Sull’obiezione di coscienza

Leggo oggi questo articolo e per me, per come la penso io, è un pugno allo stomaco.

Qualche tempo fa, sul blog dell’amico Aquila, si è scatenata un’animata discussione sull’aborto, anzi, sui medici obiettori di coscienza, che vi consiglio di leggervi, se vi interessa, direttamente “in loco”.

Voglio però riportare qui i miei interventi, perché nella discussione accesa, nel botta e risposta, è venuto fuori in maniera più chiara il mio pensiero, rispetto ai post precedentemente scritti, dove mancava il contraddittorio.

E incominciamo dal primo, che risponde all’epiteto con cui è stato etichettato chi è contrario all’aborto e favorevole all’obiezione di coscienza dei medici, un epitetuccio da niente, una specie di vezzeggiativo: “teste di cazzo”. Accuso il colpo senza problemi.

Secondo il tuo parere, e quello del cavaliere, sarei una testa di cazzo, ma al di là della testa, le spalle sono abbastanza grosse da sopportare chi la pensi in questo modo.

Se io fossi un medico, sarei obiettore di coscienza (di quelli veri, non di quelli davvero immorali che sono obiettori nelle strutture pubbliche ma non hanno problemi a praticarlo a caro prezzo in quelle private).

L’aborto è un omicidio, al di là di qualsiasi forma di religione e cristianesimo, al di là di una presunta laicità di uno Stato che è materialismo alla stato brado.

Un medico, che fa il medico per salvare le vite, non per sopprimerle, ha il sacrosanto diritto, oserei dire dovere, di rifiutarsi di uccidere, esattamente come alcuni medici sotto il nazismo si rifiutarono di fare esperimenti e menomare persone sane in nome della “razionale, stabilita, legalizzata e certificata dallo stato” ricerca scientifica.

La disobbedienza, quando ciò che ci viene imposto di fare va contro la nostra coscienza, è dovuta.

Comunque, ammesso che al qualcuno che la pensi diversamente sia permesso di portare avanti la sua posizione ed eliminare il proprio figlio come fosse un’appendice infiammata, è disumano imporre a un medico di operare questa barbarie.

Per quanto mi riguarda, mestiere dovrebbe cambiarlo chi li pratica gli aborti, non chi tiene fede alla propria missione di salvarle le vite umane.

Nel secondo intervento rispondo a chi mi parla di aborto terapeutico, rappresentandomi la situazione drammatica di certi bambini:

[…], non stiamo parlando di questo aborto. Io non mi sono mai pronunciata contro l’aborto terapeutico, anche se non augurerei a nessuno di trovarsi a fare quella scelta.

Ci sono genitori che hanno ucciso i figli disabili dopo averli assistiti per quarant’anni solo perché, da anziani, si sentivano allo stremo delle forze e non più in grado di assisterli, e non volevano che la loro creatura finisse in chissà quali mani, o in nessuna mano del tutto: quei genitori hanno tutta la mia comprensione e il mio supporto umano.

Come dicevo a Bruno, non mettiamo in mezzo questi casi, quando si parla di aborto si intende di una donna che decide di non avere un figlio sano e libero perché semplicemente non le va di occuparsene, così come quando si parla di extracomunitario si parla dell’immigrato in difficoltà, se non proprio del clandestino allo sbando, e non certo dell’americano che viene qui per il master.

Non so se sia così perché non ho certo studiato teologia, ma mi dicono che l’aborto terapeutico e in seguito a stupro sia consentito persino dalla religione cattolica, quindi è inutile discutere sulle cose sulle quali è scontato che siamo d’accordo.

Io dico che sia solo un grande inganno della società occidentale l’averci fatto credere che, a fronte di un bambino in arrivo, abbiamo la facoltà di decidere “se tenerlo o no”.

Ancora, si parla di falsi obiettori, di medici che fingono di essere obiettori per poter praticare l’aborto in una clinica privata, lucrandoci:

sì, i medici finiti obiettori sono la più schifosa feccia dell’umanità, e anche su questo siamo pienamente d’accordo.

Mi si obietta che in uno stato laico un medico debba tenere un comportamento “laico”, e quindi agire in base alle leggi e non al suo credo. Sul fatto che lo stato sia laico non obietto ma sul fatto che il medico dovrebbe agire andando contro il suo credo o cambiare mestiere invece sì!

Indubbiamente, ma tutto questo non c’entra niente con quello che è stato detto. Chi ritiene che l’aborto sia un omicidio, non può secondo te svolgere la professione medica, con la massima serietà e competenza, volta a salvare le vite umane così come da sua scelta, giuramento e impegno?

Tu dici che la legge permette l’aborto, e quindi loro si devono adeguare, io dico che la legge prevede l’obiezione di coscienza, e quindi tu e il caro aquila vi dovete adeguare.

E comunque, se pure non la prevedesse, se io fossi un medico mai e poi mai praticherei un aborto, mi sbattessero pure in carcere per cent’anni. Le leggi vanno e vengono, e rispecchiano le coscienze del momento, ma se una persona è spinta da ideali più grandi, è giusto che si rifiuti di fare quello che NON HA SCELTO DI FARE SCEGLIENDO DI FARE IL MEDICO. Il medico è, o dovrebbe essere, persona che cura i malati e salva le vite, non che sopprime gli individui sani.

Due miei conoscenti, testimoni di Geova, si sono fatti il carcere per renitenza alla leva. E’ grazie a gente come loro, disposta a pagare in prima persona per le proprie idee, che prima è stata introdotta l’obiezione di coscienza, e poi abolita proprio l’obbligatorietà della leva.

Ti ricordi quando introdussero per i medici l’obbligo di denuncia dei clandestini che si fossero rivolti a loro per cure mediche? Ricordi che la classe medica si rifiutò, e quanti esposero il cartello che non avrebbero denunciato nessuno?

Un medico non è un impiegato dello stato. Alcuni lo sono, è vero, ma peggio per loro. Ci sono persone che sono qualcosa di più, e a questa l’umanità dovrebbe essere sempre infinitamente grata.

Passi che si sia favorevoli all’aborto, nulla possiamo contro la convinzione di tanti che l’embrione sia una specie di tumore da sradicare, ma non potete imporre agli altri di pensarla come voi. Uccidete pure i vostri figli, ma io non lo farei mai né col mio, né con quelli altrui: e intendo essere rispettata, e non costretta ad andare a raccogliere la cicoria anziché salvare vite umane.

Ancora:

Scusa Bruno, io non vedo nessuna incoerenza in quello che ha scritto anto, mentre mi pare che tu ci ribadisca cose di cui siamo già convintissime al punto di darle per scontate e, ti dirò. MI FA INCAZZARE COME UNA BISCIA questo mettere davanti come argomentazione pro-aborto sempre il bambino che nascerà fortemente menomato o la madre che rischia la vita.

Quando stiamo parlando di aborto, quando sto dicendo di essere contraria all’aborto, NON INTENDO I CASI IN CUI PERSINO LA RELIGIONE CATTOLICA (e ho detto tutto) è favorevole. Quella ebraica poi non ti dico, la persona da te prima nominata mi raccontava che il medico ebreo è autorizzato a sacrificare la vita del bambino per salvare quella della madre fino al momento prima del parto, vale a dire AL NONO MESE!!!

Se serve ancora chiarirlo, visto che pare così difficile, io sto parlando di quelle donne (e, con tua buona pace, non ne ho conosciuto altre) che abortiscono perché:

1) il figlio è dell’amante, con cui sono state senza prendere alcuna protezione, e ci sono gravi e giustificati motivi per cui non possono attribuirlo al marito (marito sterile, amante di diversa razza).

2) Vacanze prossime, per cui si preferisce evitare rischio di vomitare in barca.

3) Figlio provato a fare solo perché si voleva vedere se si era capaci, e una volta incinte finito il giochetto si abortisce.

4) Ripensamento per aver visto il corpo deformarsi al primo accenno di pancetta.

5) Incoscienza del rischio e significato dell’aborto e rifiuto di usare contraccezione.

6) Motivo non meglio identificato, in situazione di coppia stabile e scarsi problemi economici, nessuna precauzione e coscienza della gravidanza oltre il quarto mese (abortito al quinto all’estero).

7) Offerta di carriera (in tourné meglio avere le mani libere non vi pare?)

8) Immagine sociale per una donna libera, con amante libero, ma che riteneva disdicevole mettere al mondo, dopo i figli legittimi, un figlio illegittimo.

etc. etc. etc…

Alcuni casi sono accorpati ma, mettila come ti pare, questi sono stati casi di cui sono stata personalmente testimone, e a me ‘sta storia della donna stuprata (ne ho conosciuto una sola che, tra l’altro, l’ha tenuto), ‘sta panzana della scelta drammatica e sofferta, ha proprio rotto le balle.

Se dovessi fare una mia statistica personale, direi che oltre il 90% delle donne abortisce perché se ne è infischiata di prendere precauzioni.

Che poi sia meglio la 194 che la mammana, che anche una povera deficiente o egoista, o incosciente, abbia diritto a tutela e sia meglio che abortisca in ospedale in struttura sanitaria protetta piuttosto che morire sotto un ferro da calza, siamo pure d’accordo, ma per favore, non venitemi più a parlare del dramma di una povera donna in difficoltà, che non ha altra scelta, e che arriva a questa scelta “sofferta” per totale mancanza di alternative.

