Non sono tuo padre.

Mia figlia, a fronte di questioni che non vi sto qui a dire, mi dice che le ho fatto da padre, e che la figura materna le è mancata.

Dice che io sono tanto contro i matrimoni gay, sostengo che i figli hanno bisogno di due figure di riferimento, una maschile e una femminile, ma che pure a lei è mancata la figura di riferimento femminile: io le ho fatto da padre, severa e normativa, e il padre le ha fatto da fratellone giocoso, simpatico e immaturo.

Che la prima cosa che mi verrebbe da risponderle sarebbe: “E infatti tanto normale non sei”, e non è che non lo pensi.

Siamo due povere disgraziate, che si sono aggrappate l’una all’altra per sopravvivere, a denti stretti, mentre il padre giocava a fare Peter Pan.

Le ho fatto da padre, ma avrei voluto esserle madre. Avrei voluto essere più accogliente, più accudente, prepararle i pasti con amore, e farle trovare il pacchetto pronto per la scuola e per la gita.

Anzi che lavo e stiro.

Si rivolteranno le femministe alle mie affermazioni, e chi se ne frega. Chiederanno se per me essere donna significa essere schiava in casa, e io rinuncerò a spiegare.

Sul mio libro, un libro che secondo me solo una donna poteva scrivere, chi ha scritto la prefazione mi ha definita un uomo. Un altro signore, scrivendone la presentazione in copertina, riprende il concetto, e io mi sento ferita, violata.

Dicono degli omosessuali che sono donne e uomini imprigionati nel corpo sbagliato. Io sono una donna che si ritrova in un corpo perfettamente giusto, ma l’imprigionamento è nella vita sbagliata.

Leggo un articolo, c’è scritto che gli uomini la donna troppo intelligente e determinata la ritengono un uomo.

Aggiunge mia figlia “Sei il loro compagno di bevute (si fa per dire, io non bevo, ndr), invece di corteggiarti ti raccontano di come corteggiano le altre”.

 Muoio e rinasco voglio essere donna. E studio da Geisha.

 

 

38 thoughts on “Non sono tuo padre.

  1. Ma sei Donna, una Donna che ha dovuto vestire ANCHE i “panni” di un uomo perchè la vita glielo ha imposto. E si fa, si può fare e anche egregiamente. ma donna sei e donna resti. Esattamente come mia madre che è diventata anche padre, ma per me sempre donna e madre è rimasta. Però eccezionale.

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  2. Sei stata costretta a fare l’uomo…..perché non c’era, hai fatto e continui a fare del tuo meglio….e anche di più, e non va bene lo stesso….. Tu fai quello che ritieni sia giusto e fregatene, tanto, comunque fai non andrà mai bene! Quindi cerca di pensare un po’ anche a te se riesci 🙂

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  3. Sinceramente non vedo perché una donna intelligente e determinata debba essere considerata un uomo; ormai dovremmo aver superato la visione del maschio “d’azione” e della donna remissiva e possibilmente un po’ tonta. L’intelligenza è attraente!
    Per quanto riguarda i genitori, penso che più di figura maschile e femminile si tratti di figura paterna e materna (e non è detto che sia sempre necessariamente il maschio ad essere il più paterno e la madre ad essere la più materna).
    Buona giornata!

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    • Neanch’io me ne faccio una ragione, ma pare sia così. La visione del’ maschio d’azione e della donna remissiva forse l’hanno superato più le donne che gli uomini: io sento uomini consigliarsi l’un l’altro di prendersi una straniera ‘perché è più docile’, e ho detto tutto.

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    • Forse questi uomini non sono molto sicuri della propria virilità ed hanno bisogno di una donna “docile” che li confermi nel loro ruolo di maschio. Un uomo sicuro di sé non ha bisogno di atteggiarsi a John Wayne. Penso che sia molto importante insegnare ai figli a superare questo modo di ragionare; secondo me è particolarmente deleteria la tendenza che hanno certe madri a fare le serve dei figli maschi, col risultato che loro si convinceranno che la donna esista per servirli.

