Qualcosa di bello?

ombrello fiori

Io capisco pure che quando uno apre un blog si voglia anche un po’ rilassare, e basta pianti esistenziali, basta problemi cosmici e domande sul perché della vita, un po’ di leggerezza, suvvia!

Un mio amico (sempre quello) una volta mi ha detto che mi lamentavo sempre, e mi ha stupito, perché io ritengo di stare benissimo (cosa alla quale neppure crede, uffa!), e mi ritengo tutto sommato una persona fortunata, quindi con ben poco di cui lamentarsi.

Gli ho spiegato che, probabilmente, vado per eccezione, e insomma, che gli dovrei dire?

“Caro mio, pensa che stamattina mi sono alzata, non è meraviglioso? Pensa, camminavo con le mie gambe, vedevo coi miei occhi e sentivo con le mie orecchie. Come se non bastasse, il letto in cui mi sono svegliata è il mio letto nella mia casa, non ti sembra una cosa bellissima?

Dunque, sono andata in cucina, ho acceso la luce e… si è accesa! Ho la corrente elettrica, e anche l’acqua potabile, non ti sembra stupendo? Ho aperto la dispensa, per cercare qualcosa per mangiare, e la dispensa era piena, dolce e salato, cioccolate e frutta secca, per non parlare poi del frigo, un tripudio di latte, uova, formaggi, verdura, piatti pronti nel frizer.

Dopo mangiato mi sono fatta la doccia (acqua calda corrente), e avvolta in un morbido asciugamano, messo preventivamente a scaldare sul termosifone (e sì, la casa è riscaldata, e l’inverno non patiamo il freddo)…”.

Ecco, considerate che sarei arrivata, con il racconto, alle sette del mattino. Devo continuare così fino alle dieci di sera che mi corico? Io apprezzo queste cose, ci mancherebbe, e so che non sono scontate. Le apprezzo ogni giorno e ogni minuto della mia vita, ma nella nostra vita, questa occidentale, sono quasi ovvie, e comunque sono cose che lui conosce.

E allora, ovvio che parlo per eccezioni, e le eccezioni sono quasi sempre cose negative, piccoli fili sfilati in questo splendido tessuto.

Quindi, caro mio, ho la febbre, mi bruciano gli occhi, la schiena sembra me l’abbiano bastonata, oggi ho preso gli autobus pieni e mi sono fatta tutto il viaggio in piedi, avevo fame e nausea contemporaneamente, la giornata in ufficio è stata pesante, ho due lavori che richiedono due tipi di ambiente e concentrazione opposti e io ho la testa totalmente nel pallone.

Credo che non ce la farò a tornare a casa.

Anzi, manco ti telefono perché la gola ce l’ho in fiamme, tiè!  😛

49 thoughts on “Qualcosa di bello?

  1. MI sa che hai l’influenza, però anche con quella, almeno io penso, te ne puoi stare a casa, sul tuo letto al calduccio, non importa la colazione o il pranzo, perchè avrai pochissimo appetito, se ti verrà un pò voglia e la testa funzionerà, potrai pure leggere ciò che non trovi mai il tempo di fare.
    Mica anche il male viene solo per nuocere!
    Ciao carissima, non so se ho capito bene, caso mai prendi le mie parole come uno stare al gioco!

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    • Sì, tanto in questo momento posso portarmi il lavoro a casa (l’ho già spedito col corriere 😉 ), starò più vicina a mia figlia, e magari dimagrirò pure un paio di chili.

      A proposito, oggi ho mangiato un pollo alla messicana fantasmagorico! 😀

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    • vedo che le medie sono di una settimana, anche per mia moglie, che solitamente se la rideva di me che le beccavo ogni anno, mentre lei quasi niente!
      Mai cantar vittoria, le parti potrebbero invertirsi!

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    • @Sergio: beh, anch’io di solito non me la becco, e non è detto che pure adesso la cosa peggiori. Finora non mi sono ammalata perché non me lo potevo permettere, magari continuerà questo trend 😉

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  2. Pur se quegli aspetti negativi stonano dentro la costellazione dei motivi per cui essere grata, trovo che, in fondo, ci stiano bene. Ancora una volta ci ricordano di quanto siamo fortunati!!

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    • Di aspetti positivi nella vita ce ne sono ancora tanti. Questo è pur sempre un paese in pace, abbiamo ancora strade, scuole, ospedali (anche se ne stanno facendo scempio, ma spero saremo capaci di fermarli). Possiamo varcarne i confini e, credetemi, non è poco.

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    • Purtroppo, come già risposto a Barbara, qui non ho l’audio, e non conosco la canzone. Mi riservo di ascoltare tutto a casa 🙂

      Grazie di essere passata!

