Lo strano sogno…

Oggi ho sognato che tenevo un corso motivazionale – o forse il contesto era un altro – e invitavo una ragazza a non cercare gli studi che le garantissero un lavoro, ma di studiare quello in cui credeva, di non cercare un lavoro che gli garantisse uno stipendio, ma di seguire i suoi sogni.

Io da sempre sostengo che per avere successo bisogna svolgere il lavoro che si ama, perché solo in quel modo si ha la marcia in più, ci si aggiunge la passione, ci si aggiunge l’interesse per informarsi, ampliare i propri orizzonti, andare oltre…

Essere avidi di conoscenze, mettere non solo la professionalità nel lavoro, che quello uno lo può fare comunque, ma la passione, questo è quello che manda avanti, che trasforma in winner, prima di tutto con se stessi.

“Fa’ il lavoro che ami, e non lavorerai un giorno”.

E renderai felice chi si rivolgerà a te.

(Insomma, per il mio sogno non bisogna scomodare Freud, non vi pare?).

45 thoughts on “Lo strano sogno…

  1. Credo che questo sia solo uno spunto sognato, il resto ce l’hai messo a mente ben sveglia!
    Hai ragione, anche se credo il più delle volte questo possa essere, appunto un sogno!
    In particolare di questi tempi nei quali, se si è fortunati di trovarlo un lavoro, si può solo cercare di farcelo piacere.
    Penso proprio che il brutto sia anche questo, cioè l’esser costretti ad adattarsi, che il più delle volte significa abbandonare, come pie illusioni, le aspirazioni cullate, magari quelle che erano state l’incentivo per faticare con lo studio, per non scoraggiarsi ed andare avanti.
    Ma, come per una persona si può imparare nel tempo a volerle bene, anche per il lavoro, in qualche caso è possibile farcelo piacere un po’ alla volta, in parte dipende anche da noi.
    Auguriamolo soprattutto ai giovani, ma prima di tutto che possano trovare esaudimento alle loro aspirazioni, anche che riescano a scoprire le proprie!
    Un abbraccio a te amica carissima, buon mercoledì!

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  2. Ai miei figli dico sempre: non fate quello che piacerebbe agli altri, fate quello che vi piace, sentite quello che fate, percepitelo dentro, vivetelo come fosse parte di voi. A parole sono bravissimo perché da tanti anni faccio una cosa che non mi piace. Fate quel dico, non fate quel che faccio 🙂

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    • @IncostanteMente: è proprio perché fai una cosa che non ti piace che puoi capire quanto sia frustrante farla, e quanto sia importante realizzarsi nel lavoro! Io pure dico a mia figlia: “Non fare come tua madre!”, mi sembra tutt’altro che incoerente, anzi…

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    • @gattosyl: se i ragazzi vogliono fare i calciatori per l’immagine sociale, soldi e veline, questo è un altro paio di maniche. Se lo vogliono fare perché hanno la passione del gioco e del pallone, allora rientrano nella categoria che intendevo io. Idem per astronauti, designer e modelle. 😉

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    • lo so….quello che voglio dire è che però pericoloso non fare i conti con la concretezza del mondo del lavoro….ciò detto però hai ragione, fare un lavoro che appassione rende il tutto più semplice….

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    • @ilgattosyl: tanto la sfera di cristallo per sapere quale sia la professione del futuro non ce l’ha nessuno, tanto vale la pena non immolarsisull’altare di una presunta conoscenza dei trend.

      Ai miei tempi dicevano che l’informatica sarebbe stata la professione del futuro, e ora gli ingegneri informatici li svendono a mazzi al supermercato (intendo gli outlet).

      Ora vanno di moda tutte le conoscenze alternative, naturopatia, shiatsu, etc e una mia amica, ex segretaria di un avvocato, ci ha risolto la vita per aver seguito questa sua passione al momento giusto.

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  3. È un bel sogno e un ottimo consiglio. Ci provano tutti a capire qual è il proprio sogno ma non sempre da adolescenti si ha questa capacità. A volte si seguono i sogni dei genitori e ci si ritrova a vivere la vita di un altro.

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    • @rossodipersia: più che seguire i propri sogni bisognerebbe seguire la propria natura, e quella è già ben delineata anche da adolescenti.

      E sì, vivere la vita di un altro è sicuramente tra le croci più pesanti da portare.

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  4. Io credo che, visti i tempi, sia praticamente impossibile rincorrere i propri sogni (parlo dei giovani, naturalmente). A parte una buona dose di adattabilità, penso sia necessario appassionarsi a qualunque cosa si faccia.
    Io ho fatto svariati lavori in gioventù e, nonostante avessi le idee chiare su ciò che volevo fare da grande, li ho svolti tutti bene e con passione (persino lavare i caschi quando ho fatto la parrucchiera in UK!). Forse, però, ai giovani d’oggi manca una forte motivazione, prima di tutto.

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    • @marisamoles: Marisa, appassionarsi a qualcosa che facciamo da giovani, perché sono il lasciapassare per l’indipendenza economica, l’autonomia, la libertà, è un’altra cosa, ma quando in età adulta di trovi a svolgere un lavoro che non ti appartiene e pensi che ci morirai (nel senso che ci andrai in pensione senza conoscere mai altro), hai poco da appassionarti.

