Io e la gente (e non la gente e io, come direbbero gli inglesi)

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Passate la sdolcinatezze e i rimpianti di San Valentino ritorno a essere la sana jena che sono, sempre in guerra con il prossimo (io amo l’umanità, è il vicino di casa quello che non sopporto 😆 ).

Come oramai sapete bene, gran parte della mia vita si svolge sugli autobus. Diciamocela meglio, gran parte della mia vita la trascorro a correre, e correre sugli autobus non è proprio il massimo dell’efficienza.

Molta della gente che viaggia in autobus  oltretutto ha delle caratterestiche insopportabili. Per esempio, tra la fauna viaggiatrice si incontra sovente:

1) gente che non si rende conto di essere in autobus, e pretende spazio intorno a sé, posto a sedere e corsa veloce possibilmente senza soste intermedie. Ecco, a queste tutto sommato mi basterebbe far notare che sulla vettura c’è il numero di una linea e non la scritta taxi.

2) gente che si mette davanti alla porta, magari con le cuffiette nelle orecchie per essere ben sicura di non essere raggiunta dalle richieste dei passanti, e quando la porta si apre rimane piantata là, tipo due ante di un armadio, sorda agli imploranti “permesso, permesso!” della gente che deve scendere. Esiste la loro controparte esterna e cioè:

3) quelli che alle fermate si piazzano sul marciapiede davanti alla porta dell’autobus, e appena questa si apre fanno muro in modo da impedire alla gente di scendere (io, in quei casi, non avete idea di che spintoni e che poderose culate che do, tanto per chiarir loro le idee sul fatto che prima devono fa scendere, e solo dopo possono salire).

4) gente che, quando è entrata e l’autobus è pieno, non ci pensa per niente a fare un po’ di spazio per far entrare anche gli altri. Vedono poveri disgraziati che hanno aspettato mezz’ora, magari al freddo, al sole o sotto l’acqua, devono assolutamente prendere l’autobus – per raggiungere il lavoro o che, e se ne stanno impalati senza fare il minimo sforzo per fare un po di posto agli altri anzi, beandosi della posizione di privilegio per allargarsi ancora un po’ di più (quando si dice “Pancia piena non pensa a quella vuota”!).

Fuori dall’autobus le cose non vanno meglio. Mettiamo in un condominio, o anche in un ufficio, all’ascensore. C’è gente che, ferma al piano, tiene aperta la porta dell’ascensore continuando a chiacchierare, non solo infischiandosene di chi lo sta aspettando negli altri piani, ma a volte anche infischiandosene di chi, ancora dentro, deve continuare il suo viaggio. 😦

Tornando all’autobus c’è una categoria che davvero non capisco (e mi irrita): quelli che, di fronte a un autobus vuoto, ti spintonano, ti superano, riescono a entrare prima di te, dopodiché si fermano, impedendo a tutti quelli dietro di entrare e, mentre guardano indecisi tutti i posti liberi, lasciano che la gente che entra dalle altre porte te li occupi praticamente tutti: di fatto, un altro muro umano.

A tutti questi si aggiungono quelli che comunque, ovunque, bloccano i passaggi, si mettono di traverso nelle corsie del supermercato, davanti ai tornelli in ufficio, davanti alla porta d’ingresso negli uffici pubblici, ovunque.

Infine, sempre nella categoria “esisto solo io”, vogliamo non volgere un pensiero ai parcheggiatori selvaggi, che ti impediscono di rientrare nella tua macchina perché ti hanno chiuso la portiera parcheggiandoci a filo, che bloccano i passaggi dei disabili, che si mettono in seconda e terza fila bloccando il normale flusso della automobili, etc. etc. etc.?

E voi, avete qualche categoria da aggiungere ai su descritti incivili?

67 thoughts on “Io e la gente (e non la gente e io, come direbbero gli inglesi)

  1. Al momento, per fortuna, non ci sono autobus nella mia quotidianità, ma ho fatto parte per anni del popolo viaggiante, per cui mi ritrovo benissimo in quel che dici! Dev’essere allora che ho iniziato a dare ragione a Linus dei Peanuts: “Io amo l’umanità, è la gente che non sopporto”!!

