Caro amico non ebreo, non far finta di essere triste (di Alex Zarfati)

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Caro amico non ebreo,

 

non far finta di essere triste per questo orribile, ennesimo omicidio. Durerà poco l’ondata di solidarietà, tanto lo so. Dura sempre meno. La storia ce lo insegna. Da quando un giovane stato sotto attacco di cinque eserciti in cui c’era la possibilità di finire a pezzi e rigettati in mare, è stato sempre così. Qualche frase di circostanza – qualche volta nemmeno quella – e poi via con la vita normale.

 

Non sono riusciti ad impietosirti gli attentati diretti agli adolescenti nelle discoteche, le bombe nei matrimoni. Non ti hanno scosso i corpi che saltavano nelle pizzerie di Gerusalemme e nei caffè di Tel Aviv. Probabilmente nemmeno te li ricordi. Non ti hanno turbato le mamme che mettevano i figli su due autobus diversi per evitare che un kamikaze glieli portasse via tutti e due. Non ti ha impietosito la morte di un neonato al quale un cecchino ha sparato nella culla, e nemmeno quella di un’intera famiglia sgozzata nella notte, infanti compresi. Non ti ha fatto riflettere un giornalista americano sgozzato in diretta come un animale perché ebreo, gli spari ai bambini della scuola ebraica di Tolosa e quelli ai visitatori del museo di Bruxelles. Non hai avuto nemmeno un tremore per le torture inflitte al giovane commesso Ilan Halimi, sequestrato in uno scantinato di Parigi e ucciso in modo atroce, anche lui perché ebreo. Non hai memoria per la scia di sangue che ha attraversato gli anni ’50, ’60, ’70, delle stragi perpetrate ai danni degli israeliani per mano araba, una striscia di sangue che non si è mai arrestata. Strage di turisti davanti ai banchi dell’ELAL di Fiumicino, strage di atleti alle Olimpiadi di Monaco. Attentatori particolarmente solerti con i bambini come Stefano Tachè, il piccolo romano ucciso da un commando terrorista o i disabili come Leon Klinghoffer, gettato in mare con tutta la sedia a rotelle.

 

Ti sei però appassionato ai carnefici, a quelli che hai tentato e tenti ancora di giustificare in tutti i modi. Sei segretamente innamorato di coloro che ti hanno truffato e ti truffano ancora. C’è un’industria in palestina e tutto il medio oriente che lavora proprio per sfruttare questa tua debolezza: loro sanno che tu anziché cercare di capire e ricordare la storia, per te sarà più facile sospirare davanti ad una foto di un bambino senza scarpe che a quella di un giovane militare di leva. Sono abili a nascondere bene che ricevono milioni di euro che spendono in armi e i dirigenti palestinesi lavorano con la complicità di occidentali bene addestrati per comprare la tua a compiacenza, la tua compassione. Per comprarti usano tutto quello che è in loro possesso, perché nella propaganda sono senza scrupoli così come nel terrorismo. Usano foto false, immagini di altri conflitti e quando non hanno niente estorcono dichiarazioni false e fabbricano prove in laboratorio. Dimmi: hai mai visto la foto di una neonata israeliana sgozzata? E sai perché no? Perché per Israele la vita è sacra. E una battaglia mediatica non può valere la profanazione di un innocente. Nemmeno quando è tutto vero.

 

Ieri sera amico mio, mi sono sentito ancora più solo di quanto non mi senta di solito. Perché sento che coloro che sostengono il terrore contro Israele hanno messo a segno una delle più grandi vittorie. Con i corpi di tre giovani adolescenti ancora caldi, mentre in Israele si pregava nelle piazze e in palestina si sparava in aria per il giubilo, tu e il resto del mondo vi siete così affrettati a dirvi “preoccupati per la reazione di Israele” che vi siete dimenticati di dispiacervi. Persino di circostanza, per la morte di due sedicenni e un diciannovenne rapiti, uccisi a sangue freddo e gettati due settimane in mezzo ad un campo. Questa è la vittoria della barbarie sulla civiltà. E la tua scelta purtroppo, indica la parte dove hai deciso di stare.

Alex Zarfati

Mi permetto di aggiungere in calce a questo articolo di Alex, lo sfogo di Angelica Livne, una donna che da sempre lotta in prima linea per la convivenza pacifica tra ebrei e palestinesi:

Non ci sono parole solo la voglia di piangere, di gridare PERCHE’ PERCHE’ PERCHE’!!!!!!!!! Quanto si puo’ odiare? Quanto tempo si puo dedicare a programmare il male? A programmare distruzione? Quante energie ci vogliono per alimentare la voglia di uccidere, di assassinare a sangue freddo, di cancellare un altro dalla faccia della terra? Che imperversa nella mente di un uomo…se uomo si puo’ definire, mentre rapisce, uccide, finisce tre ragazzini a forza di sassate e poi li abbandona alla merce’ dei corvi, del sole incandescente…del nulla?
Ce lo siamo domandati davanti ai forni crematori di Majdanek. Ce lo siamo domandati dopo ogni attentato terroristico a Sbarro, al Caffe’ Moment, alla Linea dell’autobus 4, dopo gli attentati a Gerusalemme, a Tel Aviv, a Natania a Hedera! ma non abbiamo risposte….perche non si riesce a spiegare cio che non si conosce…

Già che ci sono, aggiungo anche il toccante articolo di Deborah Fait:

Ci hanno ammazzato tre figli.

