Grande Costanza, grandissima B.Bianchi!

Genitore Mamma

Oggi Costanza Miriano ha pubblicato su fb quest’immagine con questo commento:

Voglio diventare amica di questa genitore 1 che ha così coraggiosamente firmato il documento scolastico del prodotto del suo concepimento.

Bellissima l’ironia sul modo “politically correct” di chiamare un figlio “prodotto del concepimento”: ma che vadano a c….

Evviva la mamma “conservatrice”, e vai col sostegno a chi del politically correct ha piene le tasche!

PS: Post scritto in trenta secondi mentre stavo uscendo, mi riservo di tornarci su per aggiornamenti successivi  😉

62 thoughts on “Grande Costanza, grandissima B.Bianchi!

    • No, non è una questione di forma, il padre è padre e la madre è madre, e mi sono rotta l’anima delle minoranze che vogliono far passare per anomale le maggioranze! Loro non vogliono essere discriminati, e hanno straragione, ma ci mancherebbe che alla fine i discriminati siamo noi!

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    • Possiamo sempre trasmettere il messaggio, dare un piccolo suggerimento a chi i figli a scuola ce l’ha ancora, e si vede presentare ” il documento scolastico” (che pure chiamarlo “pagella” non è politically correct” 😯 ) con scritto “genitore 1” e “genitore 2”.

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  1. Eh no, cara Diemme!
    La mia invece è una voce fuori dal coro (e anche dall’orchestra)!
    Io sono per individuare i genitori con un codice, meglio se un codice a barre!
    Così non c’è neanche più bisogno della firma.
    Ci si passa sopra il lettore, si attende il beep e il gioco è fatto!
    Siete arretrate voi… ancora ottocentesche… quasi medievali… :mrgreen:

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    • codice a barre? c’era un posto in Polonia dove i codici li tatuavano ma la gente la’ non era molto felice. C’erano altri posti simili in Germania e pure li avevano vestiti un po dimessi e tatuavano sempre codici. Ma anche li non erano tanto felici…. piano piani arriviamo a mettere i codici a barre sottopelle… saremo felici o avremo le stesse facce di quelli in Polonia?

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    • Io credo che ci sia gente che si stima poco, e ha scambiato la “normalizzazione” per efficienza. Il tuo esempio non mi sembra appropriatissimo, ma certo il livellamento, la massificazione, la spersonalizzazione, sono armi subdole, che spesso si fanno passare per democrazia…

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  2. Aggiungo anche la mia ammirazione al gesto di questa mamma! Ora che l’inverno sembra per metà autunno e per il resto un po’ di primavera, segno che la natura si sta ribellando a come la stiamo riducendo, è ora che ci ribelliamo pure noi a queste tendenze, che sviliscono i valori più sacri della vita. Ma certa gente pensa che il mondo abbia futuro con uteri in affitto e spermatozoi acquistati al mercato? Brava Diemme a porre con la tua solita chiarezza questo argomento! Un abbraccio e buon weekend!

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  3. Ne ho anch’io le scatole piene di tutto il politically correct che viene sfornato continuamente. Ma abbiamo un po’ di coraggio a chiamare le cose come stanno senza sempre farsi problemi di non urtare la suscettibilità di qualcuno. Capisco evitare parole come “negro” che negli anni hanno assunto una connotazione negativa, ma “mamma” e “papà” restano sempre mamma e papà. E se un bambino vive con due omosessuali non sarà il documento con la scritta “firma del papà” o “firma della mamma” a traumatizzarlo/discriminarlo

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    • E’ un peccato che la parola “negro” col tempo abbia assunto una connotazione negativa, perché per me è una parola bellissima.

      Oggi mi trovo in difficoltà, perché per me piuttosto è “nero” che ha un’accezione negativa (Fascista? L’uomo nero degli incubi dei bimbi?), e mi rifiuto di usare il ridicolissimo “di colore”.

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    • Nel post linkato nella risposta mi scaglio pure contro il termine “afroamericano”, altra ridicolissima edulcorazione di un termine – e volerne per forza usare un altro è la prova che lo consideriamo “brutto”. Riporto le mie parole:

      Ecco, dire “afroamericano” mi indigna, e mi indigna per due motivi: primo, perché abolire il termine “negro” in base a un pensiero politically correct significa affermare “negro è una parola brutta e offensiva”, e quindi è già discriminazione, e poi perché ritengo “afroamericano” un termine idiota. Ma perché una persona di pelle scura, nata a Roma, magari da genitori già residenti da anni in Italia, che parla romanesco, che ha compiuto i suoi studi a Roma, che magari conosce solo la cucina italiana, che non è mai stato e forse mai andrà né in Africa né in America dovrebbe essere definito “afroamericano”? Ipocriti!

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  4. Pingback: LA FIRMA DELLE NUOVE PAGELLE 2014 | In fondo al cuore

  5. Ritengo che tutta sta cosa sia una provocazione sempre per buttar fumo in faccia alla cosi detta famiglia normale. Non potevano scrivere “firma del genitore responsabile”? Eh no… chi c..zo è piu responsabile oggi giorno!