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  2. E quelli che se sei seduta momenti ti vengono in braccio no????? Conosco bene tutte le categorie, anch’io vado al lavoro in autobus…..e per quanto riguarda l’ascensore…..meglio sorvolare, a volte tocca andare a piedi per evitare soffocamenti! 😉

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  3. Io, al contrario di te, viaggio pochissimo in autobus (forse due volte l’anno) ma credimi che andare in automobile, anche se in una città piccola come la mia, è parecchio snervante. Sono talmente abituata ad inveire contro gli incivili che tagliano la strada e poi vanno come lumache (almeno si sveltissero un po’!), mettono la freccia a destra e svoltano a sinistra, sfrecciano di fianco alla mia macchina quando mi fermo davanti alle strisce per far passare i pedoni cui salvo la vita sbracciandomi perché io l’incivile lo vedo dallo specchietto, loro no … potrei continuare ma mi fermo … dicevo, sono talmente abituata ad inveire che mi sorprendo ad inveire a bocca socchiusa anche quando me ne vado in giro a piedi. 😦
    Arrivo a scuola che sono nervosissima, spesso mi capita di piazzare gli abbaglianti contro il solito incivile e trovarmelo nel parcheggio di scuola … allora scendendo gli rivolgo uno sguardo fulminante e so già che non mi saluterà più. A proposito di incivili, non sopporto i colleghi uomini che non salutano, non li tollero.
    Parlando di autobus, uso spesso quegli extraurbani d’estate per andare al mare. Arrivo mezzora prima per piazzarmi sul marciapiede dove so che l’autobus si fermerà perché devo sedermi davanti, soffrendo il mal d’auto. Be’, ogni volta quando arriva il mezzo vengo travolta da una valanga sudaticcia che spintonando mi lascia sul marciapiede e occupa i posti davanti. Ma stai certa che se sono giovani, li faccio sloggiare, ecchecaspita! Ogni volta che succede ciò mi chiedo perché non possiamo essere un popolo civile come gli Inglesi che se ne stanno quieti quieti in fila dappertutto. Voglio trasferirmi a Londra!

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    • Hai centrato il problema, con l’automobile è così, e forse qui da me, se non altro per concentrazione di abitanti e lunghezza dei percorsi, è ancora peggio.

      La categoria che più detesto l’hai giustamente citata per prima, quelli che sembrano Niki Lauda quando ti devono superare, abbagliano, strombazzano, per poi piazzartisi davanti a uno all’ora, che a piedi andrebbero più veloci. Vorrei proprio sapere che cos’ha nella testa certa gente!

      E da voi ci sono quelli che ti strombazzano perché non passi col rosso, visto che sull’altro lato non c’è nessuno e, secondo loro che ti fermi a fare? Che poi, se uno potesse mandare un’eventuale multa a loro, non avrebbero neanche tutti i torti (a passare, non a strombazzare)..

      No, non siamo come gli inglesi, decisamente 😦

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    • No, qui nessuno strombazza se non passi col rosso – c’è una speciale osservanza del colore dei semafori da parte degli automobilisti, molto meno da parte dei pedoni 😦 -, ma c’è sempre qualcuno che segnala con il clacson i tuoi riflessi lenti a ripartire … se non lo fai entro 1 secondo da quando è scattato il verde.
      Qui danno le multe anche ai ciclisti eppure, mi ero scordata di annoverare questo caso tra quelli che mi rendono particolarmente nervosa quando guido, te li ritrovi immancabilmente contromano quando devi immetterti in una strada a senso unico e quindi guardi solo alla tua destra. Prima o poi ne prendo sotto qualcuno. 😦

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    • Io ricordo il mio staordinario insegnante di scuola guida che, parlando delle strade a senso unico, ci diceva “Ricordatevi che c’è sempre lo stronzo che va contromano!”.

      Le sue tirate su “lo stronzo di turno” ci facevano piegare in due dalle risate, ma quanto era vero quello che diceva!

      Tra le altre cose, era quello che ci invitava ad abbozzare in presenza di qualche prepotente che si metteva a “gareggiare”; lui era solito dirci “Non vi mettete a far gare di velocità e di sorpasso in mezzo alla strada, molto meglio dargliela vinta e farlo passare: lo stronzo passa, la vita resta”.

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    • Saggio quell’insegnante!
      Qui le automobili, devo dire la verità, non vanno contromano, le bici sì. Danno le multe persino ai ciclisti che parlano al cellulare (incredibile ma vero!) e pare impossibile che non vedano mai i ciclisti contromano.
      Rimanendo in tema, qui molte persone anziane, che probabilmente non hanno mai preso la patente, si spostano in bici. Li vedi traballanti e non sai che fare. Io spesso mi accodo nell’attesa di trovare un tratto di strada abbastanza largo per superarli perché ho il terrore che si spaventino e mi cadano sul cofano. Ecco, c’è sempre l’imbecille di turno che strombazza e che non capisce che se tiro sotto un ciclista, poi fermo il traffico per un bel po’, specie se le vie sono strette.