Hanno trovato stasera I corpi di Eyal, Naftaly e Gilad. Li hanno trovati a Halul, vicino a Hevron, tra i sassi.
Li hanno ammazzati quasi subito, li hanno trasportati in un’altra macchina dopo aver dato fuoco alla prima,li hanno portati in un campo, hanno preso a sassate i corpi inerti dei nostri ragazzi e li hanno gettati sotti i sassi, uno di loro in un buco.
Li hanno ammazzati , non vedranno più il mondo intorno a loro, le loro madri, i loro fratelli. Erano solo tre adolescenti finiti nelle fauci del mostro palestinese.
Ci hanno ammazzato tre figli di Israele, l’angoscia attanaglia il Paese, si piange, non si può fare altro che piangere. Non esistono parole, cosa si può dire, cosa si può scrivere?
Alla notizia ho solo detto “Shema’ Israel”.
Ascolta Israele.
Ascolta. Tre tuoi figli, tre ragazzini innocenti, sono stati ammazzati dalle belve islamiche. Non avevano fatto niente, erano solo tre ragazzini ebrei, cari alle loro famiglie, studiavano, suonavano la chitarra, uno faceva buonissime torte, erano ragazzi con la vita davanti, tutta la vita, la speranza, i giochi con gli amici e i fratelli. Gli hanno tolto tutto e hanno lasciato orfani le loro mamme, i loro papa’, i loro fratelli.
Le belve islamiche palestinesi si sono saziate del loro sangue, belve, jene, bastardi maledetti e adesso festeggiano insieme ai loro simili italiani che vivono a Gaza o a Ramallah. Non si sa cosa accadrà adesso, il Governo deve decidere qualcosa e io sarei contenta che lo facesse di pancia, non di testa.
Vorrei che gli assassini e le loro famiglie e tutti quelli coinvolti rimpiangessero il giorno in cui sono nati.
Vorrei vendetta, si vendetta perchè la giustizia non può dire niente adesso. Taccia la giustizia!
Io voglio vendetta. Voglio che li prendano subito e li mettano in galera con 5 milioni di ergastoli, uno per ogni ebreo di Israele. Ma assassini non sono solo quelli che li hanno uccisi, assassini sono i milioni di palestinesi che nelle case, nei bar, nelle strade fanno festa.
Il Signore vendichi il loro sangue, dice la Tora’ e questo dobbiamo fare. Vendicarli perchè possano riposare in pace.
Cosa dice la ministra Mogherini? E la Ashton? E la Morgantini? E Mister Obama cosa dirà adesso? E tutti i maledetti sinistri che vogliono la Palestina al posto di Israele? Cosa dice la Zoabi? Come difenderà gli assassini?
Cosa dite adesso?
Guai a a dare a questi bastardi la Giudea Samaria e Gerusalemme! Guai!
Basta con il teatrino dei colloqui di pace, basta con due popoli, due Stati. Quali due popoli! Uno dei due non è altro che un enorme gruppo di assassini, terroristi e bastardi.
La vendetta sarà giusta soltanto se Giudea e Samaria torneranno a far parte di Israele e del Popolo di Israele e chi non vuole ha 22 paesi arabi dove andare. Non qui, non a casa nostra, non a casa del Popolo di Israele.
FUORI!
Ho appena letto che la persona di cui ho parlato giorni fa, tale Comizzoli, quella fotografata accanto a un forno mentre mostrava le tre dita, ha scritto sul suo blog “ adesso mi farò fotografare senza tre dita”.
Per completare lo schifo ho ricevuto oggi una mail mandata da ANONIMUS che diceva:
” Li faremo a pezzi, Ytbach Yahud”. Credevo fosse il solito messaggio di odio come ne ricevo tanti invece era un’ ‘informazione. ANONIMUS mi stava dicendo che li avevano uccisi e…. a morte gli ebrei.

Eyal, Naftaly, Gilad riposate in pace, che la Terra vi sia lieve. Possano le vostre famiglie sopportare tanto dolore.

E possa l’inferno colpire i vostri assassini.

Deborah Fait

54 thoughts on “Caro amico non ebreo, non far finta di essere triste (di Alex Zarfati)

  1. Un sol Dio ( Baruk Ashen Baruk)in cielo sta … sempre fu e sempre sarà…..
    Il modo di vedere le cose cambia ,cambia col tempo, con le prospettive, con gli eventi, ma il “Popolo eletto” sembra sempre deputato alla sofferenza, forse è il tipo di “elezione” che non abbiamo capito.
    Gli assassini vanno puniti, ma il male resta, il male non lo sappiamo estirpare.
    Forse tornando erranti, non più stanziali, riconquisteremo la pace, una pace effimera, come è sempre stata nei millenni, tra una persecuzione ed un editto…..
    Tutto questo nonostante che il Padre Abramo abbia insegnato che non si fanno sacrifici umani.
    Un triste abbraccio
    Giancarlo

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  2. Sai cosa credo, che c’è un problema alla base del tuo ragionamento.
    Io non sono ebrea, sono cattolica, anzi no in realtà non sono per nulla praticante, comunque tollero tutte le religioni.
    Quando ho sentito della morte dei tre ragazzi ho pianto egualmente come potessero essere ragazzi italiani, cattolici ebrei, avrei pianto allo stesso modo, in ogni caso.

    Io non riesco a capire tutto questo attaccamento alla nazionalità.

    Dici che fanno più pena coloro che non hanno scarpe e che ci siamo appassionati ai terroristi.

    Ovviamente il terrorismo è una piaga che affligge la società una vera e propria barbarie senza senso, ma quello che mi chiedo è giusto che questi siano stati privati di una casa e si aggirino nell’ombra, mentre i vostri ragazzi vanno in discoteca e poverini rischiano attentati di ogni tipo.

    Non capisco perchè parlare di tre figli di Israele morti ammazzati e non di tre ragazzi innocenti vittime di un odio ancestrale che non lascerà scampo, a nessuno.

    E l’articolo che ti sembra tanto bello a me sembra solo un inno alla vendetta, una scintilla che andrà soltanto ad alimentare il fuoco che sta bruciando tutti.

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    • Cara Skeria, intanto grazie del tuo intervento. Spero di riuscire a risponderti punto su punto, la situazione è talmente ingarbugliata che non è facile. Il tuo ragionamento non fa una grinza, e probabilmente sarebbe il mio se non vedessi – fossi costretta a vedere – le cose da un punto d’osservazione diverso.

      Preciso che non io, ma l’autore dell’articolo parla di figli d’Israele, e il perché è presto detto: è in quanto figli di Israele che sono stati presi e trucidati, non in quanto ragazzi qualsiasi. Secondo, non solo nessuno ha mai privato i palestinesi della loro casa ma anzi, Israele fornisce a Gaza elettricità, gas (e non certo nel senso in cui fu fornito a noi), acqua, beni di prima necessità, li cura nei propri ospedali e spesso salva loro la vita ma piuttosto, se ci sono persone private della propria casa che si aggirano raminghi quelli sono proprio i coloni ebrei che abitavano a Gaza prima che venisse evacuata per restituirla ai palestinesi nella speranza di pace. I tre ragazzi innocenti non sono stati vittime di un odio ancestrale nei confronti del mondo, o della vita, o dei giovani. Sono stati vittime dell’odio ancestrale verso Israele, trucidati perché figli di Israele. Inno alla vendetta? Dove lo vedi, scusa? I poi, se ti uccidono un figlio, perché mai “non starebbe bene” vendicarsi?