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  4. -Io sono una donna che si ritrova in un corpo perfettamente giusto, ma l’imprigionamento è nella vita sbagliata.- Questo mi fa soffrire…per te.
    Sapessi quanto sei donna tesoro mio, sfido ogni uomo a fare da madre, tu non sei stata padre sei stata, e sei, donna al 100% e le donne c’hanno le palle cara mia (scusa il termine ma quando ce vò ce vò)! Una donna affronta tutto anche i ruoli che dovrebbero essere dei Peter Pan (e quanti ce ne sono oggi!), fallo fare ad un uomo!!! Non è che non li stimo, ahimè mi piacciono troppo, non saprei concepire un mondo senza, ma la donna ha una marcia in più, da che se ne dica da millenni, da che provino a schiacciarla da millenni…ancora ci siamo, siamo razza che sopravvive…
    Ti abbraccio e annamose a magnà ‘na pastasciutta!!!

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  5. La resa dei conti! sto figli! rimasta vedova aspettando la piccola . . e dio sa che fatto la “padre-mamma a mia figlie!! padre per cosi dire, chi lavorava e portava i soldi a casa e la madre che cmq ci teneva alla educazione, e siì, crescere sola i figli, ce un qualcosa di piu, sei piu, “iperprottetiva” che nel loro vocabolario, significa “rompirompi,” … ma spero che capiranno una volta che diventano a loro volta madre!
    Pero poi ogni tanto si rinsaniscono e magari dopo anni di guerra, TU non capisci niente, blablabla, qualche volta poi escono, “grazie che mi hai insegnato ad amare … a piangere … a ridere e a essere forte! essere quello che sono e ad amare i fiori!” mess ricevuta oggi da una figlia che a marzo fa 40 anni, ma alla volta mi sembra 4! hahaha
    diemme la tua bimba e piccola ancora, porta pazienza, poi vedrai la vita stessa si fara capire i sacrifici che tu hai dovuto fare!
    Io penso anche i battibecchi sono positivi perchè cmq ce l’amore in mezzo. solo che loro sono anche piu intelligenti, primo di fare figli, pensano solo a loro stessi! che voi fare, penso che fare l’iperprotetti (severi esigenti) e volevamo che a loro non sucedesse mai niente di spiacevole, forse loro non hanno quel qualcos che noi avevamo a loro età! … oggi a 40 anni giocano ancora a fare le bambine … non hanno voglia di crescere e poi attaccano per non essere attaccati! Ma poi ci vogliono bene ( a loro modo) …
    Forza e coraggio … sorridi sei un gran donna, mica facile, essere una compagna di una specie di peter pan 🙂 dai tempo a tempo,
    Anche io, diventando madre, ho cominciato ad avere un rapporto bello con mia madre … ma da ragazza … hehe lasciam perdere!
    Buon domenica a te, Lisa

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    • Io invece con mia madre continuo a non andare d’accordo, i non hai idea di quanto non ci vada! Ogni volta che la vedo ho un vaffa da ingoiarmi. Non lo dico per rispetto a lei, all’età, alla malattia, ma quanto se li chiama tu non ne hai un’idea!

      Dicevano “Quando sarai madre capirai”, ma ora che sono madre non posso far altro che riconstatare e riconfermare tutto il male che m’ha fatto.

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  6. Leggendo ho pensato all’età di tua figlia: vent’anni. Allora effettivamente uno come suo padre non rappresentava la norma bensì l’eccezione. Ora, invece, sempre parlando di giovani uomini, la maturità è un optional e forse per questo si fanno i figli tardi e spesso i padri hanno già una bella età (50-60 anni). Quanto ai giovani, mi diceva un’amica che, al battesimo della nipotina, il padre della piccola ha passato tutto il suo tempo attaccato allo smartphone a giocare … di anni ne ha più di quaranta e la piccola è la terza figlia in sei anni. Povera la mamma!
    Ovviamente non sto generalizzando: ci sono bravissimi padri ora come ce n’erano vent’anni fa. Ma è un dato di fatto che i giovani d’oggi fatichino a crescere. Tua figlia non lo sa ma è stata fortunata ad avere te che le hai fatto da mamma e papà. E poi non è vero che le è mancata la figura genitoriale femminile, questo è quel che pensa ora, crescendo cambierà idea. Anche nelle famiglie in cui ci sono entrambe le figure succede che le donne ricoprano i due ruoli, anche perché di norma i papà tornano a casa la sera stanchi e guai a chi li tocca! 😦

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  7. Sii contenta di essere come sei. Ti percepisco forte, combattiva, disponibile, una che si è assunta compiti “doppi”, cercando di fare il possibile. Dovresti essere fiera di te anche se a volte forse ti ritrovi a non essere affatto contenta di come si è svolta la tua vita. Un abbraccio.