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    • Quello degli strombazzatori poi è un capitolo a parte: dovrebbero prelevarli di peso (sempre con la mia ruspa) e portarli in clinica psichiatrica per cercare – con anni terapia mirata – di incanalare diversamente questo istinto compulsivo allo strombazzamento selvaggio!

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    • E certo che l’umanità è la stessa, o mi fai come quella spocchiosissima blogger che ha lasciato wordpress schifata perché qui “la gente è la stessa che fuori”: ma va?

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  4. Sì sì ce l’ho! Quelli che in palestra sono così impazienti di iniziare il proprio corso tutto squat e sudore che appena scatta l’ora sull’orologio sbattono fuori te e tutti i tuoi compagni di yoga, facendo sparire totalmente la pace interiore acquistata durante la pratica. Oppure quelli che si accalcano attorno alla porta della sala senza far uscire le persone del corso precedente, di modo che ci si ammassa tutti sulla porta e non si esce e nè si entra.

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  5. Ho viaggiato tanto sugli autobus e aggiungo: quelli che puzzano. Si, può capitare che fa caldo e uno suda tornando dall’ufficio, ma appena svegli, la mattina, lavati quella sudicia bocca o prendi una caramella che li c’è gente con lo stomaco delicato. O passa il sapone sotto le ascelle, magari uno scadente dai, ma passatelo, per dindirindina! Poi c’è la categoria degli ammalati, quelli che starnutano e scaccolano a destra e a manca. La foxy, la tempo, la scottex, i klineex, hanno inventato fazzoletti ultra resistenti e comodi da portare in tasca. Ma più di tutti odio i maleducati. Quelli che con la borsa occupano un posto che riservano all’amico che sale dieci fermate più avanti e te che hai la febbre rimani in piedi con il rischio di crollare. O fanno sedere o addirittura stendere i loro pargoli impedendo ad anziani e donne incinte di trovate quiete. E quelli che urlano sbandierando i loro fatti???? E quelli che sfruttano la situazione per toccati il sedere chiedendo scusa perché il pullman è affollato? Ma i migliori rimangono i ragazzini che urlano:”si facimu n’incidente….. Mora ppuru u conducente…….”

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    • Su puzze e altri problemucci organici non ti rispondo perché sto facendo colazione, ma ci siamo capite. Per quanto riguarda l’occupare il posto vicino con le borse, scusa, non vedo quale sia il problema a dire “Scusi, mi fa sedere?”. Anch’io se il posto è vuoto e sono piena di pacchi magari li poso sul sedile accando, ma è chiaro che si tratta di un posto vuoto e che se qualcuno vuole sedersi sono tenuta a togliere tutto!

      Va beh, almeno da noi i ragazzini che urlano certi slogan non ci sono… 😉

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    • sai quante volte ho chiesto “Posso sedermi” e mi sono sentita dire “Ah, è occupato!”. solo che non essendo un tipo litigioso lasciavo passare, ma una mattina stavo così male, avevo un mal di schiena e un giramento di testa tremendo… tutti se ne sono accorti, nessuno che si è posto il problema di farmi sedere….. e questo capita anche in Chiesa, con gente che si apposta la mattina alle 10 e mezza davanti le navate e occupa i posti nonostante la messa inizi un’ora dopo. e poi magari c’è l’anziana che arriva all’ultimo secondo e la fanno stare in piedi!

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    • Ah sì, ricordo che un tempo ci provavano, e mi sono fatta più di un pezzetto rispondendo: “Guardi che non siamo a teatro, qui non c’è prenotazione: o la gente è seduta, oppure il posto è libero, quindi tolga la giacca (pacco, giornale o qualsiasi altra cosa sia stata usata per occupare il posto), o chiamo la vigilanza (o che per essa, a seconda del luogo)”.

      Sì, mi sa che ha ragione qualcuno che litigo con tutti, ma abbozzare non fa parte proprio della mia natura!!!

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  6. E’ molto tempo che non salgo su un autobus, ma da studente, qualche anno fa, le situazioni da te descritte ce le avevo ben presenti!
    Adesso vado giù di testa quando con un parcheggio praticamente vuoto, qualcuno affianca la macchina alla mia ed in modo precipitoso apre la portiera cozzando contro la mia.. .. ma dico!?