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    • Infatti se ho risposto è proprio perchè in realtà vorrei saperne di più sulla questione.

      Intanto come avevo già sospettato i ragazzi verranno vendicati, perchè Israele già ha avviato i bombardamenti e moriranno altre persone innocenti, quindi possiamo stare tranquilli e dormire serenamente, vendetta è stata fatta.

      Quello che mi fa innervosire è che effettivamente esserci dentro è molto diverso.
      E mi dispiace quasi che io ne possa parlare da fuori comodamente seduta nella mia stanza, e dare giudizi…mentre quella gente adesso sta veramente soffrendo, da entrambe le parti.

      Quello che vorrei con questa risposta non è esprimere giudizi a caso sparando a zero..non ho intenzione di fare discorsi patetici e ridicoli, e ipocriti, fini a sè stessi.

      lo non so tu adesso dove vivi e se la vivi in prima persona, cioè se abiti in Israele.

      Ma non vedi che è questo che conviene a tutti che è soltanto un gioco in cui siamo tutti delle pedine e continuare ad alimentare odio in questo modo non fa altro che peggiorare la situazione?

      Ti rendi conto di questo?

      E’ la stessa storia che si è verificata da poco in Italia per il calcio (motivazione del tutto idiota).
      Finale di Coppa Italia Napoli Fiorentina a Roma, un tifoso napoletano è stato ferito gravemente ed è morto in questi giorni.
      Io sono di Napoli.

      Certo mi è dispiaciuto, mi ha fatto rabbia, ma non condivido l’idea purtroppo diffusa che bisogni vendicarsi e fare agguati ai romani…

      Comunque quello che volevo dire è che a prescindere sentimenti come odio e vendetta non andrebbero alimentati.

      Altrimenti si innescano una serie di reazioni a catena che non portano a nulla se non morte e disperazione.

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    • Tu scrivi ” sentimenti come odio e vendetta non andrebbero alimentati.
      Altrimenti si innescano una serie di reazioni a catena che non portano a nulla se non morte e disperazione.” e io ti chiedo: “Qual è l’alternativa?”

      Ogni volta che Israele ha porto la mano quella mano gli è stata ignobilmente morsa, e allora non posso che condividere questa frase, che non è mia ma rende l’idea:
      “Se la Palestina deponesse le armi, finirebba le guerra. Se Israele deponesse le armi, finirebbe Israele”.

      Per capirne di più comunque ti consiglio di seguire qualcuno dei siti dedicati a questo argomento. Il mio blog non lo è, è un blog di miei pensieri e riflessioni, e ogni tanto, soprattutto in caso di eventi così gravi, i pensieri e le riflessioni riguardano anche la questione mediorientale, cui purtuttavia questo blog non è dedicato.

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  3. Qui sta il punto, Per un Ebreo, non ha senso porgere l’altra guancia, per i Cattolici è impossibile comprendere che non si può porgere l’altra guancia all’infinito.
    Se poi vogliamo addentrarci nella storia….. Non si capisce il motivo per cui non venga messo in chiaro il fatto che i territori ove oggi esiste lo stato di Israele, sono stati acquistati, anche se i Palestinesi fanno finta di non saperlo.
    Pensare che sia il mondo Islamico , sia quello Cristiano, riconoscono la “primigenia intuizione” al popolo “eletto”, e pertanto sia il Corano, sia la Chiesa Romana, hanno sempre escluso la possibilità di perseguitare gli Ebrei , come fossero un vecchio zio, al quale portare rispetto, pur considerandolo inadeguato ai tempi attuali. La storia ha dimostrato che gli intenti vennero disattesi quasi sempre , prima dai Cristiani, oggi dai Mussulmani (non tutti, tengo a precisare).
    Shalom
    Giancarlo

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    • I territori sono stati legalmente acquistati e quindi Israele li occupa legittimamente? E a chi vuoi che importi questo piccolo insignificante particolare? Sarcasmo a parte, non ho capito la tua affermazione “pertanto sia il Corano, sia la Chiesa Romana, hanno sempre escluso la possibilità di perseguitare gli Ebrei , come fossero un vecchio zio, al quale portare rispetto”, potrei chiederti di chiarirmela? Grazie Giancarlo, buona serata e shalom a te.

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    • Mi spiego: Sia i Cristiani, sia i Mussulmani, nacquero da una “costola” dell’Ebraismo, pertanto hanno giustamente portato rispetto verso il “Popolo eletto”. Dopo la diaspora iniziata nel 69 d.C. , gli Ebrei si sono diretti verso varie mete, ovviamente privilegiando dapprima quelle più vicine, poi via via sempre più lontane. A Roma la presenza degli Israeliti risale almeno al 50 A.C. , per cui i Romani non facevano molta differenza tra Cristiani ed Ebrei.
      Con l’evolversi della situazione, le persecuzioni contro i Cristiani, la nascita di una nuova Chiesa sempre più potente, Gli Ebrei vennero emarginati , quindi essi si raccolsero in comunità distinte, esponendosi così alla possibilità di essere esclusi dalla vita sociale comune, e accusati di DEICIDIO dai Cristiani, che a quel punto erano divenuti potenti ed arroganti.
      Per i Mussulmani il discorso cambia, infatti nel 7° secolo, quando nasceva la religione , Maometto ebbe l’intuizione di fondere varie religioni presenti nel mondo Arabo, ivi compresa quella cristiana ( probabilmente ancora allo stato proto-cristiano) e quella Ebraica, mantenendo fermi alcuni punti : Un solo Dio, il capostipite della fede (Abramo), e la primigenia dei fedeli (gli Ebrei – il popolo eletto). Infatti Gesù fu considerato il più grande Profeta prima di Maometto, e la stirpe Mussulmana viene fatta discendere da Ismaele, figlio anch’egli di Abramo , concepito con la schiava di Sara ( che pareva non potesse procreare). Gli Ebrei convissero pacificamente con i Mussulmani per molti anni, li seguirono fino alla Spagna….
      Non voglio fare lezioni di Storia. Desidero solo chiarire che le motivazioni per persecuzioni verso gli Ebrei hanno radici antiche per i Cristiani, ma molto recenti per i Mussulmani, Spero solo che non debbano durare 1700 anni, come è avvenuto nel mondo Cristiano.
      Un abbraccio
      Giancarlo