Ecco, così ve l’ho detto.

Il confronto continua, ci siamo tutti accalorati, ora si discute sul fatto che il medico obiettore dovrebbe abbandonare l’ospedale quando non d’accordo con la pratica dell’aborto, anziché limitarsi all’obiezione:

E allora con lo stesso principio quando fecero il famoso indulto che rimise in libertà un bel po’ di delinquenti saremmo dovuti emigrare, non ti pare?

No caro Aquila, le battaglie si vincono in campo, tutto quello che possiamo fare lo possiamo fare ora e qui. Se ci dovessimo licenziare tutte le volte che il nostro datore di lavoro fa qualcosa che eticamente non condividiamo saremmo tutti per strada col piattino a chiedere la carità.

E’ la mission aziendale che uno deve condividere, e un medico obiettore sicuramente condivide che esista una struttura ospedaliera in cui si curano i malati e si salvino vite umane.

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Aquila, permettimi di dissentire. Il datore di lavoro di cui stiamo parlando comunque svolge la missione medica di curare e salvare vite in via, mi auguro, principale. Chi è contro l’aborto sa benissimo che quella dell’inizio della vita purtroppo rientra nel campo delle opinioni, e quindi non può che limitarsi a decidere per se stesso di non adeguarsi.

Comunque mi sorprende questo tuo attaccarti alla legge dello stato quasi come massima espressione di giustizia, sappiamo tutti che esistono leggi ingiuste, oggi come ieri, qui come altrove.

Commettere delle nefandezze giustificandosi con “Obbedivo agli ordini” o “Obbedivo alla legge” non solleva la nostra coscienza dalla responsabilità delle nostre azioni.

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Ho messo un vecchio articolo in prima pagina, poi appena riesco a mettere giù due righe arriva pure la mazzata :P

Anticipo: se una persona considera l’aborto un omicidio, come volete che giudichi un medico che lo pratica? Mi direte che, in uno stato laico, democratico, e blablabla, blablabla, certe considerazioni dovrebbe tenersele per sé, che non soccorrendo e assistendo una donna ricoverata, e che comunque ha subito un intervento, viene in ogni caso meno alla sua missione: su questo ci posso pure stare, ma la sostanza si sposta di poco.

I distinguo sono tanti, cercherò di mettere a fuoco le idee. Chi si volesse dilettare nel frattempo nei meandri del Diemmepensiero, può trovare una decina di articoli qui: https://donnaemadre.wordpress.com/category/aborto/ .

Arriva MissMinnie, che esprime tutto il suo disprezzo per quanto da me affermato, dichiarandolo “neanche da commentare”.

Cara MissMinnie, tu puoi non commentare, ma o io non mi so spiegare (che può pure essere, perché tutti continuano a oppormi eccezioni con cui sono perfettamente d’accordo e secondo me sarebbe anche superfluo citare), o viviamo in due mondi diversi: lo stesso cavaliereerrante, qui mio interlocutore in questa diatriba, si è pronunciato contro quello che lui ha ben appropriatamente definito “l’aborto maquillage”.

Per la cronaca, credo che per “pietas” si intenda un sentimento strettamente religioso, che poco ha a che vedere con la pietà intesa come compassione, che è l’accezione in cui noi usiamo questo termine: e delle donne che abortiscono, credimi, di compassione ne ho tanta.

Anche se qui sto riportando solo i miei interventi, e neanche tutti, voglio fare un’eccezione per la toccante testimonianza di Nives:

Da “INNAMORATA DELLA VITA”…non posso che ringraziare @DIEMME!!!…e con tutto il cuore!
Non solo perchè ha difeso il mio pensiero!
Ma sopratutto perchè ha difeso la MIA STESSA VITA e quella dell’ULTIMO MIO FIGLIO!

Credo che la VITA di una mamma…NON HA maggior valore della VITA di un figlio!
La VITA è VITA!!! Sempre! Dall’istante del concepimento…fino all’ultimo respiro!

Per questo ho accettato la quarta gravidanza…!
Quale DIRITTO avevo di sopprimere una VITA…dal momento che l’avevo chiamata???
Potevo io…misera creatura…nascondermi dietro IL RISCHIO della mia stessa VITA?

A causa di una spiccata fragilità dei vasi….(riscontrata dopo la terza gravidanza)…
mio figlio ed io…erano fortemente a rischio!
Provocare l’aborto….era il consiglio dei medici….perchè sicuramente avrebbe salvato la MIA “vita”!

Ma la MIA…sarebbe poi stata VITA???

Da ormai quattordici anni…lottavamo per la VITA di Anna….sorella 29enne malata di tumore!
Da appena tre anni…avevamo accompagnato al cimitero Evelina….sorella 20enne, travolta da un gigante della strada!
Ed erano passati cinque anni dalla perdita spontanea di Gioele…figlio non nato!

Che poteva dirmi TUTTO QUESTO??
Se la VITA E’ UN MISTERO….chi sono io per arrogarmi il DIRITTO di manipolarla???

Subito dopo il Parto Naturale dell’adorato mio cucciolotto di più di 4 chili, e lungo 60 cm….
a causa della ROTTURA DELL’ARTERIA CERVICALE DESTRA….
all’ospedale è successo il finimondo per salvarmi!

Dopo quasi un mese…siamo tornati a casa….colmi di GIOIA DI VIVERE!

Grazie DIEMME! Per il TUO GRANDE AMORE PER LA VITA!!!!

Beh, ogni tanto qualcuno che ti sostenga fa bene al corpo e allo spirito 🙂 . Ma continuiamo con le mie tirate:

Aquila, se la legge “consente” a una donna di abortire, ma certo non la obbliga, perché non dovrebbe fare almeno altrettanto con il medico? Se un medico considera un aborto un omicidio, perché dovrebbe o compierlo, o interrompere la professione medica, venendo meno alle motivazioni per cui l’ha scelta, e cioè salvare vite?

All’inizio della sua attività ogni medico, almeno in Italia, è tenuto a pronunciare il giuramento di Ippocrate:

“Giuro di… perseguire la difesa della vita, la tutela della salute fisica e psichica dell’uomo e il sollievo della sofferenza, cui ispirerò con responsabilità e costante impegno scientifico, culturale e sociale , ogni mio atto professionale; di curare ogni paziente con eguale scrupolo e impegno…; di prestare, in scienza e coscienza, la mia opera, con diligenza, perizia e prudenza e secondo equità, osservando le norme deontologiche che regolano l’esercizio della medicina e quelle giuridiche che non risultino in contrasto con gli scopi della mia professione”.

Chiaro? Il medico è tenuto ad osservare le norme giuridiche laddove “non risultino in contrasto con gli scopi della sua professione”: mi pare non faccia una piega.

Risposta a missminnie, che me ne dice di tutti i colori, oltretutto non avendo capito un piffero del mio pensiero e attribuendomi convinzioni mai avute, pensate o avallate (e ve l’ho detto io che il contraddittorio ve lo dovete andare a leggere in loco!).

Scusami sai, ma io che c’entro con le donne morte sui tavoli lerci e le mammane bruciate sul rogo da Santa Madre Chiesa?

Mi pare che tu sbagli nel confondere, ma tanto sono abituata a queste controrisposte degli abortisti, per i quali chi è contro l’aborto è un ipocrita schiavo di santa romana chiesa e complice convinto e soddisfatto di tutte le nefanedezze da essa commesse nel corso dei secoli. Comunque, visto che insisti, mi riprendo volentieri la mia carità. Magari il pelo te lo lascio.

Si parla ancora dell’influenza della Chiesa sullo Stato:

Anche su questo, caro cavaliere, ho un’idea un po’ diversa. La Chiesa, come guida della cristianità, ha il preciso compito di dare le linee guida ai suoi fedeli e a chi questa guida gliela riconosce. Lo stato poi, in quanto laico e democratico, non dovrebbe prendere in nessunissima considerazione quanto detto dalla Chiesa, pur lasciando ai suoi cittadini la libertà di essere E italiani E cattolici.

Spesso invece vediamo che lo Stato fa l’occhiolino alla Chiesa, e questo non va bene…

Il distinguo sui termini:

@Ser Bruno: sui primi tre punti siamo d’accordo, è sul quarto che dissento. Se per un medico l’aborto è un omicidio, non vedo perché dovrebbe considerarlo diversamente se praticato in struttura pubblica col beneplacito della legge.

Il fatto di chiamare “puttana” una donna che abortisce mi sembra fuori luogo, un impoverimento e cattivo uso della lingua italiana, spero che i medici abbiano un vocabolario un po’ più ampio e appropriato. “Puttana” è chi fa sesso per soldi (cosa che potrebbe pure non avere un’accezione negativa), viene usato in senso figurato per chi comunque si vende – vende le proprie idee, la propria integrità, la parola data – in cambio di denaro: chi abortisce è un’altra cosa, non necessariamente migliore. O peggiore.

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Ancora su medici obiettori e non:

Caro Bruno, non è che io abbia chiare tutte le tue argomentazioni, compresa quella di Erode, ma una cosa ti posso dire: almeno su questa terra, non esiste una distinzione netta tra inferno e paradiso. Il medico che abbia cara la vita altrui come ce l’ho io, è chiamato a prestare la sua opera ovunque, a prescindere da ciò che lo circonda e anche da chi gli dà lo stipendio, a meno che il suo operato non sia contro questo datore di lavoro, che allora sì non sarebbe corretto.