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  7. Più di tutti detesto quelli che parcheggiano nei posti riservati ai disabili senza avere il tagliandino o usandone uno falsificato. sempre parlando di automobili, che dire di quelli che tengono accesi i retronebbia quando piove.
    Per i mezzi pubblici non posso contribuire perchè qui praticamente non li abbiamo, posso solo ricordare il treno che utilizzavo per andare a scuola, dove immancabilmente venivo svegliato dalle persone che entravano urlando a gran voce

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  8. Premesso che ho una certa idiosincrasia per gli autobus e affini. Il
    Problema di fondo credo sia una esponenziale maleducazione che affligge il mondo italico. Che pare crescere in parallelo con la crisi 🙂

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  9. Anch’io uso poco l’autobus. Ed anche io (come @charlie68g) uso spesso il treno. E detesto anch’io quelli che entrano in compartimento e parlano forte fregandosi di quelli che dormono. Ricordo una volta, quando sono salite 5 donne. A Modena…. mi pare. Mi ero appena addormentato. Scherzi? 😯 In tre quarti d’ora sapevo tutto sul ufficio motorizzazione di Sassuolo.
    Chi fa la dieta (e non dovrebbe).
    Chi ha litigato col direttore ( ed ha torto).
    Chi è in malattia (o fa finta).
    Chi fa (addirittura) le corna (incluso “a chi”).
    Altro che ruspa…… una bomba ci sarebbe (forse) bastato.

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  10. Tornando al supermercato, quelli che ci vanno per parlare al telefono e spingono il carrello come quando portano la macchina, distratti e lenti mentre discorrono di stronzate, e intanto la corsia e’ bloccata.

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  11. Ahahaha come ti capisco! Diciamo che di altre razze ce n’è, ad esempio di quelli (che io non sopporto) i quali, seduti nella fila da due, non scalano mai al sedile vicino al finestrino per farti accomodare più agilmente. No, loro non si spostano: sei tu che devi scavalcarli!

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    • Ehm… ehm… rea confessa! Scusami sai, ma se io sono seduta in un posto, quello libero è quello accanto, perché ti devi sedere in quello in cui sto io? Io ho il dovere di agevolare il tuo passaggio, eventualmente di alzarmi affinché tu possa passare, ma perché ti devo cedere il mio posto? Quello libero è quello accanto al finestrino ergo, o ti siedi là oppure, per quanto mi riguarda, puoi pure restare in piedi! Quando si dice ascoltare le due campane…

      Ora, non per giustificarmi perché la ragione è semplicemente quella esposta sopra, ma io non sono il massimo dell’agilità, e se m’incastro all’interno poi sono io che devo scavallare per uscire, e pure di corsa perché alle fermate non è che aspettino me!

      Sorry, sono entrata prima, mi sono beccata il posto più comodo, mi dispiace per te, anzi, sai che ti dico? Con la situazione che c’è negli autobus, ringrazia Iddio di averlo trovato un posto, per interno che sia!

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    • Sì okay, però parliamo di venti centimetri.. E poi dipende dalla situazione. Se l’autobus si riempie ad una fermata di punta, con tutta la gente che sale e che spinge per salire, io ho la fortuna di trovare un posto, magari ho uno zaino sullo spalla ed una borsa tra le mani.. Ma perché non puoi spostarti per agevolarmi l’accesso ai sedili? Sennò, come ho già raccontato varie volte, metto anche in difficoltà quello seduti dietro e davanti visto che, come sai, i passaggi tra una fila e l’altra non sono così ampi.. Certo che se devi scendere tra due fermate me lo dici ed io mi siedo tranquilla tranquilla vicino al finestrino. Però se scendi al capolinea o addirittura, come mi è capitato, dopo di me, sii gentile e rendermi più facile la vita!
      Sarà che a me viene automatico “scalare” perché non mi affeziono ad un posto o ad un sedile e quando incontro persone dell’altra “scuola” non le capisco!