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  4. Forse tanto odio e tanta diffidenza vengono proprio dalla “elezione” di cui scrive GianPiccoli… e i tre poveri ragazzi trucidati sono solo le ultime vittime.
    Le religioni, quando portano odio e divisione, quando, e non mi riferisco alla vostra religione, hanno lasciato nel loro passato e ancora lasciano nel presente, scie o fiumi di sangue, hanno fallito il loro compito… non sono un dono, ma una maledizione.
    Alle fiamme o nell’oblio allora ogni “libro sacro”!
    Ma, a prescidere dalle mie considerazioni, frutto magari di un approccio superficiale, nello specifico, nell’orribile e ingiusta fine dei tre ragazzi, forse interviene anche un’educazione (se questi praticavano l’autostoppismo e a ciò è ricollegabile il rapimento) che troppo ha instillato in loro la fiducia verso il prossimo se non verso il nemico, rendendoli troppo poco diffidenti, troppo, sciaguratamente, aperti e indifesi.
    Peccato, anche perché la loro fine sarà stata probabilmente inutile, e neppure vi sarà la consolazione di poter dire che di essa qualcuno in qualche modo si sarà giovato.

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    • Già, hai ragione, la fiducia cui i giovani sono abituati all’interno di Israele non dovrebbero valicare i loro confini… l’abitudine a essere una grande famiglia potrebbe rivelarsi una brutta abitudine in luoghi diversi.

      Enrico, Gilad Shalit non faceva l’autostop. Neanche Stefano Taché e suo fratello facevano l’autostop. E nemmeno gli atleti israliani uccisi alle Olimpiadi. Non avevano in comune il fatto di fare l’autostop. Non avevano in comune null’altro che l’essere ebrei. Forse un giorno il mondo capirà che il punto è questo e smetterà di girarci intorno e di cercare di raccontarsi un’altra cosa.

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  5. Appena letta la notizia ho pensato a te e ho pianto per questo ennesimo orribile delitto. Difficile prendere una posizione, per chi non è come te ferrata su certi argomenti, sentendo entrambe le campane. Facile, però, è provare pena e rabbia allo stesso tempo per delle vite spezzate. “Pace” è una parola che sottintende soprattutto l’intelligenza delle persone che dovrebbero combattere per ottenerla (mi riferisco a “quelli che contano”, non alla gente comune), mettendo da parte la rabbia, le rivendicazioni, le vendette, l’odio ma soprattutto la convinzione di essere migliori rispetto ad altri.

    Un abbraccio.

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  6. Ho sempre pensato che la diplomazia non serve ad un cazzo , che la politica sia mero esercizio lessicale.
    La vendetta è inutile.
    Dichiarate guerra e fate tabula rasa, non credo che piangero i palestinesi morti.

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    • Per me nipote di partigiani, il concetto è diverso. Quando si viene attaccati si ha il diritto di difendersi. Per il nemico non ci può essere rimorso.

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    • Sì, ma il nemico bisogna ben individuarlo, non si può andare per categorie. Con questa premessa sono chiaramente d’accordo con te, anzi, tu dici “Quando si viene attaccati si ha il diritto di difendersi”, mentre io penso si abbia il dovere.

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    • Caro Spuga, io non so da che parte tu stia, ma già non ci piacciono i bombardamenti, figuriamoci a tappeto. Certo, la guerra, se uno è costretto a farla, non la fa coi violini tsigani, e sono convinto che se uno è chiamato alla guerra debba farla con tutte le sue forze e con grande dispiegamento di ogni mezzo, ma la guerra rimane un’azione dolorosa, che stermina innocenti, e chi stermina innocenti a cuor leggero è un mostro, di qualunque colore sia.

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  7. Tre ragazzi di 19 anni, rapiti mentre facevano l’autostop e ammazzati. Ebrei, tunisini, pakistani, coreani, italiano, tedeschi, americani che fossero, creano in me turbamento e dolore.Uccisi, poi, per ideologie politiche, religiose, storiche, ma anche se fosse stato per soldi, per amore, per capriccio, per mafia, per tutto ciò che vuoi, erano tre ragazzi di 19 anni, cazzo! Tre ragazzi che i loro genitori aspettavano per cena! Vergogna al mondo!

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    • Cara Ili, solo uno dei ragazzi aveva diciannove anni, gli altri due ne avevano sedici. A sedici anni neanche si può votare, non si è considerati maturi per avere un’opinione politica, per poter decidere… non so se è chiaro quello che intendo.

      Sì, vergogna al mondo, hai detto bene, non so se ci fai caso, ma persino qui da me qualcuno sta sottintendendo che dovremmo porgere l’altra guancia, o quantomeno sorvolare…

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  8. Non fingerò di essere triste, perchè in realtà sono dolorante, tre lame hanno inciso il mio cuore di madre, di donna che ama la pace, di donna che crede ancora che l’amore sia possibile.
    Ti abbraccio (loro li ho già abbracciati il primo giorno che sono scomparsi).

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  9. Sempre per i propugnatori del “peace&love” e sostenitori del “porgi l’altra guancia”, riporto questo post letto su fb:

    La madre di uno dei presunti rapitori:” Se è stato mio figlio sono fiera di quello che ha fatto”.
    La madre di uno dei ragazzi uccisi:” Vi prego, accantonate l’odio e pregate per mio figlio e gli altri ragazzi”.

    Trova le differenze.

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  10. Carissima amica, la terribile notizia del ritrovamento dei corpi dei ragazzi, che è significata soprattutto che erano stati uccisi, mi ha fatto pensare subito a te, mi ha fatto sentire vicino!
    Che dire, anche leggendo i precedenti ricordati negli articoli che hai postato, se non provare profondo orrore e lo sdegno di uno che da sempre ha fatto la sua scelta di campo, in questa vicenda che vede popoli contrapposti, troppo diversi su aspetti fondamentali, per immaginare una possibile coesistenza pacifica, se non civile.
    Concordo sul fatto che c’è tanta ipocrisia in giro, questa sarà un’ulteriore occasione per dimostrarlo.
    Un abbraccio di fraterna vicinanza a te e ad ognuno di coloro che piangono questa nuova barbarie e l’inutile spreco di tre giovani vite, ad iniziare dai loro cari!