Noi facciamo quello che possiamo nel momento in cui viviamo, nel posto in cui ci troviamo, e l’ospedale pubblico è il luogo d’elezione del medico che voglia curare il prossimo senza fini di lucro, mentre sarebbe forse assai più incoerente svolgere la propria attività solamente in uno studio privato o clinica che sia.

Da lì a permettersi di insultare il collega che la pensa diversamente ce ne corre, mi pare un comportamento estremista e radicale, privo di qualsiasi educazione, buon senso, capacità di vita sociale e accettazione degli altri. Sicuramente fa male al sangue sapere che il tuo collega caccerà le mani nell’utero di una donna e ne strapperà via il bimbo che ha in grembo, facendolo a pezzi, buttandolo nella spazzatura (o in un inceneritore, fate voi). Se io fossi medico, probabilmente non andrei a cena fuori con lui a parlare del più e del meno, mi vedrei le sue mani sporche di sangue colarlo sul piatto

Cionondimeno, lavorando al suo fianco, non gli mancherei mai di rispetto, non lo tormenterei, non gli rinfaccerei quello che a me fa male ma è, ahimé, legge dello stato, e lo fa stare dalla parte della ragione.

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Replica al cavaliere che non condivide le parole crude con cui ho descritto l’intervento chirurgico di aborto, e ritiene il modo “un tantino sbrigativo”:

Ti sembra un tantino sbrigativo? L’aborto è quello, non è che se invece che essere fatto col ferro da calza viene fatto col bisturi quella povera creatura riceve una sorte migliore: mica sarai di quelli che risolve il problema dei disabili chiamandoli diversamente abili, dei ciechi chiamandoli non vedenti!

Di nuovo si disquisisce, questione per me molto importante, sul fatto di dover obbedire alle leggi e agli ordini ad ogni costo:

Eccellente esercizio di retorica, ma non m’incanti. Il fatto che una persona debba obbedire a una legge immorale finché questa resta in vigore non sta né in cielo né in terra. E’ inutile che tu dica che le leggi razziali non sono assimilabili, lo sono eccome. Tu sostieni che uno dovrebbe obbedire a una legge iniqua e nel frattempo battersi per cancellarla? Ti rendi conto dell’assurdo? Tornando alle leggi razziali, gli italiani avrebbero dovuto secondo te continuare a denunciare e far deportare i propri concittadini fino a che in qualche modo la legge non fosse stata cancellata (cosa che regolarmente dai più fu fatta, e fu abominio, mentre altre nazioni si rifiutarono e i cittadini si protessero gli uni con gli altri)?

Ma ti ci riesci a mettere nei panni di una persona che considera l’aborto un omicidio? Come potrebbe praticarlo giornalmente nelle corsie d’ospedale “fino a che la legge non cambia”? Ma siamo impazziti? Oppure, a quanto tu sostieni, dovrebbe farsi da parte secondo il principio “Largo a chi obbedisce a questa iniqua legge, io non resto qui né a compiere il male e nemmeno più il bene”?

Comunque sono andata a ricercare un articolo, che non ho ritrovato, che parlava della 194 che, sia pure nella sua discutibilità e perfettibilità, non permetterebbe in teoria di ricorrere all’aborto in maniera così indiscriminata, solo come atto di volontà, ma dovrebbero esserci motivazioni accertate dal medico: che poi questo vincolo venga facilmente aggirato da medici compiacenti, questo è un altro discorso, che anche la non accettazione del bimbo in arrivo diventi una fondata motivazione clinica questa è un’altra cosa.

Questo fatto però di chiamare “puttana” le donne che vanno ad abortire è qualcosa che vorrei approfondire, mi sembra davvero un comportamento che denuncia chiusura e ottusità mentale, ed è l’unico punto su cui potrei darti ragione: che poi, magari, ci sono pure puttane che non abortirebbero mai, e che il figlio, di chiunque e qualunque cosa sia il frutto, se lo tengono.

E ancora, chiariamo i termini:

Cara Nives, lo so tutto questo. Sono un operatore sociale, mi sono occupata sempre soprattutto di bambini, ma molto spesso anche delle loro mamme, donne in difficoltà, immigrate, prostitute…

Molte di loro erano persone di gran lunga migliori delle nostre “signore” e, come hai sottolineato tu, aspettavano solo che la vita desse loro una possibilità, che non si sono lasciate sfuggire. Anche per questo io non chiamerei mai “puttana” una signora “bene” che è andata in ospedale a farsi svuotare il pancino: per rispetto alla puttana.

Dimenticavo: ti invito a leggere questo, http://costanzamiriano.wordpress.com/2011/07/04/la-grande-bugia/ .

I nostri amici “illuminati e progressisti” faranno probabilmente fuoco e fiamme, ma io la penso così: l’aborto non è un diritto, è un dramma.

E’ un diritto come lo sarebbe drogarsi, suicidarsi e compagnia bella. Chiamatelo pure diritto, per me è una trovata della società biecamente consumistica per levare di mezzo i rompicoglioni, i più piccoli e indifesi che, magari inizialmente, toglierebbero qualche risorsa alla società: un investimento iniziale che non piace a certa gente così oculata che pensa che abbattere l’albero dei fichi per far prima a mangiarsi i fichi sia una trovata pratica e geniale.

Ancora, a Bruno che mi attribuisce, per il fatto di essere antiabortista, pensieri che invece non mi appartengono:

Caro Bruno, veramente sei tu che mi metti in bocca e in testa cose che non ho mai detto, scritto o pensato.

Quando scrivi “una scelta che non senti in linea con la tua coscienza di Donna, e che con coraggio rifiutasti, quando fosti Tu a dover dolorosamente decidere, cara @Diemme ?!?”, si può sapere a cosa mai ti riferiresti?

Quando tu scrivi “chi come te ritenne che l’ attuale legge sull’ aborto fosse “abominevole e omicida”, si battè a suo tempo […]per abrogare questa legge” . Bene, fu dunque indotto un “referendum abrogativo” e cosa accadde ???
Che lo perdeste !!!”, ma di che stai parlando, e soprattutto, di chi? Ma che ne sai tu di che posizione ho preso nei confronti della 194? Ma chi mai si è battuto per abrogarla?

Non mi piacciono queste tue facili deduzioni, non mi piacciono i tuoi processi alle intenzioni. Nell’articolo che ho linkato nella risposta a Nives, troverai scritto “Nessuno, evidentemente, vuole ricordare che neanche secondo la 194, […], l’aborto è consentito come semplice strumento di regolazione delle nascite.”. Io so benissimo che se non ci fosse la 194 molte donne abortirebbero ugualmente, o all’estero o clandestinamente, rischiando la vita e l’integrità fisica, e non credo che nessuno voglia questo per queste donne, certamente non io.

Non sarei certo io, tra due mali, a non scegliere per queste donne il minore, ma sia chiaro che stiamo parlando di un male, di un dramma, non di un diritto, non di una libera scelta lecita e illuminata.

Tu dici che ti dispiace che io non ti capisca: a me invece neanche dispiace che tu non capisca me, sono completamente rassegnata.

Insomma amici, è stata una bella lotta!

64 thoughts on “Sull’obiezione di coscienza

  1. Cara @Diemme, non è una buona befana quella che ci proponi …. francamente, non lo è, visto il tema e la maniera imperfetta in cui ce lo proponi !
    Comunque, tutto quello che avevo da dire l’ ho già scritto da @Aquila, e sinceramente, non sono le corbellerie “avulse” che riporti qui, ma ben altro … Ti confermo, peraltro, io stesso stento a riconoscermi nelle “limitatissime parole mie” che hai messo qui in evidenza ma anche qui è inutile aggiungere altro, basta andare a rileggersi il post del nostro amico @Aquila .
    Qui, in questo strano tuo post, posso – e mi preme ! – solo confermare che continuo ad essere “anti-abortista” con meditata convinzione, ma ritengo che in questa questione “debba essere la donna ad avere l’ ultima parola”, mentre uno Stato, se si definisce ‘laico e democratico’, DEVE SOSTENERE AL MEGLIO DELLE SUE RISORSE UNA DONNA CHE SI TROVI NELLE CONDIZIONI DISPERATE DELLA SCELTA DOLOROSISSIMA SE ABORTIRE O NO, ED ANCOR DI PIU’ LO STATO STESSO LA DEVE AIUTARE NELLA PREVENZIONE, E SOPRATTUTTO “DOPO”, SIA CHE ABBIA ABORTITO NEI LIMITI DELLA LEGGE, SIA CHE ABBIA FATTO UNA SCELTA DIVERSA, CREANDO LE PREMESSE A CHE A QUELLA DONNA, O A QUALUNQUE ALTRA/ALTRO GIOVANE CHE VOGLIA CREARSI UNA FAMIGLIA, SIA POSSIBILE ACCEDERE AD UN LAVORO DIGNITOSO, PIU’ CHE AD UNA CARITA’ PELOSA … O ‘A SINGHIOZZI’ !
    Aggiungo inoltre che odio gli ideologismi, sia laici che religiosi ( ammesso che si possa fare questa distinzione, visto che chi schiaccia il cervello delle persone agisce sempre “religiosamente”, sia che porti la tonaca, sia che indossi una qualunque altra divisa ), e odio l’ ipocrisia da qualunque parte provenga . Figuriamoci quindi se non mi facciano ribrezzo quei @medici ‘anti-abortisti’ che, astenendosi negli “Ospedali pubblici” in base all’ opzione che la Legge di Stato gli consente, contemporaneamente “rompono i coglioni” ( e di passaggio, confermo, a chi abbia interesse a proseguire nella diatriba, che “questo rompere i coglioni” era il tema espresso da @Aquila, E NON SE FOSSE GIUSTO OPPUR NO ABORTIRE, tanto per precisare meglio l’ aspetto della discussione ) ai colleghi @medici che, avendo fatto una scelta diversa fruendo dell’ opzione contenuta nella “stessa” legge, accompagnano con rispetto una donna che stia abortendo “nei limiti imposti dalla legge”, mentre loro, gli spregevoli chierichetti, trattano le donne, che si trovino nelle disperate condizioni di dover abortire nelle strutture pubbliche ospedaliere, “come puttane da strada”, ed usano, “quei @medici ipocriti”, ogni forma di ruffianeria ( sapendo quanto la Chiesa influisca anche nel nostro Stato laico e democratico, a spingere le carriere di coloro che si genuflettano e girino coi santini in tasca … ) per far carriera in Ospedale, denigrando i loro colleghi ‘abortisti’ alle spalle, al punto di chiamarli assassini, in ciò sostenuti dalle imbecillità che ricorrono in questo tragico settore !
    E per concludere, aggiungo che per disprezzare “quei @medici” che anche @Aquila esecrava nel suo post, non ho alcun bisogno di collegarmi al fatto di sapere bene che la maggior parte di loro – come nel post aquiliano ci ha anche confermato chi lavora nelle strutture pubbliche ospedaliere – sono santi nell’ Ospedale pubblico, salvo poi diventare, nei loro studi privati, “carnefici dietro lauto pagamento” della stessa prestazione “fornita al nero” che, in Ospedale, avevano definito omicidio !
    Un abbraccio …
    @Bruno

