ma, ruzzzolanno, rjuscire a conservare
    er garbo e la virtuosa diggnità,
    appartjene a la propja umanità,
    è ‘r seggnjo vero de le Persone rare !!!
    😀

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  10. E’ vero, sono in ritardo, ma tu sai perché, mannaggia di una mannaggissima mannaggina, direbbe l’amico Alan.

    Detto ciò, beh, non avevo dubbi che tu scrivessi un racconto che dentro racchiude una storia così vera che vive nella realtà. E oggi dovrebbe essere il solo modo per scrivere qualcosa.

    Ho aspettato a leggerlo ma… in effetti l’avevo già letto, ho aspettato soltanto a commentarlo, così mi è entrato dentro.

    Wow!!! 🙂

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