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  11. E’ una fortuna che al mondo vi possano essere diversi punti di vista.
    http://www.repubblica.it/esteri/2014/07/02/news/grossman_per_combattere_il_terrorismo_bisogna_sostenere_abu_mazen-90502635/
    Parafrasando quanto hai scritto sopra “Se la Palestina deponesse le armi, finirebbe le guerra. Se Israele deponesse le armi, finirebbe Israele”, fondamentalmente sono d’accordo.
    Però ti chiedo cosa ne pensi di questa:
    “Se la Palestina deponesse le armi e Israele deponesse il suo senso di superiorità, forse la guerra finirebbe prima”.

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    • Certo, hai ragione, la guerra c’è per il senso di superiorità di Israele e, come ha detto qualcuno sul blog di Alex, per articoli come questo.
      Le bombe e gli attentati sono picciole cose al confronto, e sicuramente non possono essere valido motivo delle reazioni israeliane.

      Ti ci vorrebbe il Contadino della Galilea, con uno speciale ringraziamento anche per questa belle idee….

      Scusami Aquila, non dimentico la nostra antica amicizia, è che l’efferata quanto gratuita uccisione di questi tre ragazzi, con tanto di vilipendio di cadavere (quando li hanno trovati erano a brandelli) ha decisamente abbassato la mia soglia di tolleranza.

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    • Ti voglio aggiungere questo post prelevato da fb:

      “INFAME,SPREGEVOLE,IGNOBILE!

      Uno studente arabo-israeliano dell’istituito Technion di Haifa ha postato ieri sulla sua pagina Facebook un messaggio di giubilo per l’omicidio dei tre ragazzi israeliani. “Punteggio: 3 gol per la squadra nazionale nonostante la sua assenza alla Coppa del Mondo palestinese!” ha scritto, accanto alle foto dei tre adolescenti assassinati. Peretz Lavie, presidente del Technion, ha rilasciato una dichiarazione in cui definisce “ignobile e spregevole” il messaggio postato, aggiungendo che l’università è “determinata a esaminare attentamente il caso e prendere i provvedimenti opportuni contro la persona che se ne è resa responsabile”.

      Io credo che se Israele nutrisse davvero senso di superiorità nei confronti del prossimo certa gente nelle proprie università non ce le farebbe entrare. Anzi, sai che nuova c’è? Hai ragione. Si credono il Padreterno, che può essere umano e misericordioso al di sopra di tutto, e non hanno ancora capito che gli esseri umani non se lo possono permettere. Spocchiosi, spocchiosi israeliani, che pensano di poter allevare la serpe in seno senza che questa li morda! Che si credono, invulnerabili?

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  12. Non cado nel tranello.
    “Rielaborare” le idee dell’altro a proprio uso e consumo è il primo passo utile se non per la guerra, almeno per porre le basi della reciproca incomprensione.
    Io non ho scritto (e non penso) che “la guerra c’è per il senso di superiorità di Israele”.
    La guerra c’è stata, c’è e ci sarà per tanti altri motivi. Perché c’è chi sulla guerra ci “soffia sopra” per interessi propri, perché solo con la guerra giustifica la propria esistenza.
    Non dimentico le parole della Fallaci sui palestinesi e sulle loro responsabilità di non aver saputo (o voluto) cogliere le opportunità di pace che pure vi sono state.
    Uno Stato palestinese autonomo e democratico sarebbe stato e sarebbe una minaccia per i paesi arabi del “circondario”, che di libertà e democrazia ne conoscono ben poca, non certo per Israele.
    Le organizzazioni palestinesi hanno commesso enormi errori e hanno enormi responsabilità, ma anche dall’altra parte ci sono andati con il piede pesante.
    Ci sono i momenti di rabbia, di dolore, di bassa tolleranza, ma poi occorrerebbe guardare lontano, soprattutto da parte di chi detiene le leve del potere.

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  13. Posso scrivere una provocazione (che deriva in parte dal mio modo di pensare e da una conoscenza delle origini del conflitto molto superficiale, sia chiaro, non voglio assolutamente essere irrispettoso nei confronti di nessuno)?
    Quanto incide in questo la religione? Cioè quanta colpa ha?
    Io penso parecchia, forse troppa.
    Fossi Dio, (non importa da che parte sto, anche perché dovrei, essere super partes), per il bene del mio popolo (ma forse per il bene e basta) allora preferirei di gran lunga non esistere.
    (Ergo, se è essere perfetto non esiste)
    Ho una mia personale idea della religione. Personalmente è una speranza. Ma non condiziona la mia mente, che è piuttosto razionale.
    Ritengo che il numero di divinità sia sempre stato inversamente proporzionale alla condizione di conoscenza dell’uomo. C’era un tempo in cui avevamo un Dio per ogni risposta che non sapevamo dare. Per il fuoco, i fulmini, le malattie.
    Poi pian piano abbiamo cominciato a dare risposte. E molti dei, semplicemente, non hanno più avuto senso di esistere, e sono pian piano svaniti.
    Ne sono rimasti ancora. Abbiamo ancora domande a cui non sappiamo dare risposte, per fortuna. E abbiamo bisogno di regolamentarci, di avere l’idea di una specie di genitore saggio pronto a punirci se sbagliamo.
    Ma se per un attimo provassimo a pensare che non esiste nessuno, che siamo frutto di una mera combinazione di atomi, o al limite che se mai c’è qualcuno di onnipotente ed eterno non è così gretto e stupido da interessarsi ad uno sparuto gruppetto di animali viventi per giunta per poco, in uno sperduto puntino di una galassia inutile, che non fa altro che lamentarsi e perdere tempo in egoistiche suppliche, allora mi verrebbe da dire che senso avrebbe tutto questo, che senso avrebbe immolare la propria vita e farsi esplodere in un attentato per non finire in nessun paradiso popolato da vergini, che senso avrebbe sprecarla in ottuse penitenze, che senso avrebbe (perdonatemi) anche il popolo eletto.
    Siamo l’oggi. Non siamo l’odio dei nostri padri. L’odio, l’incomprensione non sono malattie ereditarie. Siamo persone. Occhi, mani braccia, esperienze, sogni, parole, emozioni.
    Persone, non popoli, non razze. Persone. Il resto non conta.
    Potremmo essere superiori a qualsiasi Dio, a qualsiasi ideologia malata.
    Ed ho profondo rispetto per il dolore della morte di qualsiasi figlio di qualsiasi genitore. Perché mi ha solo sfiorato con il velo una volta e non dimenticherò mai le sensazioni di strazio.

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    • Perché provocazione? Come potrei non approvarti, a parte la piccola differenza che io sono credente, ma il credere è pur sempre fede e non certezza.