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    • Caro Bruno, questo mio post non nasce con lo scopo di riaccendere la polemica, ma solo di raccogliere i miei pensieri che, usciti d’impulso nella discussione, mi sembra che rendano il mio pensiero in proposito in maniera più chiara rispetto ad altri post in cui dissertavo a tavolino, non dico in maniera pacata, ma certo non in un contesto di botta e risposta come sul post di Aquila.

      E’ chiaro che riportare solo i miei interventi non rende lo spirito della discussione, né rende giustizia a voi e ai vostri pensieri espressi in chiaro negli interventi sul post di Aquila e qui non riportati (e infatti, mi pare per ben due volte i avere invitato i lettori a leggersi l’intera discussione “in loco”, per averne un’idea precisa).

      Qui io ho voluto riportare solo, raccolte e con raccordi per forza insufficienti, le mie idee, anche perché questo, il mio blog, è in fondo il luogo d’elezione per farlo.

      Approfitto per ribadire però che non mi piace quel tuo modo di dire “trattare come puttane di strada”, quasi si fosse autorizzati a maltrattare le puttane: ti faccio presente che le puttane sono persone, troppo spesso con un vissuto e una sofferenza che tu neanche t’immagini.

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  2. Cara Diemme, non ti leggo da molto, ma è come conoscerti da sempre.
    Da quel poco che leggo posso solo dire che condivido il tuo pensiero, ma non aggiungo nulla di più.
    Ai tempi di myspace ho vissuto una esperienza analoga e da allora ho bandito per sempre dal mio blog i dibattiti che toccano le coscienze. Per questo non leggerò l’articolo, ché nulla aggiunge a quello che so.

    Tuttavia non ho capito il motivo di riaprire questa discussione.
    Credi veramente che riaprire questo dibattito serva a qualcosa? A convincere qualcuno?

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    • @Bruce: no, forse no, quasi sempre nei confronti, anche nei più accesi, nessuno riesce a convincere l’altro, nessuno di quelli che stanno discutendo almeno: però chissà, magari chi ascolta ha nuovo materiale per riflettere, per vedere le cose da un altro punto di vista e a me, di bambino, basterebbe salvarne pure uno solo.

      Capisco la tua posizione di bandire dal tuo blog certi dibattiti, ma io mi sentirei di impoverire il mio se parlassi solo di amenità, senza tirare in ballo le coscienze: ascoltare gli altri, i loro punti di vista, il perché hanno un’opinione diversa, è un’esperienza che arricchisce non poco chi è disposto a riflettere e a mettersi in discussione.

      Mettersi nei panni degli altri non è una cosa facile, e in questo solo chi dissente, ed è disposto a spiegarmi le sue ragioni, può davvero aiutarmi.

      Grazie comunque per il tuo apprezzamento, che mi lusinga 🙂

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  3. Ancora inesattezze, @Diemme ed anche qui da te “dove è facile rilevarlo” leggendo il mio precedente intervento ?!? 😯
    NON IO definisco “puttane quelle donne”, ma – oltre ai moralisti/alle moraliste che facciano della morale un guanto per nascondere la sporcizia delle proprie dita – proprio quei @medici ipocriti e sporchi che, nelle strutture pubbliche ospedaliere, hanno questo infame atteggiamento verso una donna che stia abortendo “nei limiti espressi dalla Legge di Stato vigente” ( come io stesso ho ascoltato dire – ma me li hanno dovuto levare dalle mani, chè altrimenti li avrei fatti pentire di averlo solo pensato – nell’ episodio capitato ad una mia parente, e come, nel blog di @Aquilanonvedente, ha confermato una blogger che, per professione, lavora in un Ospedale pubblico, e non privato, ed è a stretto contatto con quei @medici cialtroni … ), il che costituisce un atteggiamento meschino di cui si dovrebbero solo vergognare, sia in quanto @medici, sia – e soprattutto – in quanto “uomini”, se così li si può definire !
    Dunque, rispedisco al mittente, e cioè a te amica mia, le tue parole ( “Approfitto per ribadire però che non mi piace quel tuo modo di dire “trattare come puttane di strada”, quasi si fosse autorizzati a maltrattare le puttane: ti faccio presente che le puttane sono persone, troppo spesso con un vissuto e una sofferenza che tu neanche t’immagini” ) che non m’ appartengono nè poco nè punto, e te le rispedisco prontamente – e senza alcuna iattanza da parte mia – affinchè Tu le possa invece mandare a chi di dovere, ma certamente non a me, che, in qualunque blog io mi sia ritrovato a commentare, così come nella vita che ritrovo a vivere, ho sempre espresso chiaramente, e senza la benchè minima ipocrisia, cosa rappresenti per me una donna, e come la stimi “senza etichette” per il solo fatto di essere una persona, prima ancora che una donna !
    E se mi permetti la licenza, @Diemme, a mio modesto avviso da “no-blogger”, io nei tuoi panni ( deliziosi … anche se in questo caso un poco confusionari …. ma capisco le tue ragioni ) avrei scritto il mio post “senza necessità di citare il post di @Aquila”, per la banale ragione che il post di @Aquila trattò tutt’ altro argomento, ed il nostro amico si riferiva “unicamente” all’ ipocrisia di alcuni medici cialtroni e ad uno Stato imbelle ( nei confronti del potere ecclesiastico ) e corrotto, mentre Tu, a quanto vedo, vuoi riprendere un tema che ti è caro, e cioè “se sia giusto abortire o no, o se si debba privilegiare la vita comunque oppur no”, che è tutta un’ altra cosa, sbaglio ???
    Dammi retta amica mia, facciamo tutti come faceva il nostro antenato @Giulio Cesare : contiamo almeno fino a cento, prima di scrivere inesattezze dettate dalla nostra non tranquillità, o dalla veemenza a cui che una tema sentitissimo ( e doloroso … ) ci induce ! :mrgreen:
    @Bruno

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    • Caro Bruno, come avrei potuto non riferirmi al post di Aquila, se ho fatto copia e incolla di tutti i miei commenti lasciati lì?

      E comunque, se il “trattare le donne come puttane di strada”, contenuto nel tuo intervento che recitava “mentre loro, gli spregevoli chierichetti, trattano le donne, che si trovino nelle disperate condizioni di dover abortire nelle strutture pubbliche ospedaliere, “come puttane da strada”,” (e infatti le hai virgolettate) non erano parole tue, meglio così. Qui non stiamo a cercare colpe e colpevoli, ma ad esprimere concetti.

      Se trattare in un certo modo le donne ricoverate per un’ivg significa trattarle “come puttane da strada”, secondo me il messaggio che arriva è che sia giusto maltrattare e umiliare una puttana: ma forse sono io con troppi studi classici e filologici alle spalle, troppa programmazione neuro linguistica nella testa, do alle parole un peso che nel senso comune non hanno (e sto parlando delle parole, indipendentemente da chi le ha pronunciate).

      Ora lo dico io a te caro Bruno: dammi retta, amico mio, conta fino a cento prima di attaccare arringhe di autodifesa di cui, al momento, non c’è nessun bisogno, e avrebbero solo l’effetto di inasprire gli animi.