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  3. Alla fine l’influenza ha beccato pure te…mi spiace. Il guaio è che se stai a casa hai comunque il lavoro che t’aspetta anche se la testa è pesante…
    Bella la canzone che ti ha postato Barbara, della stessa autrice, Violetta Parra, de “Lo que mas quiero” cantata anche dagli Inti-Illimani 🙂

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    • @Luisa: non vedo l’ora di sentirla! In ufficio non sono sola, e ognuno fa un lavoro che richiede concentrazione, non è proprio il caso di mettere musica 😉

      Testa pesante? Non sai quanto, e mi sento incandescente!

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  4. Purtroppo non sono le cose scontate (come quelle che hai elencato) a renderci felici. Mi fa piacere che tu riesca a sentirti bene pensando a tutto quello che di buono hai e non a quello che vorresti avere e che non hai.

    Riguardati. La salute è la cosa più importante anche se da sola non riesce a renderci felici (neanche quella!). Lo so, sono negativa. Il periodo è quello che è.

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    • @Marisa: beh, io sono non-infelice e non-ingrata alla vita, è già qualcosa, non ti pare? Poi mi gira il boccino in maniera vorticosa, ma che ci posso fare? Vivo in una nazione fatiscente, dove il popolo è vessato peggio che ai tempi dei feudi: mala tempora currunt!

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  5. @Luisa: pensa che questa canzone l’ha cantata Andrea Parodi (l’ho postata lo scorso ottobre, sesto anniversario della morte) nel suo ultimo concerto, tre settimane prima di morire, a cinquantun anni, uno scheletrino che non si sa come si regga in piedi, annientato dal cancro, distrutto dalla chemio, spiegando che questa canzone la sente molto, perché la vita gli ha dato veramente così tanto…

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  6. Rieccomi, sono arrivata a casa arrancando, aiutata da un po’ di fortuna che mi ha fatto trovare autobus vuoti e coincidenze al volo (Dio c’è).

    Ho ascoltato la canzone postata da Barbara, bellissima, ed è esattamente quello che volevo dire (a parte l’uomo che amo che, ahimé, continua a mancare all’appello).

    Avessi continuato il racconto della mia giornata, vi avrei detto che mi preparo un caffè fumante, che sorseggio leggendovi, e poi mi vesto e via, una bella passeggiata fino al parco, che attraverso godendomi le piante, la brina, e qualcuno che porta il cane a fare la sua passeggiata.

    La città si sveglia, sono aperti solo bar e giornalai, ed è a un bar che generalmente io mi fermo per il rito propiziatorio della giornata. Veramente sono due i bar (ehi, calma, sono in alternativa, non faccio la doppia tappa!), uno vicino casa e uno vicino all’ufficio, a seconda della fame e della colazione che sono riuscita a fare prima di uscire da casa.

    Quello sotto casa sa che deve prepararmi “il solito”, cappuccino bollente, spolverata di cacao, e bicchiere d’acqua che quasi sicuramente non berrò, ma il cornetto lo faccio scegliere al ragazzo alla cassa, secondo la sua ispirazione.

    Invece il bar sotto l’ufficio sa che il cappuccino deve prepararmelo a una temperatura diversa a seconda dell’ora, se lo devo sorseggiare, bere o trangugiare. I lieviti sono esposti, favolosi, colorati, appetitosi, e lì mi servo da sola, Intanto chiedo cosa ci sarà per pranzo, e mi predispongo mentalmente (tanto poi, quando vado, nel 50% dei casi trovo un’altra cosa, ma non importa, mi piace sognare).

    Poi entro in ufficio, e comincia il lavoro… (e siamo alle nove 😉 ).

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  7. Io invece da quando sono in pensione sono perfettamente sincronizzata coi miei vicini: loro tirano su le tapparelle alle sei di mattina e le tirano giù alle sei di sera, io le tiro su alle sei di sera e le tiro giù alle sei di mattina: finalmente senza sveglia, posso seguire i miei ritmi naturali, ossia starmene qui in santa pace al pc tutta la notte, andare a letto alle sei e mezzo sette e dormire fino all’una, una e mezza. Poi mi alzo, bevo il caffè, vengo al pc, in un qualche momento faccio colazione, ogni tanto, quando mi serve, tiro su una tapparella e le ultime finisco di tirarle su, appunto, verso le sei di sera. Praticamente il paradiso.

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    • E poi, noto la perfetta sintonia con i vicini! 😉

      Guarda caso, stavo proprio leggendo un tuo post: un passato da filopalestinese, chi l’avrebbe mai detto!

      Sto scherzando, lo sapevo, ne avevi già parlato qui.

      Ecco, anche questa è felicità, persone come te che aprono gli occhi su quella realtà, e hai ben recuperato, sei davvero una pasionaria!

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  8. Beh, sai com’è: ci sono persone che si scelgono una missione e missioni che si scelgono una persona; io sono stata scelta, e quando si viene scelti non si può fare altro che rispondere, come Abramo: hinnenì.