      Un abbraccio.

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  14. Finché ci saranno amici EBREI e NON EBREI, NOI e LORO, ci saranno sempre le basi per altri uccisioni. Sottolineare le differenze è il primo passo necessario per odiare.

    Se un popolo, o anche solo una persona, pensa la morte di un’altra, o la festeggia, o la auspica, ma veramente, non per modo di dire, allora il mondo fa ancora un poco schifo.

    Non credo che uno (EBREO o NON EBREO, NOI o LORO) si alzi la mattina e sia contento di andare a rapire o uccidere una persona. Uccidere per il gusto di farlo non è scritto nel nostro DNA. La maggior parte degli uomini non lo fa. Un essere umano lo fa perché è stato educato a farlo. Perché non ha un futuro. Perché non può vivere. Perché non ha mai visto altro che lotta e sopraffazione. I carnefici hanno molto in comune con le vittime da questo punto di vista.

    Non si tratta di negare responsabilità o le differenze o la storia. Tutte cose da sottolineare. Ma non prima di aver trovato le cose in comune fra NOI e LORO, fra EBREO o NON EBREO. Quando non ci saranno più NOI e LORO, EBREI e NON EBREI, potremo valutare le responsabilità, scrivere la storia e valorizzare tutte le nostre diversità. Valorizzare, però. Non utilizzarle per odiarci meglio.

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    • Carissimo Uomo e Padre, nonostante tu sia un mio antico lettore, e nonostante il tuo intervento sia ispirato a pensieri di pace e solidarietà umana, a leggerlo mi è montata una rabbia, ma una rabbia che non ti dico, perché davanti a un’analisi così semplicistica, che veramente mi cadono le braccia. Parole come le tue fanno sentire molto soli.
      Cercherò di risponderti. La maggior parte degli ebrei della diaspora, me compresa, tenderebbero a dimenticare le proprie origini e ad essere completamente assimilati. D’altra parte, dopo duemila anni che viviamo in un posto, come ci dovremmo sentire, se non parte integrante di quel luogo, della sua storia, cui abbiamo indubbiamente partecipato, e della sua cultura? Poi scopri che invece il resto del mondo ti addita come diverso, e non manca modo di ricordartelo a ogni piè sospinto. Ti costringono a prendere atto di un’identità – che molti addirittua rifiutano con violenza – e una cosa imparerai presto: che per queste tue origini sarai additato, discriminato, e che addirittura esiste un terrorismo che vuole uccidere proprio te, ovunque tu sia, sulla base di questa tua origine.
      Ergo, caro Uomo e Padre, noi non facciamo la differenza, ma siamo semplicemente chiamati a prendere atto che siamo considerati diversi, siamo chiamati a prendere atto che non possiamo dimenticare le nostre radici, e allora con quelle radici si crea per forza un rapporto, di amore, di odio, di qualsiasi altra cosa, ma l’indifferenza non ti è concessa.
      Quando sai che anche andare a pregare in sinagoga (vedi per esempio l’attentato a Roma del 1982) è pericoloso, poi i perché cominci ad approfondirli, cominci a chiedere se hai delle colpe, e se non ne hai, ti chiedi se le ha il popolo cui giocoforza appartieni, o perché lo senti o perché la discriminazione ti obbliga ad appartenervi. E allora scavi, t’informi, entri in una storia che diventa – o torna ad essere – tua. Le differenze le vedi perché ti costringono a vederle, perché siccome tutto il mondo ti lega alla gente della tua stessa origine, ci stai ben attenta se fa qualcosa che non va, e per contro sei orgogliosa se invece fa qualcosa di nobile. Poi ti rimproverano anche questo, del perché, pure se sei italiano, americano, olandese, ti senti parte di un popolo virtuale, etc. etc. etc. La risposta è che per qualcuno è una scelta, altri si rendono conto che la scelta è obbligata, che il mondo una scelta diversa non te la permette, se non quella ignobile del rinnegato (e, a volte, neanche questa funziona per salvarsi da discriminazioni, persecuzioni, etc.).

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  15. @diemme
    “nonostante il tuo intervento sia ispirato a pensieri di pace e solidarietà umana, a leggerlo mi è montata una rabbia, ma una rabbia che non ti dico, perché davanti a un’analisi così semplicistica, che veramente mi cadono le braccia. Parole come le tue fanno sentire molto soli.”

    Mi rendo conto della cosa. Ne sono consapevole.

    La mia non è un’analisi. Non ci sono fatti storici o sociali. Nessuna analisi religiosa, semmai un’analisi psicologica. Dico: chi ci sta davanti è il nostro specchio. L’ho imparato sulla mia pelle. Se amo sono amato, se discrimino sono discriminato, se gli altri non mi capiscono, io non capisco gli altri, se mi giudicano, io giudico gli altri. C’è l’eccezione, certo. Che non è una vera eccezione. Semplicemente ci sono realtà che non ci appartengono e le lasciamo volentieri dove sono senza rimpianti. Ma la regola è questa.

    Questa “regola” vale a tutti i livelli, personale, sociale e religioso. No, non ci salva dal caso e dalle ingiustizie. Posso amare fin che voglio, ma se mi trovo nel posto sbagliato nel momento sbagliato, muoio anche io contro un atto terroristico. L’unica speranza è che chi mi è stato vicino si sia accorto che non ho mai usato NOI e LORO.

    Ho una memoria che fa schifo e la mia passione non è la Storia. Ma sono abbastanza vecchio per aver letto articoli, libri, testimonianze, blog e visto film sul tema Israele – popolo ebraico – Palestina. Non ricordo i dettagli, ma la regola dello specchio è sempre stata presente. Ben pochi avevano (hanno) la lucidità di vedere la drammaticità e l’assurdità di questa situazione.

    Quello che dico lascia soli, certo. Non è empatico, né consolatorio. Anzi, fa un po’ paura, perché se avessi ragione (ma non è detto, eh!) ti metterebbe in qualche modo nella parte dei responsabili di queste sciagure. (v. poi) Ti girerebbero le palle. Tu non sei responsabile di nulla! Qui ti capisco. Ci sono passato: un giorno mi sono accorto che quello che mi era capitato era lo specchio di quello che avevo fatto. (Era una più semplice rottura di matrimonio, ma la rabbia era comunque a mille! Io ero innocente! Eh, magari!)

