Archivio | dicembre 2008

Siamo figli delle stelle?

 

figlidellestelle

Ricevo questa lettera da Nunzy:

Cara Diemme, in questi giorni mi sono posta un sacco punti interrogativi sul tuo tema, rispetto alla domanda che ci sta a cuore e, come sempre accade quando si è legati emotivamente alla persona, non si riesce ad essere obiettivi nella risposta, perchè si attuano un’infinità di proiezioni.
Allora, volendo venirne a capo, durante uno scambio astrologico con una persona molto competente, lasciandogli i tuoi dati, ho chiesto “COME QUESTA SIGNOR “X,” DAL TEMA NATALE “Y” POTREBBE VIVERE IL CONCETTO DI “RELAZIONE” e IL MASCHILE
Che tradotto significa…fatemi capire se  leggete la potenzialità di una relazione con uomo soddisfacente, per una Venere che è oltremodo esigente…

Senza informazioni ulteriori(mi si accappona la pelle) questa è stata la risposta

Cara Nunzy, i dati  parlano di una persona molto particolare, legata alle emozioni e al sentimento.Nel suo tema mi sembra di intravedere una tendenza alle illusioni sentimentali ma attraverso le esperienze dolorose che ritengo abbia vissuto viene chiesta una necessità di risanare il maschile mancante.

Un sole in toro in 12a, opposto a nettuno: è un po’ un’offesa a quella sicurezza che vorrebbe il toro… c’è tanta instabilità, e urano complica le cose…

Ha uno spirito e una mente di ferro, ma a volte la volontà e il suo essere vacillano: non esteriormente…fuori è una roccia, e ha per di più il trigono di saturno, ma è indubbio che si senta  “diversa”.

Per arrivare ad una relazione soddisfacente per quella venere esigente dovrà farsi strada il maschile dentro di lei, anche perchè avendo marte quadrato giove non è che abbia proprio così tanta fiducia nel maschile-maschio.

Con plutone 4a l’eredità piuttosto pesantina è quella paterna…e si tratta di un’altra figura maschile.

Per completare il quadro, c’è un sole in 12a che deve sì aver presenti i suoi confini, ma può denotare un modello di padre non proprio chiaro, o poco interiorizzato, una figura maschile non ben definita insomma.

Capisci che se sommiamo queste figure alla Venere opposta a nettuno, le difficoltà possono essere manifeste nel trovare una figura maschile non in sé e per sé, ma adatta a lei. Al suo ideale, alla sua ricostruzione della fiducia persa, all’uomo in lei che deve ritrovare per poter relazionarsi.

Inoltre saturno in 8a spesso è anche indice di blocco emotivo, dovuto certamente a questioni familiari di non poco conto; ma in ogni caso deve anche poter stabilizzarsi integralmente e internamente nella sua ricerca di sé per poter vivere intimamente aspetti emotivi molto potenti che potrebbero essergli stati strappati, prima dal padre e poi dalle relazioni successive.

Anche il suo aspetto guaritore è potente…marte in pesci in 10a, Chirone riceve tanti aspetti e tanti positivi, è in 10a in pesci..

Nettuno è aspettato con TUTTI i pianeti a parte saturno, dunque fluisce in lei una capacità di sentire e di guarire al di sopra della media.

Con un nettuno e un urano così, sto pensando che lei ha visto anche suo padre nel suo ruolo…dietro a questo lo ha percepito diversamente…(e non proprio in bene, diciamolo) .. per curare il suo maschile deve risimbolizzarlo oltre suo padre… ma partendo da lui.

Non so ma…sembra che anche suo padre volesse togliersi da determinati schemi.; lui stesso aveva percepito in sé una diversità che forse non attuò… e divenne a tratti molto sgradevole .

Ritengo che in questo caso i transiti giusti soprattutto su nettuno e saturno potrebbero portare, se vissuti con consapevolezza, l’occasione, a breve, di una risoluzione in tal senso, e questo lo sai dipende molto dall’evoluzione personale e dalla capacità individuale di prendere coscienza della problematica.

Ma se mi poni la questione…conoscendoti, ritengo che la persona in questione sia sicuramente pronta per questa occasione.

Concentrati sui transiti per approfondire la risposta.