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  4. Ma quali “arringhe” @Diemme, e quali “autodifese” non richieste ??? 😯
    E perchè “attaccare-incollare” da un blog di un amico, e stralciando peraltro mie parole “connesse a tutt’ altro argomento”, quando invece quello che pensavi allora in merito lo pensi tuttora, e lo puoi quindi riscrivere collegandolo con maggiore attinenza, ora, all’ articolo che hai letto, articolo che ti ha riproposto questo dolorosissimo tema che non fà un male dell’ anima soltanto a te o me, ma lo fà a chiunque abbia un minimo di coscienza ?!?
    Questo mio intervento me l’ hai indotto Tu, citando “in modo imperfetto” ( in quanto non connesso perfettamente alla posizione che contestavo “da anti-abortista” … ) il mio intervento sul post di @Aquila, in cui proprio Tu, al mio commento n.1 in cui concordavo con @Aquila il fatto che lui avesse inserito il suo post “sui @medici ipocriti” nella TAG del suo archivio intitolata “Teste di cazzo”, esordisti ( tuo commento n. 2 del 26.11.2011 ) con le parole “Secondo il tuo parere, e quello del cavaliere, sarei una testa di cazzo, ma al di là della testa, le spalle sono abbastanza grosse da sopportare chi la pensi in questo modo … ” !
    E chi ti diede del “testa di cazzo”, chi si permise questa scempiaggine, @Diemme ?!?
    L’ aver inserito, il nostro comune amico pennuto, il suo post in quella particolare categoria, automaticamente significava dare del “testa di cazzo” a te, o a me, o a chiunque altro che “non fosse” un @medico cialtrone ?!?
    Non mi sembra cara amica …. non mi sembra proprio, quindi mi continua a sembrare che Tu partisti allora, a mio “errantissimo parere” ovviamente, col piede sbagliato, giacchè interpretasti in modo sbagliato il tema del post e la mia condivisione con @Aquilanonvedente sul fatto di aver lui “inserito il post stesso in quella categoria” !!!
    Ma detto questo, dobbiamo star qui io e te a sprecare il nostro tempo con delle cose inutili ???
    A me non sembra, e quindi prima che si arrivi al centesimo nostro commento e controcommento, mi sembra assai più opportuno e utile che :
    1) chi voglia far sapere cosa ne pensi sull’ aborto e sulla Legge di Stato n.194, esprima qui nel tuo post il suo parere “specifico” sul tema che poni alla nostra attenzione .
    2) chi invece voglia esprimere il suo pensiero sul tema “teste di cazzo”, lo vada a scrivere nello specifico post di @Aquila che trattava per l’ appunto questo argomento !!!
    Per quanto mi riguarda, io ho scritto quello che penso sia nell’ uno che nell’ altro post, e dunque è bene che, più che contare fino a cento, mi faccia garbatamente da parte ! :mrgreen:
    @Bruno

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  5. Or ti riconosco, @Diemme …. e, flettendomi come da mio avatar, ti bacio le mani ! 😀
    Anche se, stringerti forte a me … per le ragioni che sai, non mi dispiacerebbe affatto !!! :mrgreen:
    @Bruno … rider for ever, and always lover about splendored women

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  6. Cara Diemme, ho letto tutto il post ma non l’articolo di Aquila né i commenti arrivati qui.
    Posso dire che concordo in tutto e per tutto con te.
    Quanto ai medici, non vedo perché ci si debba accanire contro quelli che, sulla base della propria coscienza e, come ha fatto notare anche tu, del giuramento di Ippocrate scelgono l’obiezione di coscienza (anch’io parlo di quelli veri …).
    Quanto alle donne, che non chiamerei “puttane” in modo assoluto, sono anch’esse libere di decidere. Ma a questo proposito osserverei che il più delle volte è comodo addurre pretesti (non ho un lavoro fisso, non ho nessuno che mi possa aiutare, non ho un uomo affidabile, ho già tre/quattro/cinque figli …) ma, visto che parliamo di Legge, le donne sanno che possono non riconoscere il bambino nato e andarsene a casa con qualche chilo in più, è vero, ma senza “un fardello” da portarsi appresso per il resto della vita. Parlo anche di quello morale. E non mi si dica che c’è chi abortisce ed è felice, come l’autrice del post che menzioni (è lo stesso post, a proposito). Non ci credo. Conosco donne che hanno abortito con tutte le più buone ragioni del mondo (per loro, beninteso) ma nessuna di esse è felice di averlo fatto anche se la loro vita non è stata condizionata da quell’episodio. Il pensiero è, comunque, ricorrente e una cosa del genere non si può dimenticare.
    Dicevo, dunque, che la Legge dà alla donna un’altra possibilità. Ma l’aboro è preferibile perché non credo ci sia donna che riuscirebbe a lasciare un neonato in osdedale a cuor leggero. Purtoppo, però, ci sono molte donne che lasciano in ospedale un feto da buttare nella spazzatura. Be’, che c’è di male? Mica era un bambino! A queste donne ricordo che sin dalla prima ecografia (più o meno all’8^ settimana) si sente in cuore che batte. Allora, ragioniamo: se la vita cessa di essere nel momento in cui il cuore smette di battere (lasciamo stare i casi limite di morte clinica ecc.), perché mai non dovremmo definire VITA QUELLA DI UN FETO IL CUI CUORE BATTE?
    Ma ognuno è libero di decidere, di definire vita ciò che lo è o non è, di appellarsi alla Legge e alla laicità dello Stato. Perché mai dovrei criticare o giudicare una donna che decide di abortire? Io non lo faccio ma allo stesso modo non voglio venir criticata né giudicata perché ritengo che l’aborto sia un omicidio e che il medico abbia tutti i sacrosanti diritti di praticare l’obiezione di coscienza.
    Altra cosa, ovviamente, è il discorso sull’interruzione terapeutica. Anche qui, però, io non mi sento di giudicare chi decide di non abortire. Io, personalmente, non avrei tenuto un bambino con dei problemi ma non perché non fossi pronta ad amarlo, bensì perché è la società stessa che non è pronta ad amare i bambini non sani. E’ la società che non supporta le famiglie, iniziando dalla scuola che non può fornire il sostegno necessario. E’ lo Stato che non può offrire un sostegno decoroso ai padri e alle madri in difficoltà. I bambini disabili potrebbero essere felici (molti lo sono perché hanno delle famiglie fantastiche che li supportano) ma la società non li mette in condizione di essere felici tanto quanto i bambini sani. Secondo il mio parere, un figlio disabile è infelice perché gli altri lo ritengono tale.
    Infine, l’aborto successivo ad una violenza. Anche qui, credo che ogni donna debba decidere liberamente e che non debba essere condannata quella che sceglie l’aborto. Ma io consiglierei comunque la lettura de “La Storia” di Elsa Morante.

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    • @Marisa: appunto, la vita che finisce quando il cuore cessa di battere, inizia quando il cuore comincia a pulsare. Ma al di là di tutto, vedere un feto abortito, come quello della foto, o quello nell’immagine cui si riferisce Luisa, che credo sia questa, ci dovrebbe dare un’idea precisa e diretta del fatto che sia un bambino, al di là delle considerazione filosofiche e astratte.

      Quando io feci la prima ecografia, prima del terzo mese, e vedi mia figlia saltellare e giocare, ebbi la prova che tutto ciò in cui avevo creduto era semplicemente vero.

      “La Storia”, della Morante, è uno dei più bei libri che io abbia mai letto, e l’amore folle di questa madre per quel figlio nato da uno stupro, amore totale e incondizionato fin dal primo momento, allarga davvero il cuore.

      Lasciarlo in ospedale protette dall’anonimato? Farlo crescere da una famiglia che lo desiserà, lo amerà e gli darà tutto ciò che potrà? Ma Marisa, così fai crollare tutti gli alibi di quelle povere donne costrette da forza maggiore!

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    • @Marisa: dimenticavo, anche su quello che hai detto sui disabili sono completamente d’accordo: è più la società che li rende disabili, loro e la loro famiglia, che non la natura. Su questo argomento, tra gli altri, scrissi questo post (mi riferisco soprattutto all’ultima parte)).

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  7. Come ti ho detto in pubblico e in privato, sono favorevole all’aborto pur con tanti se e tanti ma. Avevo letto la discussione da Aquila, e quando ho avuto un attimo libero ho fatto una breve ricerca su google e sono finita in un sito anti-abortista. Ho visto una foto molto simile a quella che hai pubblicata. M’ha fatto male vedere un micro bambino morto su una garzina. Certe cose si possono fare spinte da gravissimi motivi, e forse anche in questo caso, l’unico modo per sopportare il peso di una simile azione è pensare che era qualcosa di informe, che non era proprio un bambino, che lo diventa solo negli ultimi mesi. Lo so,è un arrampicarsi sugli specchi. Difficile mettersi nei panni delle donne,difficile mettersi nei panni dei medici che devono praticarlo. Io non ci riuscirei.

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    • @Luisa: guarda, io nei panni di una donna sola, impaurita, disperata, mi ci potrei pure mettere. All’aborto sono contraria (e questo suppongo si sia capito), ma non è che non capisca cosa significhi essere incinta e sentirsi mancare la terra sotto i piedi, avere paura, non sentirsi in grado, subire condizionamenti e via dicendo.

      Il medico abortista invece no, proprio non lo capisco: una donna incinta può pure non sapere (si fa per dire) di cosa si sta parlando, ma un medico sì.