    Passata la rabbia (la bestia nera!), passati gli eventuali sensi di colpa, ridimensionati gli eventi e le responsabilità (no, non ho mai pensato che tu sia responsabile delle tensioni israelo – palestinesi, non sono così sciocco), nel remoto caso io abbia detto cose sensate anche per altri e non solo per me, preso atto degli specchi che hai (abbiamo) di fronte, le cose ti (ci) appariranno in altro modo.

    Un abbraccio, diemme.

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    • Caro U&P, anche questa tua replica, per la verità mi sembra semplicistica.
      Davvero, mi dà tanto l’idea di quelli che hanno letto quei manuali americani del tipo “Come cambiare la tua vita in 30 giorni”, che poi pontificano che “Non ti vuoi abbastanza bene”, e “se veramente vuoi il tempo lo trovi” “se vuoi puoi” e compagnia cantante.

      Indubbiamente il nostro atteggiamento predispone gli altri in un modo piuttosto che un altro, ma non è che con il nostro atteggiamento tanto buono e disponibile possiamo trasformare gli altri in santi infilzati, anzi, la gente viene spesso fregata, derubata e uccisa proprio per abusando della sua buona fede. Gli altri NON sono il nostro specchio, gli altri sono quello che sono, ed esiste la follia, l’ideologia, l’istinto sanguinario, etc. etc. etc. Credere in quello che dici tu significa pensare che un leone o una tigre non ti sbraneranno perché tu sei vegetariano. Francamente, beata ingenuità fino a che non siamo chiamati a pagarne il conto o, peggio ancora, altri sono chiamati a pagare il prezzo della nostra improvvida esposizione.

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    • Aggiungo: quando io parlo di NOI e LORO, contrapponendo un certo tipo di cultura a un’altra, parlo per l’appunto di culture, non di persone. Come saprai, visto che mi segui da un po’, io sono una fiera sostenitrice della responsabilità personale, e per me una qualsiasi persona, qualunque ne sia la provenienza, può essere chiunque, dalla più nobile d’animo alla più ignobile, passando per tutti i gradi intermedi.

      Faccio salvi i bambini, tutti i bambini del mondo, che sono innocenti senza bisogno di dimostrare niente, salvo il fatto che possono essere vittime di coercizioni e indottrinamenti.

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  16. @diemme

    Chi ha parlato di cambiare gli altri col proprio buonismo? I truffatori mi sono capitati davanti. Ma non è che sono restato lì a farmi fregare ad libitum. Mi sono comportato correttamente come sempre. Denunciato quando potevo, scappato appena ho potuto.

    Chi ha parlato di mancanza di responsabilità personale? Se il mio interlocutore non mi vuole ascoltare, io posso essere il Dio della Comunicazione, ma non ho nessuna speranza di essere ascoltato.

    Quello che ti dico mi è costato tempo, fatica e tanto denaro, non è frutto di manuali americani. Quello che ho da dire potrebbe non essere adatto a te. Potrei non essere così bravo a spiegarmi come vorrei. Sarà per un’altra volta.

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    • Tu prova a dirlo lo stesso, io non sono una che non vuole ascoltare. Magari è altamente probabile che rimanga della mia idea, ma ascolto sempre volentieri, quindi tranquillo! 🙂

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  17. Cara Diemme, tu sai che io ho chiuso il blog ormai da qualche mese (forse un giorno lo riaprirò, chissà), ma ogni tanto passo comunque a leggere i post degli amici che mi seguivano e seguivo e ai quali mi ero particolarmente affezionata e che considero tali anche ora che io non scrivo più!
    Io non sono ebrea, sono cristiana cattolica, non o pochissimo praticante, o forse non sono niente, ma questo ha poca importanza, ma con questo mio commento volevo solo comunicarti che io la penso esattamente come te, così l’ho sempre pensata e sempre la penserò. Non tollero questo accusare sempre Israele, non so il perché ma per me è così, nonostante io sappia molto poco sulla mia e la tua religione e men che meno su quella mussulmana, come ne so poco o niente sulla proprietà dei vari territori. Ho letto anche tutti i commenti e ti assicuro che mi sono sempre trovata molto più d’accordo con te che con gli altri.
    Tu sai che io sono sincera, anche perché dire una cosa al posto di un’altra, almeno in questo contesto, ovvero qui sul tuo blog, non me ne va e non me ne viene.
    Odio le guerre e le violenze da qualsiasi parte arrivino, soprattutto quando toccano persone innocenti e indifese, ma permettimi di sdrammatizzare un po’ su tutte queste tristissime vicende, dicendo: quanno ce vò ce vò!!
    Odio i buonisti, quelli che dicono di perdonare sempre, di capire ecc. ecc. io quello di porgere l’altra guancia mai l’ho fatto e, credo, non lo farò mai!
    Un abbraccio
    Marta

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    • Grazie Marta, sei tanto cara.

      Anch’io di questo buonismo da salotto non ne posso più, fa presto la gente a dire a Israele che deve lasciarsi bombardare senza reagire, vorrei vedre ci fossero loro sotto i razzi, i missili, ma fosse pure solo i sassi tirai sulle macchine sulle strade, che pure non poche vittime hanno mietuto. Hai sentito di quella ragazza ebrea,diciannove anni (!), uccisa da un tassista arabo mentre si recava a un colloquio di lavoro? Ma chi potrebbe vivere così? Eppure tutto il mondo da Israele lo pretende. Quanto vorrei vedere questi pacifinti nella stessa condizione, vorrei proprio toccare con mano la loro coerenza! Per quanto poi riguarda le vittime a Gaza, ti rimando al link all’adnkronos che ho appena postato in risposta a Sergio. Grazie per la tua solidarietà!