      Certo, uno la propria nicchia se la puà sempre creare, che poi è quello che ho fatto anch’io, ma è un’altra cosa. E no, non sono troppo d’accordo nel non essere “choosy”, rischi di abituarti piuttosto che semplicemente adattarti, e fare la fine della rana nell’acqua calda.

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    • Mi sembra che nel tuo sogno ti rivolgessi ad una ragazza giovane. Oggigiorno è molto difficile che il lavoro che si trova da giovani sia quello di tutta la vita. Quindi, a mio parere, adattarsi ed appassionarsi a quello che si fa rappresenta un buon allenamento in questo senso.

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    • @Marisa: io da giovane ho fatto di tutto, anche se poi il lavoro definitivo l’ho trovato a 25 anni (per via dei rovesci della vita, mia sorella lo trovò a diciotto e mezzo, due mesi dopo il diploma, e ci andrà in pensione): insomma, ero comunque giovane!

      Non so che dirti, io avrei voluto vivere un’altra vita, questo è il punto. Probabilmente non sarei stata felice neanche ad assecondare i miei sogni, vista la situazione della scuola e che io avrei voluto insegnare, ma insomma, ho il grosso rimpianto di avere poco assecondato me stessa, e di avere preteso da me troppe rinunce e troppi adattamenti.

      Certo, sono sempre stata economicamente indipendente, e questo mi ha reso in un certo senso libera, però il prezzo pagato, forse, è stato caro.

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    • Non fissarti (nel senso buono 😉 ) sul “prezzo pagato”, guarda la “busta paga” … penso che economicamente parlando tu ne abbia guadagnato. Io non dico che rimpiango di non aver fatto il concorso in banca da superraccomandata (quello che sarebbe diventato mio suocero era in commissione), non sarebbe stato “il mio” lavoro, però ci sono casi della vita che ti portano a pensare che i sogni non ti danno da mangiare (o comunque te ne danno poco) e che rincorrerli (anche se, onestamente, per me è stato tutto facile, nel senso che a 25 anni ero di ruolo) non è stato un bene.

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    • @Marisa: non solo economicamente. Sento voi insegnanti parlare della scuola e mi cadono le braccia. Io in fondo il sogno di insegnare l’ho realizzato, nel senso che di corsi ne ho tenuti e ne tengo, quello di scrivere l’ho realizzato – se non altro scrivendo manuali 😉 – ,il bisogno di rapporto umano l’ho realizzato – il mio lavoro mi porta a interagire continuamente, e perlopiù con persone di altissimo livello, guadagno bene, chi lo nega, ma rimane il fatto che nei meandri del mio tempo non riesco a rintracciare la mia vita… non riesco a rintracciare me, actually.

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  5. I sogni non son mai strani, altrimenti non sarebbero sogni.
    Fa’ il lavoro che ami-indubbiamente, ma aggiungerei-e se strada facendo di lavoro dovessi incontrarne un altro, fa’ in modo che ti piaccia veramente.
    Impossibile? No. Io l’ho fatto.

    Non sono questi tempi per i sogni, purtroppo.

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    • @ili6: io non so cosa farei tornando indietro… conosco una persona che ha recentemente abbandonato una brillante carriera universitaria perché la sua vita era il contatto con la natura, e al momento è felice e contento: che sia davvero sempre meglio un rimorso che un rimpianto?

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  6. Sapessi quanta ne conosco, di gente, che con la scusa che nessuno di quei lavori che gli garantirebbero uno stipendio corrisponde ai loro sogni, a trent’anni sono ancora lì a farsi mantenere dai genitori. Stavolta, davvero, dissento nel modo più totale. Chi nasce miliardario può permettersi il LUSSO di rifiutare tutto ciò che non corrisponda ai suoi sogni; tutti gli altri o prendono quello che trovano o crepano di fame. Letteralmente.

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    • @Barbara: quelli sono i parassiti, non mi riferivo a quello. Anzi, ti dirò, che adattarsi è una grossa palestra di vita, ma l’adattamento non deve essere definitivo, la strada per realizzare i propri sogni bisogna sempre continuare a batterla!

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  7. 20 anni: rinuncio al posto fisso in banca per vagbondare nella moda, non me ne sono mai pentita, nulla mi può ripagare della gioia di alzarmi la mattina per fare quello che amavo, neanche i mega stipendi bancari…

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    • @fulvialuna: che poi, è tutto da vedere se sono megastipendi! Io mi “adattai” a un lavoro e poi feci molta carriera, lo stpiendio lievitò, il ruolo aziendale pure ma poi… un problema di salute improvviso, e al ritorno a galla la crisi era già una realtà: oggi sono senza una cosa e senza l’altra.

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  8. Ah, come sono d’accordo! Penso che sia un sogno non solo tuo, ma di tutti. Fare il lavoro che piace è una delle ambizioni di ognuno, purtroppo non è sempre possibile, per scelte sbagliate o obbligate. Adesso poi, è un sogno ancora più grande trovare un QUALSIASI lavoro…

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    • Se fossero obbligate, non sarebbero scelte. Da quelle sbagliate bisognerebbe riuscire a venirne fuori: un errore non sempre va scontato con l’ergastolo.

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