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  8. Una sola precisazione per @Marisamoles, doverosa “per onestà intellettuale e per la stima nei suoi confronti” : nè qui, nè nel blog di @Aquilanonvedente “qualcuno o qualcuna” hanno inveito contro i @medici, che rispondendo alla loro coscienza ed al disposto della Legge di Stato n. 194, hanno scelto liberamente di “non praticare, in una struttura ospedaliera pubblica, gli aborti pur se contenuti nei limiti prescritti dalla legge in parola !
    Nel blog di @Aquilanonvedente, lui stesso ha ritenuto “soltanto” di segnalare ai suoi lettori l’ ipocrisia di “questi @medici anti-abortisti” nei confronti dei loro colleghi, e cioè nei confronti di quegli altri @medici che, rispondendo anche loro alla propria coscienza ed allo stesso disposto della Legge 194, hanno, al contrario dei @medici anti-abortisti, liberamente scelto di assistere nelle strutture pubbliche le donne che, entro i richiamati limiti e casi previsti dalla normativa, hanno maturato la scelta, dolorosamente e disperatamente, di ricorrere all’ aborto !!!
    In altre parole, e come dai più fu condiviso nel post del nostro comune amico :
    1) pieno rispetto per i @medici che scelgano di non praticare aborti “comunque” !
    2) pieno rispetto, ed in egual misura, per i @medici che invece scelgano di assistere, nelle strutture pubbliche, le donne che debbano ricorrere all’ aborto entro i limiti della Legge 194 !
    3) pieno rispetto per la volontà di abortire o meno delle donne quando i motivi delle loro scelte attengano a tutte le motivazioni e circostanze delineate dalla legge !
    4) ludibrio dell’ ipocrisia, quando i primi, e cioè i @medici anti-abortisti, definiscano “omicidi” i secondi ( e cioè i colleghi che assistano le donne abortenti in ospedale ), e con ciò venendo di fatto a definire, indirettamente, “omicida” quello stesso Stato che, oltre ad aver loro lasciato la possibilità di scegliere una via o l’ altra, paga loro lo stipendio !!!

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  9. Si. è quella. E’ un cuccioletto, poco da dire. Pensa che in una rivista ultra-cattolica c’era un servizio sull’aborto dove venivano descritte le tecniche per ottenere il risultato. Non ero riuscita a leggerlo. Era stato anni fa, ancora non avevo visto la foto. Nel momento in cui si firma il consenso informato, queste cose verranno dette?

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    • Credo di no, l’ospedale, o il medi, o la clinica, perderebbero il loro incasso.

      Non dimentichiamoci di una ragazzina di diciotto anni, di cui vi raccontai, che ci ripensò sul tavolo operatorio, cominciò a gridare “Non voglio, non voglio”, la sedarono e continuarono “l’operazione”. Le hanno indotto il travaglio, l’hanno fatta partorire: è stata in stato confusionale, a piangere, barcollare, biascicando le parole “sono un’assassina” per non so quanto tempo: e lei si era fermata in tempo, di no l’aveva detto prima!

      Non hai idea del business che gira dietro queste cose, che poi alla fine tutto a quello si riduce.

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  10. Poveretta. Non è lei l’assassina. Assassino è chi non rispetta il suo sacrosanto diritto di ripensarci, le fa violenza sedandola e poi le macella il bambino.

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    • Hanno preso quindici milioni per quell’aborto: che dici, se li facevano sfuggire per gli sciocchi ripensamenti di una ragazzinetta fuori controllo? Fossi riuscita a sapere il nome della clinica, giuro che li avrei denunciati, ma ho tanto l’impressione che possa essersi trattato della clinica ben presto assurta agli onori – o meglio ai disonori – della cronaca come “clinica degli orrori”.

      Ma forse mi sbaglio.

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  11. Mi sono chiesto il motivo per cui il tema dell’aborto faccia accendere così tanto gli animi, soprattutto delle donne.
    Lasciamo perdere le finte progressiste che sbandierano l’aborto come un “diritto”, quelle mi sembrano un po’ patetiche.
    Io credo che questo tema accenda gli animi delle donne perché le stesse donne si trovano di fronte a un comportamento contrario alla propria natura.
    Cerco di spiegarmi.
    C’è una certa retorica pseudo-femminista che dipinge l’uomo come la causa prima e fondamentale di tutti gli “acciacchi” del mondo. Se il mondo fosse popolato soltanto da donne – dicono costoro – non ci sarebbero guerre, fame, violenze, ecc.
    Poi ci si trova di fronte a un comportamento della donna che pare invece contraddire tutto ciò: la donna che – per forza o per scelta – decide di uccidere la creatura che porta dentro di sé.
    Ecco, questo è il dramma, che forse la donna stessa non vuole accettare per prima.
    Ma nel mio post mi ero concentrato non sulle donne che abortiscono o meno, ma sul comportamento di quei medici che – indipendentemente dal fatto che siano onesti e coerenti – chiamano assassino il proprio datore di lavoro, cioè lo Stato. Su questi non ho cambiato idea: dovrebbero cambiare o datore di lavoro, oppure mestiere.
    P.S.: già rimesso a posto il veicolo? :mrgreen:

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    • @Aquila: mestiere no, datore di lavoro se ne può parlare, ma non sono d’accordo neanche su questo.

      Sulla tua analisi invece sono d’accordo eccome, è interessante e coglie se non “il” punto, almeno un aspetto importante.

      La donna, ahimé, temo sia tale e quale all’uomo, e se non si è macchiata la coscienza, nel corso della storia, di alcune nefandezze, è solo perché non gliene è stata data la possibilità. Quando le è stata data, ha raggiunto e superato il maestro, e dico superato perché, al contrario dell’uomo, è stata sovente animata da una voglia di “dimostrare” che ha accresciuto la sua competitività, spesso a livelli disumani.

      Cosa c’entra questo con l’aborto? Forse niente, ma considera che un tempo davvero le donne abortivano perché non ce la facevano a mantenere un figlio o ad occuparsene oppure, se singole, la società non permetteva loro di averne senza essere messe al bando: oggi, spesso, le donne abortiscono spesso solo per avere le mani libere, magari proprio per far carriera, o per spassarsela, and so on.

      PS: il veicolo? O no, io con le scope faccio usa e getta, ogni anno ne compro una più moderna e alla moda 😛

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  12. Intervengo brevemente e in modo leggero, solo per dire che fra abortire e tenere con sé il figlio (cosa che potrebbe, a torto o a ragione, condizionare o sconvolgere la vita della madre) c’è la terza via della “ruota”, ossia quella di lasciare il neonato alle cure della Comunità, con o senza il rispetto delle norme in materia… disposizioni che peraltro ricordo di aver riportato in altro e analogo post.

    Buona sabato! 😉

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  13. Avete 13 minuti di tempo?
    Bè, allora guardate questo video.
    Io stimo molto Galimberti e sto leggendo questo libro. C’entra qualcosa con l’aborto? Forse sì, forse no. Mi ha colpito perché, e qui raccolgo il sasso lanciato da @Aquila, il primo capitolo è dedicato al “mito” della madre.
    In maniera discreta, non distruttiva, ma sotto alcuni aspetti viene considerato un mito, almeno quello della madre che è solo capace di amore nei confronti dei figli.

    Prima di linkarvi il video due piccole note:
    – la foto è orribile, ma non mi sembra che rappresenti un feto di poche settimane, non ditemelo perché, pur non essendo medico, non ci credo.
    -la ragazza che aveva espresso la volontà di tenere il bambino, non è che l’ha manifestata quando ormai i chirurghi erano arrivati ad un punto di non ritorno?

    Questo per dire: discutiamo dell’aborto, ma facciamo attenzione a non essere manipolati in un senso o in quell’altro.

    Ecco il video:

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    • @Bali: ho rivisto due o tre volte il video, che merita una concentrazione maggiore di quella che, ahimé, posso dare io, per cui tredici minuti uno di fila all’altro sono un lusso ancora impensabile. Merita, merita molta riflessione, e lo riascolterò fino a che non avrò fissato tutti i punti.

      Mi sono rimaste impresse soprattutto le sue considerazini sul nostro vivere come malati: il controllo delle emozioni, la felicità a ogni costo, sono tra i mali maggiori del nostro tempo, e sulla rivalutazione del giudicare, della critica intesa come costruttiva, uno strumento che fa necessariamente parte della vita umana.

      L’aborto, ovviamente, è la punta dell’iceberg, e secondo me c’entra eccome col video che hai postato: anche l’aborto, infatti, fa parte dei falsi miti, di questo delirio di tenere tutto sotto controllo, e di non lasciare libera la vita di andare dove vuole.