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  18. Caro amico ebreo, ti sbagli. Non mi pare giusto il tuo rimprovero. La mia non è soltanto una finta. Lo so, vorresti vedermi implicare ancor di più. Ma proprio da qui deriva la mia tristezza. Vorrei dirti, caro amico….
    Vorrei dirti che sono stanco. Ho cercato di sostenerti, di starti accanto, di combattere per la tua identità. Ma a te non è bastato. Tu lo sai. Ho sempre sostenuto che soltanto la pace può mettere fine a tutto ciò. Ma diciamocela chiaro. Ne TU ne L’ALTRO non avete voglia di fare questa maledetta PACE.
    Ricordi?
    Quante volte vi abbiamo messo ad una tavola davanti uno ad altro? E vi siete sempre alzati con lo stesso risultato?
    No. Ti prego non dirmi che tu sei “speciale”. Che non desideri affatto lo scontro tra te e l’altro,quando le tue azioni sono contrarie alle parole. Basterebbe, guardare la elezioni politiche. Basterebbe lo ripopolamento delle enclave. Vince sempre chi promette più guerra. Non giudicarmi male, caro amico ebreo. Non sono contro di te. Ma non posso essere nemmeno contro LORO.
    Pensa un po, caro amico, se oggi sono odiato da quella parte di mondo e anche perché mi sono dichiarato amico aperto di te, caro ebreo.
    Ed oggi, tu mi rimproveri di falsità, lo merito io forse?
    Non credi invece che la mia tristezza, la mia stanchezza, la mia delusione o passività deriva dal fatto che non so più cosa dovrei combinare per aiutare. La mi a IMPOTENZA.
    In che modo potrei venirti in aiuto. Hai tu forse la soluzione? Sapresti forse quale sarebbe la ricetta per disarmare questo litigo perenno? Credi che la via che hai preso tu (e dall’altra parte lui) e quella migliore? Hai mai pensato che cosi non c’è futuro? Che non si può costruire niente sopra l’odio?
    Io non credo, caro amico ebreo. Non credo affatto.
    Perciò….. permettimi di essere ancora triste.

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    • Sì, sii triste. Io invece sono incazzata, perché la tristezza è un lusso che in questo momento non ci si può permettere.

      Ti trascrivo un intervento pubblicato pochi minuti fa su fb, sempre da Angelica (mi permetto di riportarlo perché è pubblico):

      Volevo solo raccontarvi, da qui, da Israele, da un kibbuz, che da quando stamattina e’ iniziata la tregua, Hamas hanno mandato 80 missili su tutta Israele. Spero che qualcuno sia contento come noi che i nostri bambini dall’eta’ di tre anni sanno andare in un rifugio quando si sente l’allarme e che un ragazzo ha inventato l’Iron dome…per bloccare i missili che ci arrivano a pioggia….Un israeliano non ha mani, organi, membra,
      sensi, affetti, passioni,
      non s’alimenta dello stesso cibo,
      non si ferisce con le stesse armi,
      non è soggetto agli stessi malanni,
      curato con le stesse medicine,
      estate e inverno non son caldi e freddi
      per un israeliano come per un palestinese?
      Se ci pungete, non facciamo sangue?…..parafrasando Shakespere sul Mercante di Venezia!

      Siamo stufi di subire ed essere additati come criminali, siamo stufi che ci venga fatto ogni addebito (persino un bambino – presumibilmente tedesco – con la varicella indicato come vittima di una bomba al fosforo israeliana!)

      Pensavo che la cosa peggiore fosse essere vittime. Poi, proprio gli ebrei, mi hanno detto che c’è qualcosa di peggio. Mi hanno detto che, nell’olocausto, è stato meglio essere vittime che non carnefici. Oggi sono nella situazione peggiore: vittime accusate di essere carnefici, con tutto il mondo che finanzia le armi che la controparte sparerà sulla loro testa. Francamente è un argomento su cui sono molto suscettibile, non ho nessuna pazienza, e chiedo scusa agli israeliani di non aver capito prima perché s’inalberavano, a mio ingenuo avviso troppo rapidamente, quando si toccava gli argomenti.

      Siamo stufi di non poter vivere tranquilli in nessun posto del mondo, semplicemente per nascita. Siamo stufi di venire accusati di tutti i crimini del mondo, passati, presenti e futuri, da un mondo con gli occhi chiusi sui veri crimini e sui veri criminali (non mi sto riferendo ai palestinesi, sto facendo un discorso generale). Siamo anche stufi della manipolazione delle notizie da parte dei media (e tu ne dovresti saper qualcosa, nel tuo piccolo: ti ricordi il negozio di quel rumeno innocente, cui venne dato fuoco perché rumeno? Non era forse da attribuire al modo in cui i tg danno le notizie, tipo “rumeno violenta quattordicenne”?). Ora devo scappare, torno e concludo.

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  19. La guerra non è un rimedio. Ogni attacco risposta come rappresaglia non è che un motivo in più per loro di continuare la lotta. Non è questa la soluzione. Quello che voglio io dire è che se il mondo “di fuori” ha deciso di guardare impassibile è – non perché sarebbe manipolato da qualche foto farsa hamasiana – ma perché nemmeno dalla nostra sponda non vede la voglia di soluzionare. Tutto si dovrebbe fare con delle concessi. Da una parte e dall’altra. Paradossale fare una guerra nel nome di un Dio che….. sia lo stesso. Da entrambe le parti.
    P.S. So di arrabbiarti con le mie parole D. Ma io vorrei che nello stesso tempo capisci anche “noi”.
    I “non ebrei”.

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    • No, non mi arrabbio. Tutte le soluzioni sono bene accette. Salvo che il popolo d’Israele sparisca dalla faccia della terra, mi sembrerebbe politically uncorrect.

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    • Israele le concessioni le ha fatte. Potevano tenersi Gaza, lasciarci tutte le infrastrutture che erano state lasciate, lasciarci le serre, e usare quel territorio per vivere liberi e felici, investendo il denaro internazionale (miliardi di dollari!) in pane e strutture, e non in missili!

      A proposito, questa storia dei “razzi costruiti artigianalmente”, che poi si rivelano essere missili a lunga gittata che colpiscono anche le parti più lontane di Israele non ti dicono niente? Questo embargo così terribile che non fa passare neanche un’aspirina o un foglio di carta mi sembra molto pogo “embargoso” quando si tratta di far passare le armi. Da dove passano secondo te? Quante ne passano coi convogli umanitari? Quante con i tunnel?

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  20. Cara D. Mi è difficile trovare spiegazioni per come è quando arrivano tutti questi arsenali nelle mani “dei altri”. E’ abbastanza ovvio che “i nemici” del popolo ebreo hanno alle spalle un intero popolo arabo indottrinato e pronto a finanziare “le guerre sante”. D’altronde, anche se sono un ignorante in materie di storia contemporanea di Israele, sono sicuro che anche il suo popolo non avrebbe avuto nessuna possibilità di sopravvivere senza un minimo d’aiuto.
    Nessuno di “noi” accetterebbe una sparizione del popolo ebreo, questo è chiaro. Ma non possiamo nemmeno metterci di nuovo al tavolo delle trattative se le parti non hanno intenzioni reali nel fermare lo scempio.

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