 SPERO ,AMICA CARA DI AVERTI FATTO COSA GRADITA..
..dunque….noi adesso ci concentriamo su sti benedetti transiti..perchè in questa risposta io trovo le mie conferme..e per te finalmente la possibilità di archiviare finalmente il passato…
 
CON TANTO AFFETTO

NUNZY

Pubblico oggi questo mio post in risposta a quello di Nunzy L’astrologia non ci azzecca?..ma mi faccia il piacere!! Si informi”

 

*** con le informazioni che mi hai dato… ‘mmazza se ci azzecca! ***

  
 
 
 
 
 

 

 

Il fuoco

le-feu

 

A volte ti sembra di aver messo nel camino l’ultimo ciocco, e allora guardi quella fiamma e pensi che, per calda, crepitante e scoppiettante che sia, si spegnerà.

*** Ma forse fuori è primavera ***

Ti porterò a casa

Tra le situazioni che più mi danno tristezza sono quelle degli anziani ricoverati negli ospizi.

Passi per chi non ha nessuno, per cui forse quella dell’ospizio potrebbe essere un’alternativa migliore all’aspettare la morte in casa propria completamente abbandonati a se stessi, ma per chi ha figli è un’opzione che non si dovrebbe neanche prendere in considerazione.

L’essere umano, si sa, è specializzato in alibi, ma come si può lasciare un genitore in un ospizio? Quasi sempre c’è un’altra alternativa, che non si prende in considerazione per egoismo e cecità morale.

Ho avuto a che fare con una persona che avrà avuto tutti i difetti del mondo, ma la madre non l’ha mai abbandonata. E’ stata durissima, con un’anziana colpita da ripetute ischemie, che aveva perso la ragione, scambiava il giorno con la notte, pretendeva di uscire da casa dalla finestra (del terzo piano), e da quella stessa finestra buttava di tutto, di più.

Non mi ricordo con quale crescendo fu ricoverata in una clinica sotto casa, dove aggredì una paziente scambiandola per un mostro e poi una notte, sognando di essere a una festa, si mise a ballare dentro la doccia, dove cadde e si ruppe l’omero.

Non sembrò vero alla clinica di non essere attrezzata per quei problemi ortopedici e con un’ambulanza, bypassando il consenso dei parenti, fu trasportata in ospedale. In ospedale fu abbandonata a se stessa, sporca, e lì iniziarono a formarsi piaghe da decubito: fu ancora una volta il figlio che, litigando con tutto il reparto, si mise a lavare sua madre nel bel mezzo della corsia,  a massaggiarle le piaghe e a metterle il vello per prevenire il decubito.

Fu portata in un’altra struttura che sembrava, e forse era, un paradiso. Era comunque una tristezza passare per quei corridoi e vedere quegli anziani, con gli occhi persi nel vuoto, aspettare una visita che non arrivava mai perché, si sa,  figli e parenti vari hanno sempre tanto altro da fare: “ti pensano tanto” (dicono loro), ma il loro pensiero non allevia la solitudine atroce.

Sulla loro bocca una sola frase: “Voglio tornare a casa, portatemi a casa!”, una richiesta che ti accora, perché li capisci benissimo, e magari tu pensi che la faresti finita piuttosto che vivere così.

Un giorno un’infermiera lo fermò, e gli disse che gli anziani là dentro venivano maltrattati, sedati oltremisura, legati: lui venne da me sconvolto. A me veramente sembrò che gli anziani là fossero molto ben curati, più che sedarli si cercava di stimolarli ma poi, certo, si potevano trovare ad affrontare situazioni critiche, e il medico che era sempre presente poteva ritenere opportuno ricorrere ai sedativi. Gli prospettai proprio il caso di sua madre, che tentava continuamente di uscire dalla finestra: e allora, di notte, come fai? Come proteggerla se non, come i bambini, mettendo le sbarre al letto?

Riattraversai il corridoio, con l’eco lontana di quelle voci che continuavano a dire “portatemi a casa, ve ne prego!”; quando arrivano le feste, quella voce è ancora più straziante: come ci si può mettere a tavola, tra pranzoni e cenoni, pensando alla propria madre, al proprio padre, abbandonati in quella situazione?

Tante volte, o meglio sempre, rivolgendomi a questi volti estranei, ma familiari nel dolore, avrei voluto porgere loro la mano e dire: “Vieni, ti porto a casa”.