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  14. Mentre saluto l’ intervento di @Balibar “come un soffio di aria pulita che, sostenuta dal proverbiale buon senso che è nel DNA dell’ Amico, entri in una stanza serrata dagli ideologismi e ne rinfreschi l’ atmosfera”, mi conforta non poco, dopo aver ascoltato fino in fondo l’ esaustivo discorso di @Umberto Galimberti ( che stimo assai … ), che i miei principi “bussola”, e cioè 1) “Conosci te stesso” ( @Socrate ) – 2) “Non deridere nè compiangere le azioni umane, ma sforzati di comprenderle” ( @Spinoza ) – 3) “Crescere in diminuendo” ( @Cavaliere Errante ), sintetizzano la sostanza di quanto @Galimberti, con lievità encomiabile ed attingendo alla radice della cultura greco-antica, espone in questo bellissimo video che ci ha regalato con grazia lo stesso @Balibar ! 🙂
    Non a caso, per quanto mi riguarda, aborro ogni ideologismo ( sia esso religioso, sia esso laico … ), non a caso, anche in una materia complessa e dolorosa come l’ aborto, premettendo per onestà intellettuale che io “sono contro l’ aborto” nella stessa misura che sono per la vita, non ho alcuna pretesa di imporre le mie idee ‘caduche’ agli altri, e meno che mai ad una Donna che è il centro di questa tragica evenienza esistenziale, ma mi limito, tornando con i piedi per terra e continuando ad avere fiducia in uno Stato “democratico e assolutamente laico”, che se uno Stato fosse in concreto “laico e democratico”, e se in esso di conseguenza “tutti/tutte” devono avere “pari opportunità”, ebbene questo stesso Stato deve investire il meglio delle sue risorse economiche nella duplice fase, e cioè “prima dell’ aborto chirurgico” per incrementare l’ educazione sessuale, per creare strutture aperte capaci veramente di “comprendere prima ogni problema femminile esaminato delle Donne che vi ricorrano” e sostenere poi di fatto le decisioni delle stesse, e sostenerle massimamente “dopo” la scelta di una Donna, sia che essa abbia dolorosamente deciso di abortire, sia che essa abbia deciso, non ostante tutto, di portare avanti la gravidanza . Ma come ci ha chiarito la Donna ( mamma già … che ha portato fino in fondo la sua decisione di abortire ) che @Diemme ci ha testimoniato, laddove si sia scelto di dar luogo alla nascita, la soluzione equa, o l’ antidoto a non ricorrere all’ aborto, “non può e non deve essere l’ affidamento” della sua creatura ad organizzazioni che accolgano il nato ( religiose o laiche, poco importa, sarebbe sempre un oltraggio alla sua dignità di madre coraggiosa e, prima ancora, di Persona ), ma le premesse che lo Stato possa suggerirle di poter accedere ad un lavoro dignitoso per poter accudire lei stessa il figlio nato, e non di consegnarlo alla pietà altrui .
    Chi veramente sente l’ aborto come una sottrazione per la vita, non cerca – a mio modesto parere – con manovre chiare o oscure di far abrogare una legge di cui già un referendum popolare ha sancito definitivamente la legittimità ( altro che “legge omicida e Stato assassino” di cui cianciano, ipocritamente, “alcuni” @medici cialtroni che, sul loro anti-abortismo, hanno costruito le loro carriere ed il malloppo sporco nei loro studi privati … ), ma si impegna e si batte “per migliorare” una legge, la Legge 194, che è sì fra le migliori leggi mai emanate dal nostro Paese, ma non per questo non è ancora migliorabile ( e di molto … ) nell’ interesse di tutta la collettività, qualunque sia il suo credo religioso ( ed infatti, la legge “non obbliga” alcuna praticante ad abortire … ) o esistenziale ( ugualmente, la legge non consente il ricorso all’ aborto “maquillage”, ma fissa solidi paletti ai casi in cui sia possibile ricorrere all’ aborto nelle strutture ospedaliere pubbliche … ) .
    Tutto il resto, “le foto abominevoli di feti trucidati fra laghi di sangue”, “giovanissime ragazze” che prima volevano abortire e poi non abortire più, ma che furono poi costrette ad abortire per l’ ingordigia del chirurgo orco, ed altri luoghi comuni ‘a gogò’ uno più fasullo dell’ altro, altro non sono che la miserabile esteriorizzazione di quelli che @Garimberti definisce “i falsi miti”, e cioè le favole indotte che vorrebbero sopprimere, con aborto coatto e infame, la libera circolazione delle idee ed il sentimento critico che costituiscono, quelli sì, “il patrimonio inalienabile di ogni persona umana” !!!
    @Bruno …

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    • @Bruno: la “stanza serrata dagli ideologismi” ha le porte aperte, in entrata e in uscita. Nessuno ti obbliga a subire questo clima medioevale soffocante, né gente che non copisce le tue motivazioni e argomentazioni, che hai ripetutto di diritto e di rovescio fino a sfinimento psicofisico di tutti gli uomini di buona volontà.

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  15. @Bali Osservazione arguta. A me “clinica degli orrori” evoca organi sani asportati a causa di false diagnosi, e questo pressochè sistematicamente, pur di fare cassa. Anziani che, dopo il passaggio in clinica si trovano un piede sulla fossa e pure l’altro. Può pure essere che la giovane abbia preso coraggio con quell’attimo di ritardo che non permetteva alcun passo indietro, oppure no…In genere, quando Diemme racconta qualcosa lo fa con cognizione di causa.
    Certo che le foto sono orribili e fa male vederle, possiamo non guardarle, ma la “cosa” da abortire è quella che ci piaccia oppure no. Penso che decisioni così gravi vadano prese sapendo bene cosa si va a fare. La leggerezza di certe di cui ci aveva raccontato altre volte che abortivano con una certa regolarità bimbi sani, non può essere giustificata. Ho sempre pensato che per una donna fosse un trauma non da poco, evidentemente non per tutte.
    Ora mi vedo il video 🙂

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    • @Luisa: racconto sì con cognizione di causa e, come sai, l’episodio riportato della ragazza che ci ha ripensato in extremis non è notizia letta sul giornale o ascoltata in tv. Il fatto che il cavaliere, e probabilmente non solo lui, debbano infangare e screditare testimonianze, foto e parole per avere la ragione dalla loro parte, per me dimostrano solo il loro torto marcio. E, ti dirò, l’accusarmi di falso dimostra anche un minimo di malafede.

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  16. Un video interessante, che offre utili spunti di riflessione.

    Non sarei d’accordo sul fatto che i miti conferiscano sicurezza, che siano un modo per munirci di tranquillizzanti certezze preconfezionate che da soli non possiamo o vogliamo, magari per indolenza, raggiungere.

    Credo che questa sia in realtà una falsa sicurezza, ben diversa da quella che avremmo se a determinate certezze o solide convinzioni fossimo pervenuti con le nostre forze, attraverso un nostro percorso consapevole.

    Giusto quindi criticare e procedere a una revisione critica dei miti, per confermarli, modificarli o, se necessario, abbatterli.

    😉

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    • Certo, è quello che si intendeva: conferiscono false sicurezze, perché sono sicurezze basate su presupposti fasulli, per l’appunto, falsi miti.

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  17. Infatti, @Diemme, così come la Legge 194, che è una Legge di Stato ( e quindi va rispettata da tutti, almeno fino a che “è legge”, ed ha una legittimità che è stata sancita con un referendum popolare, questo non andrebbe dimenticato … ) non obbliga nessuna Donna che pratichi una Religione “ad abortire coattivamente”, nessuno obbliga a frequentare un blog, che sia il tuo o di altri, e ti ringrazio per avermelo ricordato .
    Tuttavia, l’ amicizia e l’ apprezzamento che penso sia reciproco, mi impone di rispedire al mittente, e cioè in questo caso a te, le parole “infangare”, “malafede” e “voler avere a tutti i costi ragione” !
    L’ argomento che hai preso, francamente, non è stato un buon regalo per la befana, e onestamente il riattizzare gli odi irrazionali, che è tipico degli ideologismi, come ha sottolineato il bravo e pacato @Galimberti, non aiuta soprattutto le Donne che, quando si trovino, per le ragioni espresse con chiarezza dalla legge ( e non per diporto ) nella drammatica evenienza di dover scegliere se abortire o nò, di tutto potrebbero avere bisogno, meno che mai di queste argomentazioni che non condivido nè poco nè punto !
    Stammi bene, amica mia !
    @Bruno

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    • “Riattizzare gli odi irrazionali” non l’ho proprio capita…

      Sì, l’amicizia e l’apprezzamento sono reciproci, ma ti sei inalberato ed espresso in un modo che ritengo offensivo, e sai che sono una che non si fa passare la mosca al naso.

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  18. Lo dicono i testimoni di Geova (sembra da sogni di qualcuno insuflati dall’esterno da entità invisibili ): il vero “2012” si verificherà durante l’Apocalisse che porterà fine all’attuale sistema di cose malvagie e di questa discussione che sta uscendo fuori dai binari.

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  19. Gli odi, @Diemme, sono sempre irrazionali, per come vedo le cose io, ma ho usato volutamente questo aggettivo inutile per la semplice ragione che, taluni odi possono essere determinati da cause che incidono, non sulla mia pelle, ma sulla pelle di chi, conseguentemente, li nutre, e quindi mi appaiono – non scontandone io gli effetti e quindi ragionando “ben protetto al caldo” – irrazionali, e cioè “fuori dalla mia ragione”, nè per questo motivo cesso dallo sforzarmi di comprenderne i motivi, giacchè continuo a ritenere che l’ odio è sempre nefasto .
    Nò, non mi sono inalberato se mi conosci a fondo …. e perchè poi ???
    Non ho alcuna tesi “personale” da portare avanti, non mi gratificherebbe nessuna ragione alla mia posizione di riflessione, poichè questo problema complesso e amaro, che incide sulla pelle e sulle carni, oltre che sull’ anima, di chi ci si trovi coinvolto, non è il mio ( se non come “testimone” che possa aiutare in una qualche maniera chi soffra … o sia vittima di soprusi che io possa combattere ‘con le mie sole forze di uomo libero’ ), ma delle povere Donne che si trovino in quelle tragiche situazioni in cui debbano fare una scelta, e non mi sembra che tutto questo argomentare o esporre ‘oscure testimonianze’ possa giovare loro in alcunchè !
    Ma potrei sbagliare, in fondo sono sì un @Cavaliere, ma “errante” assai, e fiero di esserlo ! :mrgreen:
    Ed infedele poi, come il mio avatar e la metafora esistenziale a cui l’ ho “razionalmente e concretamente”, attestano “sine dubbio alicuo” …. 🙂

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    • @Bruno, continuo a non vedere dove siano questi odi, razionali o irrazionali che dir si voglia. Non vedo neanche testimonianze “oscure” e, buon per voi, continuo a non vedere tutte queste povere donne messe di fronte a una scelta drammatica: quelle, ahimé, sono l’eccezione di chi si sottopone ad aborto, e non la regola.