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  8. Non conosco la tua vita, nè tua figlia, nè la tua storia, se non grazie a questi frammenti che ogni tanto regali sul blog.
    Però lasciami dire una cosa. E’ un’impertinenza quella di tua figlia. Nel senso che essere cresciuta con una madre che ha le palle, dovrebbe essere un dono molto più grande di avere due genitori che in realtà nulla danno, se non solo soldi.
    Una donna deve avere polso.
    Qualche giorno fa mia cognata mi chiede i libri per prendere la patente. Il marito mi prende di nascosto e mi dice di non darglieli, un’altra imbranata sulla strada non serve.
    Mi son sentita un uomo in quel momento. Ho la patente da parecchi anni, mi muovo con facilità anche se alcune zone non le percorro per via del fatto che non ho necessità a percorrerle. Non credo di essere imbranata, ma paragonare una donna al volante come un’imbranata mi ha fatto sentire diversa. Come il fatto che, scusa se lo dico con sincerità ed egoismo, ma prima di farmi una famiglia voglio un lavoro. Io la donna che lava e stira non la faccio.

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    • Per quanto riguarda l’impertinenza di mia figlia, credo sia l’impertinenza dell’età, che regala quella impressione di grande saggezza, di grande conoscenza di un mondo di cui, invece, non si sa una beneamata mazza.

      Donna casalinga no? Dipende. Se i soldi non ci sono fai la schiava, ma se ci sono ti godi bellamente la vita, altro che realizzazione al lavoro, a meno che non sia proprio un lavoro che ti piace e appassiona.

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    • Non far nulla? Ma la casa è una fabbrica di San Pietro, non si finisce mai!

      Per me la casa è il mio regno, e soffro immensamente dello stato della mia, abbandonata a sé stessa (hai presente l’entropia?).

      Io ti parlo sempre di una situazione in cui le possibilità economiche ci sono, ma come si fa ad annoiarsi? Ci sono donne che non lavorano che, tra l’occuparsi di casa, arredamento, bricolage, palestra, estetista, cineforum, preparazione di cene per gli amici e di lavoro per il marito (in cui si occupano di ogni dettaglio, e la tovaglia deve essere quella preziosa, e così le stoviglie, e tutto perfetto, credi sia un impegno da poco?), quasi quasi corrono più di me (certo, con una qualità di vita decisamente più decente).

      Ho amiche che, tra l’accompagnare i bambini a scuola, a teatro, a danza, a cavallo, più fare loro attività analoghe, andare alle riunioni della scuola, aiutare i bambini nei compiti, non ne escono vive. Pensa invece a stare, come sto io, 12 ore fuori casa, aggiungici il tempo per mangiare, lavarsi, dormire, sai che cosa rimane? Forse un’ora, e che ci fai in quell’ora? I figli vogliono attenzione, la casa grida vendetta, la posta da smaltire, i documenti da mettere a posto formano una montagna insormontabil, e intanto il telefono squilla e sono i vari call center che insistono per il cambio gestore…

      E allora tu un giorno trascuri casa, un giorno i figli, il telefono lo lasci squillare, quando non ne puoi più rispondi che non t’interessa senza neanche capire che ti stanno dicendo, la posta, sia quella cartacea che quella elettronica, si accumula, e tutto diventa tanto, tanto, tanto pesante. Senza contare che avresti magari bisogno di curarti, passare dal medico, andare dal dentista, farti fisioterapia… e non lo fai, e ti trascuri, finché non scoppia qualche bomba.

      Io voglio fare l’angelo del focolare. Naturalmente, con carta di credito a disposizione. Sono stanca di vivere la casa come uno spogliatoio/dormitorio per cui passare ad occhi chiusi senza vedere quello che c’è intorno. Sono stanca di passare pure davanti allo specchio senza potermi fermare a guardare chi c’è davanti.