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    • Ci pensavo (ancora) ieri, leggendo dei post di un blog da poco sottoscritto di una famiglia gay. Secondo me è sottile il confine tra il superare i propri limiti, che può essere positivo e indice di progresso, e andare contro natura, volere essere quello che non siamo (vedi Michael Jackson che voleva diventare bianco).

      Se io sono una donna non sono un uomo, se sono alta non sono bassa, se sono grossa non sono smilza, e non è che una cosa sia giusta e l’altra sbagliata, semplicemente sono cose diverse che permettono cose diverse (uno smilzo si potra intrufolare in una fessura, uno piazzato potrà usare la sua stazza per fare forza.

      Secondo me il volere essere tutto e fare tutto a prescindere è di per sé un limite, piuttosto che un istinto a superarli.

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    • Mi fa piacere che ti ho fatto pensare! Hai toccato un nodo fondamentale del discorso: accettarsi per quello che si è non è più di moda oggi. Ci sono mille scappatoie e se si afferma che Dio ti ha dato un corpo e devi vivere e compiere il tuo destino con quello si dice che siamo antichi, che discriminiamo. Non è invece magnifica la diversità? La diversità con cui Lui ci ha fatti?

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    • Questo non significa che se uno è grasso non possa dimagrire, se uno è un sacco di patate non possa diventare un atleta (anche se magari la metamorfosi la puoi fare da giovane, mica a 60 anni!). Comunque non sono sicura di essere d’accordo col tuo intervento: quando dici “Dio ti ha dato un corpo e devi vivere e compiere il tuo destino” intendi che un uomo debba vivere “da uomo” e una donna “da donna” anche se ha istinti omosessuali? Se è così, non sono d’accordo. La mia amica era molto più femminile di me, e poi che cosa significa vivere da uomo e vivere da doona? Magnifica la diversità con cui lui ci ha fatto? Intendi uomo e donna? Anche etero e omo sono diversità, sempre creata dall’Altissimo.

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    • Intendo che se oggi uno è grasso può far palestra o farsi una liposuzione , se ha il naso lungo se lo può far segare , se è uomo si può far trasformare in donna… Con casi poi di persone che si sono suicidate perché non potevano più tornare uomini. È questa la libertà? L’essere gay è una preferenza , per me, indipendente dalla scatola quindi.

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    • Tu non mi stai parlando di omosessuali, ma di sciroccati, che è un altro discorso. C’è la donna che come regalo di compleanno alla figlia di pochi anni ha fatto una mastoplastica adduttiva, quello che per riscuotere i soldi dell’assicurazione si è fatto segare una gamba… e quelle rese mostri dalla chirurgia estetica? Sono d’accordo con te solo che, a mio avviso, è tutto un altro discorso. Solo una curiosità: se un nano volesse diventare di altezza normale, e si sottoponesse a un intervento per allungarsi le gambe, lo giudicheresti con la stessa severità di una persona che vuole cambiare sesso?

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    • Cercare la felicità “In modo vero”? E come si cerca la felicità “in modo vero”? E chi lo stabilisce che questo modo di cercare la felicità sia “vero”?

      Io capisco uno che s’impasticca per “sballare”, e tu puoi dirmi giustamente che quella non è felicità che nasce dal cuore bensì da sostenze chimiche, ma negli altri casi? E ti prego, non mi rispondere “Lo dice la Bibbia”, ne abbiamo già parlato, la Bibbia è il TUO punto di riferimento, non puoi imporlo all’universo!

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    • Non mi sembra di imporre nulla, ho sempre scritto che è il mio punto di vista, la mia strada. Per te, che cosa vuol dire trovare la felicità, la gioia vera? Quella purtroppo non viene in automatico ma accade solo quando la fede, quella vera, ti trova. Con quella nel cuore non ci sono catastrofi o sfortune di ogni genere che ti possa toccare. Quella gioia, quel sorriso ebete affinché rimanga ha delle regole , non scritte e che ho provato su di me..,,

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  6. Io penso che nei moduli dovrebbe restare la differenza “madre”, “padre”. In caso di genitori omosessuali,siccome si ritengono una coppia genitoriale,ciascuno di loro può sottoscrivere il ruolo che svolge nei confronti del minore

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    • Beh, oddio, così la vedo difficile! Non è che uno fa il padre e uno fa la madre, sono semplicemente due persone che si crescono un bambino. Diciamo che, fermo restando che l’adozione alle coppie omosessuali non è consentita, al massimo il genitore è uno solo dei due…

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  7. Prodotto del concepimento? 😯 Mi sembra molto simile a quel film in cui Enrico VIII chiamava la figlia Elisabetta “il parto di Anna” 😯

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    • “Prodotto del concepimento” fa il verso alla 194, in cui non vengono praticamente mai pronunciate le parole “figlio” e madre” (pare che solo una volta sia scappata la parola “padre”, ma solo per ribadire che non si deve impicciare).

      Fa il verso al “politically correct” anche il “documento scolastico”, che a chiamarla pagella qualcuno si potrebbe offendere!

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  8. Siamo messi male… 😯 (non è una novità ma se mamma, papà e pagella sono parole da sostituire con sinonimi, be’…siamo messi proprio male 😯 )

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