      Ora, venitemi a convincere del contrario, ma fatelo tenendo presente che è tutta la vita che sono a contatto con donne in difficoltà, tra cui molte prostitute ed extracomunitarie, che hanno un tantinello in più di problemi di tante signore di mia conoscenza, che hanno abortito per i futili motivi già espressi altrove, e che non sto qui a ripetere.

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  20. Vabbé, una chiusa razionale è dovuta. C’è molta ignoranza sulla 194 qui. Non ho letto la discussione perché non mi interessa, mi scuso se mi ripeto. La legge prevede l’obiezione di coscienza, purché il servizio di interruzione della gravidanza sia assicurato in tutte le strutture. Se la struttura non riesce a procurare il servizio previsto dalla LEGGE, l’obiezione può essere rifiutata. In questo momento, gli obiettori non garantiscono il servizio previsto dalla legge. Fare il ginecologo porta problemi di coscienza con una legge dello stato? Fai un altro mestiere.
    Questo è quanto. Tutto il resto è fuffa.

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    • Il ginecologo dovrebbe cambiare mestiere solo perché vuole farlo il suo mestiere? Perché vuole aiutare la vita, e non la morte? Perché vuole aiutare una donna a portare avanti una gravidanza e non a interromperla? A far nascere suo figlio e non a sopprimerlo? Mi sa che hai ragione.

      Mio padre infatti, che era un imprenditore edile e si è rifiutato di costruire case con materiali di scarto, come sarebbe stato costretto a fare per rispettare i termini delle gare d’appalto, ha cambiato mestiere.

      Diceva: “Io non costruirò case che crollano, nessuno morirà per colpa mia”, e infatti lui ha cambiato mestiere, le case continuano a crollare e la gente muore per colpa di qualcun altro: me lo dici tu cosa abbiamo risolto? L’ho detto da aquila, lo ripeto qui, le battaglie si vincono in campo, non lasciando spazio alle persone di cui disapproviamo l’operato.

      In politica è andata così, gli onesti hanno lascato ai disonesti, e chi si è tirato indietro per non sporcarsi le mani ha di fatto avallato questo sistema, non contrastandolo: mi spiace Martina, per me l’azione è ora e qui, dove posso, coi mezzi con cui posso.

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  21. Diemme carissima, entro in punta di piedi e come al solito di corsa, innanzitutto per augurarti uno splendido 2012 e poi…….
    A mio modestissimo parere, solo chi ha provato l’esperienza della maternità può parlare con cognizione di causa dell’aborto. Solo chi ha vomitato, visto pulsare un pixel sullo schermo dell’ecografo, sentito i movimenti nella pancia, ascoltato il primo vagito di un bimbo…. può permettersi di esprimere un’opinione.
    La mia, ad esempio, è cambiata di molto da quando ho avuto la bambina. Pensare che – oplà – lei avrebbe potuto non esserci, eliminata con una pillola o con un intervento, semplicemente mi mette i brividi.
    Tuttavia non me la sento di dare addosso a chi è costretto a rinunciare a quest’esperienza per motivi oggettivi di salute. Per il resto, meglio tacere………..

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    • @Livyxb: sì, anche a me mette i brividi il fatto che mia figlia avrebbe potuto non esserci, eliminata per volontà umana con una pillola o un intervento: brrrrrrr, non ce la faccio neanche a scriverlo.

      Cionondimeno, le donne che stanno parlando, qui ma anche da Martina e da Ross, sono madri, e quindi la cognizione di causa ce l’hanno.

      Credo che a furia di parlarne stiamo quantomeno mettendo a punto i termini, capendoci su che cosa intendiamo con cosa, anche se la vedo dura. La differenza di fondo, tra la posizione abortista e antiabortista, è l’inizio della vita.

      Ora, chi dice che la vita non c’è fino a che il bambino non vede la luce, mi dovrebbe spiegare la differenza tra quel bambino che sta fuori e quello che due minuti prima stava dentro, a parte il fatto di essere coperto dalla nostra pelle, e quindi invisibile ad occhio nudo.

      Tu dichiari di non sentirtela di dare addosso a chi è costretto a rinunciare a quest’esperienza per motivi oggettivi di salute: guarda che quello è fuori discussione, nessuno si sogna di fare una cosa del genere, certo non io.

      Quello che continuo a dire, giusto per capirci sui termini, che quando dico di essere contro l’aborto (e qui dovremo anche chiarire che definire l’aborto un omicidio non comporta un accusa automatica contro la donna, spesso vittima a sua volta), non parlo della donna stuprata, di quella che rischia la vita, del bambino gravemente malformato, etc. etc. etc., ma parlo di una donna sana che potrebbe avere un figlio sano ma decide di non averlo per superficialità, egoismo, oppure paura, disperazione, senso di inadeguatezza, etc. etc.

      Ci torneremo su.

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    • @Bruce: non so se ti riferisci all’articolo o al mio ultimo commento, ma certo quello della paura che attanaglia certe donne (me compresa, per carità) quando rimangono incinta è qualcosa di cui varrebbe la pena di parlare. Credo che questa paura, così come l’infelicità di cui parlo nel post successivo, vada accolta come naturale, e non demonizzata, non dobbiamo consegnarci a lei e renderci suoi schiavi.

      L’essere umano non ha tutto sotto controllo come vorrebbe, con le buone o con le cattive, bisogna che a questo ci rassegnamo.

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  22. Credo che sulla questione aborto, come per molte altre, non si arriverà mai ad una convergenza. Il punto fondamentale è che se si considera il concepito un bambino, un essere vivente, il proprio figlio, gli si sta dando almeno una chance. Se lo si considera un ammasso di cellule o qualcosa di molto peggio, una non vita che sta occupando abusivamente il nostro corpo, di chance non ne ha nemmeno una. Io ho un approccio forse troppo emotivo alle cose, ma quelle foto, vere o finte che siano(come dicono alcuni), quell’ecografia e certi video che ho cercato su internet che ho dovuto chiudere in tutta fretta, m’hanno colpito veramente tanto. E forse hanno fatto lo stesso effetto pure ad altri, chi lo sa? Io che non sono madre, mi chiedo se una donna si possa innamorare del proprio bambino solo dopo che che è nato e durante la gravidanza non provare niente di che. A me sembra un po strano, ma non ho esperienza della cosa, quindi…

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    • Ci sono madri che non s’innamorano del proprio bimbo neanche dopo nato, e non posso giudicarle: un figlio è un evento grande, che sconvolge, scombussola spaventa. Oppure dà forza, felicità, energia, speranza, continuità.

      Ma è sempre un figlio, non solo quando esce dal ventre materno: lo chiamano blastocisti, morula, embrione, feto… ma è una vita come il neonato, l’infante, il bambino e l’adolescente, l’adulto… è la stessa vita, la stessa identica luce, così nel piccolo, così nel grande.

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  23. Ho letto solo oggi il tuo post e sento di doverti dire che condivido in pieno tutto quello che dici.La religione non c’entra: conosco atei che non hanno abortito perchè convinti come noi che la vita inizi col concepimento. Tra le donne che ricorrono all’aborto, considerandolo un loro diritto, ci sono quelle che lo fanno perchè”non si sentono pronte”, e a volte in futuro,per quanto facciano di tutto per diventare madri, non ci riescono; infatti non siamo noi i padroni della “Vita”! Quando guardo in TV Emma Bonino,donna che per altro stimo,mi chiedo se,alla luce di quello che è stata poi la sua esistenza, sia sempre convinta di aver fatto bene ad abortire a 27 anni. I figli rappresentano la vita che continua;chi non ha figli perchè non gliene sono venuti può soffrire ma anche farsene una ragione,chi li ha rifiutati uccidendoli o è molto egoista ed insensibile o sicuramente avrà rimorsi e rimpianti.

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    • @Lilipi: se una donna non si sente pronta non li concepisca, ci sono un milione di modi per evitare una gravidanza.

      Quando dico questo mi rispondono che per esempio in caso di stupro… e che noia con quest’eccezione, lo sappiamo benissimo tutti che non è di quello che stiamo parlando quando discutiamo dell’aborto!

      Si sarà pentita la Bonino? Francamente, la cosa non mi cambia molto: ci sono donne che hanno abortito e si sono pentite, donne che hanno abortito e non si sono pentite, questo nulla toglie al fatto che quella che viene soppressa è una vita umana, e che una gravidanza indesiderata può essere tranquillamente evitata con un po’ più di senso di responsabilità e meno incoscienza.

      Benvenuta nel mio blog, cara lilipi e, se ti interessa l’argomento, cerca da me nella categoria aborto (trovi la tendina delle categorie a lato), ho scritto molto su questo argomento!

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