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    • DM, sarà come dici tu. Mia madre è casalinga e mio padre è l’unico che lavora. I soldi non bastano mai. Giovedì mamma ha cambiato un bracciale in oro per soldi e di quello che ha ricavato, oltre alla spesa, mi ha regalato un giacchetto e mi è dispiaciuto pure che sia stata lei a regalarlo, anziché io a comprarlo. E lei, credimi, davvero facendo la casalinga non ha il tempo per nulla. Conta anche che non è tipo da palestra, estetista e compagnia bella, non che non lo voglia, ma non ce ne sta la possibilità. Sono cresciuta quindi con l’idea che la mia futura famiglia, quella che andrò a creare, sarà fatta da un padre che lavora e da una madre che sostiene economicamente il marito senza sforzi e rinunce. A mia madre si spezzava il cuore quando non poteva mandarmi alle gite con la scuola perché i soldi non bastavano, o quando andava al mercato per comprarmi da vestire con meno di 10 mila lire.
      Mi sono promessa che io avrei avuto un lavoro e che, per come sono fatta, voglio trovare il tempo per tutto, casa compresa.
      Se avessi voluto una vita da casalinga, carta di credito compresa, non avrei studiato, avrei trovato un ragazzo abbastanza ricco da pagarmi tutto.
      Mi duole il cuore anche quando arriva il giorno del compleanno del mio ragazzo e non avere i soldi per un regalo, perché sono senza lavoro. Il fatto di avere uno stipendio, una indipendenza economica, mi farebbe sentire realizzata ancor meglio di sposarmi e avere figli. È una cosa tremenda quella che dico, ma, sbaglio di grosso nel pronunciare ciò. Vedo una casalinga un po’ come una mantenuta, cioè una che, pur avendone le possibilità, sceglie di far dei soldi del marito una banca per i propri piaceri. Non oserei mai chiedere al mio ragazzo di pagarmi l’estetista, e mi sento male anche quando per gentilezza mi fa benzina alla mia macchina. È una idea assurda questa, ma l’indipendenza economica mi farebbe sentire all’altezza di questo mondo, capace di dare 10 euro ad un figlio quando li chiede, capace di spendere per me quanto voglio se voglio questo o quel paio di scarpe, senza il rimorso di aver speso tanto, cioè il frutto dei sudori di un uomo.
      Lavorare mi farebbe sentire alla pari degli uomini, capace di dire che anche io posso pagare una bolletta e fare la spesa.

      Se fossi nata in una famiglia agiata, avrei pensato diversamente, ma nella mia famiglia abbiamo fatto i salti mortali pure per un tozzo di pane.
      Mamma non ha avuto la fortuna di lavorare, non ha avuto modo di avere soldi per se e quando è stato possibile alla fine c’era sempre un inghippo, come quello che non paga, o quello che paga poco. Così mio padre diceva che a lei non serviva lavorare. Doveva pensare alla famiglia. Forse era anche giusto, visto che lui ha sempre lavorato lontano da casa e mamma è quella che gestisce l’intero ambaradan di casa nostra.
      Eppure, se avesse lavorato, tanti sacrifici non ci sarebbero stati. Una casa che si spolvera una volta a settimana anziché quotidianamente, un figlio che oggi lo accompagno io e domani il padre, allora le cose funzionerebbero.
      Tu dici bene. È pur vero che accanto ad una donna che lavora è giusto che ci sia un homo che sostiene. Oggi io faccio tardi e tu, homo, mi fai la lavatrice, domani io ho il giorno libero e vado alle riunioni dei figli.
      So che è una vita da mulino bianco, e che magari cambierò idea, ma non so. Per adesso mi sento di dire questo.