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    • Allora, se tu hai uno zaino sulla spalla e una borsa tra le mani, pensa quanto dovrò poi rifaticare io a scavalcarti, visto che uno dei due, o prima o dopo, probabilmente dovrà scavalcare, e allora perché non quello che è arrivato dopo? Uno entra in un autobus romano, in cui generalmente si sta uno sull’altro, nientepopodimeno che con uno zaino sulla spalla e una borsa in mano, e si picca perché il mondo non gli fa spazio? A te verrà automatico scalare, a un altro no, anche perché, per i motivi di cui sopra, chi è seduto dovrebbe perlomeno chiedere all’aspirante al posto a che fermata scende, per decidere rapidamente se alzarsi per farlo passare oppure scalare, e quello magari neanche ti risponde, oppure ti risponde con un’altra domanda, e tu magari te ne stavi tranquillamente per i fatti tuoi, a leggere, a parlare al cell, hai a tua volta due o tre pacchi (e addosso trenta chili di troppo) e, francamente, dopo una giornata di lavoro, di aprire un tavolo di concertazione per fargli risparmiare venti centimentri non te ne frega una beneamata cippa!

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    • Sarà! Ti ripeto, il mio è un gesto che viene praticamente da solo, ma non perché io sia mossa da chissà qualche impeto di altruismo o gentilezza, ma semplicemente per comodità e praticità. Ora, magari non tutti abbiamo lo stesso concetto di praticità, però di fronte ad una situazione in cui so che mi comporterei in un modo, vedere gente che fa l’esatto contrario mi dà i nervi. Anche perché pure io torno da una giornata pesante e sono appesantita fisicamente nel vero senso della parola! Comunque sia, io tendo sempre a sedermi lato finestrino, così chi vuole accomodarsi accanto a me può farlo senza nemmeno chiedermelo. Meno problemi abbiamo, meglio è, visto che ce ne creano già abbastanza loro!

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    • “..una situazione in cui so che mi comporterei in un modo, vedere gente che fa l’esatto contrario mi dà i nervi”: non è propriamente democratico farsi saltare i nervi se qualcuno non si comporta come ci comporteremmo noi al suo posto!

      Io vicino al finestrino non mi ci siedo, perché non mi fa di rimanere incastrata, e non mi va di mettermi goffamente a scavalcare quando devo scendere (gli autobus sono progettati malissimo, in quel punto non c’è il minimo appiglio, e tutto è giocato sull’equilibrio e spazi inesistenti): e allora, se arriva qualcuno che vuole sedersi, cosa dovrei fare, cedergli il posto e restare in piedi?

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    • Sui mezzi dell’atac, davvero ‘no comment’: vergogna! Per combattere l’inquinamento, se invece di fermare quattro utilitarie che non risolvono nulla potenziassero i mezzi pubblici, forse qualche risultato si vedrebbe!

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  12. Hai abbondantemente descritto tutto il peggio, ma forse al peggio non c’è mai fine, mi viene in mente l’autista di autobus che chiude le porte e parte mentre un propabile passeggero sfiora la porta un secondo prima della partenza e si è sbracciato correndo come un pazzo. A me sembra evidente l’enorme maleducazione che serpeggia in Italia(questa nomini perchè qui vivo) e sembra aumentare di giorno in giorno. Non risparmio nessuno da tre anni in su.

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    • Senza nulla togliere a quegli autisti santi, gentili, disponibili, etc. etc, c’è una marea di figli di madre ignota che andrebbero sbattuti fuori a calci in culo! Senza contare, che magari la porta la sbattono in faccia all’uomo a alla persona anziana, mentre se c’è una sgrinfietta tutta in tiro magari si comportano ben diversamente!

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    • Beh, però davvero queste povere creature, sovrastate dagli adulti ammassati, risultano spesso invisibili! Quella però è colpa del genitore che dovrebbe o tenerli in braccio o sgomitare o insomma, fare qualcosa perché il figlio non venga schiacciato! Questo, ovviamente, parlando di figli che viaggiano coi genitori, ma quando, magari alle medie, cominciano ad andare da soli, se sono piccolini sono dolori!!!

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  13. Ho viaggiato in autobus di città ed extraurbani , in treni di pendolari ,in auto… e sono d’accordo con le vostre descrizioni. Che aggiungere? Forse il caso di un autista di pullman che , da lontano , avvertii che qualcuno stava fumando(cosa che mi faceva venire da vomitare), scoprendo che era proprio lui

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  14. Che stress… che stress…. l’autobus è una brutta cosa…. e a Roma ancor di più! Sai quando parti ma non sai quando e se arriverai! E’ naturale diventare giorno dopo giorno sempre meno tolleranti….ma come si fa!!!! Hai tutta la mia comprensione, a me dopo un po’ viene il malumore… Un caro saluto. Laura

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