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  9. Stamattina pensavo che sarei riuscita ad andare al lavoro, la febbre non l’avevo (appena 37) e avevo trascorso pure una buona notte.
    Appena alzata mi sono però resa conto che il torace era dolente come se l’avessero squarciato, e che ogni colpo di tosse era doloroso e insopportabile.

    Attila si è premurato di chiamarmi per comunicarmi che lui sta peggio, e sicuramente, la prossima settimana, si aggraverà ulteriormente.

    Ecco, io avrò tutto quello che ho descritto sopra, ma Attila è certamente la franchigia, il pizzo da pagare alla vita.

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  10. Signore e signori, muoio di fame. I’m starving.

    Ho mia figlia seduta su un piede (quello ancora sano, tocca provvedere). Così immobilizzata ho chiesto ad Attila di prepararmi un piatto di pasta. In realtà avrei preferito tonno e pomodori, ma lavare due pomodori è un’impresa titanica, non ce la faccio come sono messa a dargli indicazioni precise (sono pure quasi senza voce). Non so cosa mi arriverà. Farovvi sapere.

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  11. Non avete idea di cosa stia succedendo per questo piatto di pasta: io, a parte le ossa rotte, continuo ad avere 56 chili sui piedi. Gli ho detto di guardare la scadenza del condimento già pronto (condimenti Giovanni Rana), e sta urlando che non è in grado di leggere una scadenza, che non può fare tutto lui.

    Dice che a lui nessuno fa niente. già, ma io mica vado a casa sua millantando di volerlo aiutare, per poi sbracarmi ovunque a dormire, mangiare, etc. etc. etc… 😯

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  12. Diemme, leggere la scadenza di un sugo pronto non è roba da tutti! poveretto, gli fai fare questi lavori, a lui, povera anima sofferente e la settimana prossima moribonda per una recidiva da influenza spagnola! La spagnola gli ha mandato un fax stamane avvisandolo del suo ritorno…

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    • Dunque, non so se ti ho detto, l’unica cosa che sa fare Attila è cucinare: ma l’unica, davvero, perché non sa avvitare una vite, non sa buttare un sacchetto della spazzatura, non sa fare assolutamente niente, ma cucina divinamente.

      La mia pasta, finalmente arrivata dopo urla che non vi dico, e dopo avergli detto duemila volte di lasciar perdere che mi sarei arrangiata in qualche modo, era completamente cruda.

      Tu sei testimone (quasi) che quando gli ho chiesto un bicchiere d’acqua mi ha dato un bicchiere d’acqua saponata. Un giorno o l’altro i suoi tentativi di eliminazione della sottoscritta riusciranno: che dirvi, vi ho voluto bene! (Aspetta che vado a programmare il post per il 30 settembre, hai visto mai che non riesco a tener fede alla tradizione!)

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  13. Cruda perchè ha usato un metodo di cottura alternativo, o perchè non l’ha lasciata abbastanza? Su, che non ti ammazza almeno per ora…almeno credo 😯

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    • Perché le persone, quando non vogliono fare una cosa, la fanno talmente male da farti passare la voglia di chiedertelo. Peccato che a me non passi, è proprio cascato male.

      Non mi ammazza? Neanche con l’acqua saponata? Beh, io il post l’ho schedulato, non sia mai che dimentichi le ricorrenze! 😆

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  14. Se ti dimentichi le ricorrenze potremo quasi essere certi che stia per arrivare la fine del mondo 😉 Il sapone magari era biologico, non tossico o che ne so, l’acqua ti avrebbe funzionato da digestivo…comunque per scrupolo, sarebbe stato meglio offrirne un sorso a lui…

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    • E tu pensa che c’è comunque qualcuno che me lo invidia questo Attila che bene o male c’è, e ci si scherza, e si arrabbia ma poi qualcosa esce fuori… scotto, avvelenato, ma esce (tanto per restare in tema di visione positiva 😉 ).

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  15. Pingback: Thanksgiving Friday #3 « Io Manifesto

  16. Cara Diemme..sbaglio o chiami Attila tuo marito? La cosa un pò mi fa sorridere perchè quando ero piccola era questo il nomignolo che mi aveva dato mia madre perchè distruggevo praticamente tutto. E tu perchè lo usi per lui?

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    • Perché distrugge tutto. E non è mio marito. E’ un tizio di cui mi presi una brevissima cotta vent’anni fa, e che lasciai prima di qualsiasi ulteriore implicazione. Ma lui non si rassegnò, e da lì il tormento continuo, incessante, paranoico. Però tu ora mi chiederai della figlia, che è qualcosa di cui mi sono trovata a raccontare, ma adesso proprio non ce la faccio e non voglio… chiedo venia 😦

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