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    • Aida, tu mi parli di una casalinga senza possibilità economiche, che è quello che è stata mia madre. Tu mi parli della vita che fa lei, e io ricordo quella che ha fatto la mia. Io ti parlavo di una situazione differente, in cui le possibilità economiche ci sono. Una casa non gestita da nessuno è una casa abbandonata. I figli sono abbandonati, le gestione di tutto è abbandonata. Una moglie che non lavora è mantenuta? Guarda che gestire una casa nonché i figli è un lavoro a tempo pieno, ed è quello poi che permette al marito di dedicarsi tranquillamente al lavoro senza sentirne i contraccolpi. L’uomo che fa carriera, quello che ha sempre la valigia pronta, è quello che non si deve preoccupare della camicia pulita e di andare a prendere i figli a scuola, non deve fare la spesa lungo il ritorno a casa e quando torna non deve aprire il frigorifero e scuotere la testa perché non c’è niente, e accontentarsi di una scatoletta di tonno o di una fetta di formaggio mezza ammuffita.

      Io ho vissuto entrambe le situazioni, e le difficoltà economiche sono dure, una madre che non può comprare neanche un paio di scarpe ai figli è una madre frustrata, andare a fare la spesa senza soldi, e se hai freddo non poterti neanche fermare a un bar a prendere un cappuccino caldo, ma forse neanche permetterti un golfino in più, so cosa significa, è la vita che ha fatto mia madre e, a quanto leggo, la tua. Vivere come vivo io, in una casa abbandonata, con una figlia che ha sempre sofferto di solitudine, è un altro tipo di frustrazione, ma pur sempre frustrazione. Io lavoro e basta. Il mio frigo è pieno, ma quando arrivo la sera non ho neanche la forza di aprirlo. Il tempo non esiste, ti alzi vai al lavoro, rientri e vai a dormire, e il sabato e la domenica un tour de force per pulire tutto e le ferie per tutte le altre commissioni di qualsiasi tipo, dalla visita medica alla festa di famiglia (se ci vai), e quando arriva l’estate le hai belle e finite.

      Io non vedo più nessuno, centinaia di amici che sento una volta ogni due o tre anni, forse, una sana serata a ridere e scherzare non so più che sia. Ho rinunciato alla carriera anche per avere più tempo, per poter far cadere la penna alle cinque, dedicarmi alla famiglia e non stramazzare a mezzanotte sui fogli excel per far quadrare i conti, ma ora mi ritrovo a stramazzare sui mezzi pubblici, senza neanche la soddisfazione di un ruolo più gratificante.

      Chi fa carriera ha bisogno della spalle coperte da qualcuno che gliela faccia fare, togliendogli ogni altra incombenza. Una donna che si occupa della famiglia non è una mantenuta, è la colonna portante di quella famiglia, perché quello che fa il marito è sicuramente più facile, e forse pure più di soddisfazione.

      Le moderne esigenze, una secondo me malintesa idea di indipendenza ci hanno reso schiavi, e hanno pure sfasciato la famiglia. I ragazzi di oggi sono pieni di cose, ma ripiegati su se stessi, senza una cultura delle relazioni umane e degli affetti. Non tutti sono ragazzi che si venderebbero madre e padre per un iphone, ma sono spesso ragazzi con disagi dovuti alla solitudine, anche perché oramai c’è la cultura del figlio unico, perché una donna che lavora a malapena riesce a crescerne uno, figuriamoci di più, e i soldi sembrano non bastare mai lo stesso, anche se si lavora in due.

      Io, se avessi potuto, avrei voluto dedicare molto più tempo alla mia famiglia e alla mia casa. Tua madre non è tipo da palestra e da estetista come non lo era la mia: quando c’è il bisogno, sono grilli per la testa, si tagliano le spese necessarie, figuriamoci quelle superflue, un mondo che, semplicemente, ci si dimentica che esista.

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    • ho pensato un pò ad una risposta sensata.
      Allora, non metto in dubbio tutto ciò che hai scritto, e quindi capisci in quali condizioni si possa vivere quando in casa lavora uno solo. e quando già a metà del mese i soldi sono finiti. la prospettiva che proietti è quella di una donna sposata con un primario, o un ingegnere, o un noto avvocato, o, tutt’oggi, con un politico, che guadagni così tanto da permettere non solo di tener a casa la moglie, ma anche di concederle qualche vizio.
      Stipendio da 5000 euro in su.
      Per quelle poche persone che mi è capitato di osservare, in cui lui guadagna tanto e lei fa la vita da madre e casa, nella stragrande maggioranza dei casi la donna veniva aiutata da qualche domestica. Una prospettiva di vita allettante, ma lontana dalla stragrande maggioranza della realtà.
      Tu hai fatto da madre e da padre per ovvie ragioni, mia madre si sobbarcava il peso del sacrificio per far quadrare i conti e spesso, credimi, le sue frustrazioni ricadevano anche sull’affetto. Che l’affetto sia collegato con i soldi??? Non lo so.
      Io mi auguro una sola cosa. Non pretendo la vita in carriera, da manager o da Direttrice di questo o quel posto, una vita di solo lavoro e sesso alla sera. Vorrei solo un’occupazione, anche part time, anche da 600 euro al mese, almeno per ripagare la soddisfazione dello studio e la capacità di dirmi “sta cosa la voglio e me la compro da sola”.

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    • “Che l’affetto sia collegato con i soldi???” Qui si dice che quando la miseria entra dalla porta l’amore s’invola dalla finestra. Ai miei genitori grazie al cielo non è successo, altri tempi e altri principi, ma certo lo scotto che abbiamo pagato non è stato poco.

      Comunque, se vuoi un consiglio, non mirare a un posto da 600 euro! Come ti ci metti, così ti vengono, ricorda. Puoi adattarti, ma abituarti mai, ricordati! Che non siano 600 euro al mese il sogno della tua vita, mi raccomando. 😉

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    • Ahahah, vedrai che ti ho dato un bel consiglio, sicuramente l’avrà detto anche Catalano, meglio vivere con 2000 euro al mese che con 600 (con 4000 poi, non ne parliamo! 😉 ).

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  9. Carissima Diemme, leggendo i commenti precedenti mi pare siano stati prevalentemente femminili, commenti che comunque ho trovato largamente condivisibili, però ora te ne lascio uno dal versante maschile, anche se non amo generalizzare, perché ogni persona è se stessa ed un po’ unica.
    Non so se gli uomini dalle donne cerchino quel che avete detto voi, per me quel che è più importante di una donna è la dolcezza, che è speciale se femminile, tutto il resto è in più.
    Per questo non mi pare proprio che tu sia mancata, nella tua duplice veste, di essere pure donna fino in fondo, seppure donna determinata e non l’umile asservita di altri tempi, o di oggi in civiltà e mondi ben differenti dal nostro, magari dove ti impiccano se ti ribelli ad uno stupro.
    Come uomo dico che una donna come te è preziosa, perché gli aspetti mascolini che può mostrare sono nient’altro che una corazza difensiva, dentro la quale la dolcezza credo abbondi ed aspetti solo modi per essere espressa, non certo con i Peter Pan che non sanno nemmeno che volere.
    In quanto a Sissi, che rimane sempre una figliola da tenere ben cara, credo che oggi si stia facendo troppo influenzare da correnti di pensiero che tendono a diventare un po’ impositivi, frutto di una visione ridefinita del mondo e dell’umanità, funzionale a ben altro che ciò che fa parte da sempre dei nostri concetti e convincimenti su come la sentiamo nostra e ci piace starci.
    Un abbraccio forte mia carissima donna al 100 per 100!

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  10. Io credo che noi tutti: uomini, donne, bambini, padri, madri, genitori, abbandonati, nonni dovremmo concentrarci sul concetto di essere umano, di individuo, di pensiero, di personalità e forse un pò più spesso mandare letteralmente a quel paese le etichette e le categorie….

    come esseri umani, nelle varie fasi della nostra vita, io penso che abbiamo bisogno principalmente di una cosa… di stare bene, di sentirci partecipi, di esser d’aiuto e aiutati… abbiamo bisogno di scambi… di ogni tipo… genitori, padri, madri, nonni, tutori, amici, amori… sono solo dei nomi, delle figure inventate per cercare di mettere ordine e di diffondere un ideologia…

    io credo che noi abbiamo bisogno di persone da stimare, da rispettare, da prendere ad esempio in una o più circostanze… come chiamarli poi…. ha poca importanza…

    rimproverare ad una persona di non aver seguito i canoni della sua categoria d’appartenenza è, secondo me ovviamente, un pretesto per farla sentire in colpa per qualsivoglia motivo essendo sicuri di centrare l’obiettivo più che la reale lamentela della constatazione di una mancanza….

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  11. Pingback: Tristezza | Diemme

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